La Nazionale italiana di spada festeggia l'oro a Parigi 2024 (foto Ap, via LaPresse)

La lunga attesa di Giulia Rizzi

Giuliana Lorenzo

Solo negli utimi due anni la spadista ha iniziato a raccogliere risultati individuali nella scherma. "Manca una medaglia a livello individuale in un Europeo o Mondiale, mi sento pronta". Parla l'atleta medaglia d'oro con la Nazionale di spada a Parigi 2024

"Non sono solo una medaglia, sono tante cose", del resto anche l’oro più importante, in termini di prestigio, quello storico di Parigi nella prova a squadre di spada, Giulia Rizzi l’ha fatto cadere: "La medaglia è ammaccata (ride, ndr)". Le Olimpiadi rimangono un capitolo unico del suo percorso. Una strada spesso irregolare complessa come le cime delle Alpi carniche del suo Friuli, terra a cui è legatissima, soprattutto dopo aver vissuto sei anni a Parigi. "Sono una persona semplice, spesso anche solitaria, faccio tante passeggiate nelle mie zone". Nel mentre studia pure per diventare assistente veterinaria: "Sto andando a rilento, prima avevo accantonato lo studio. Ora dico a tutti di farlo, la scherma è un periodo, è solo sport: è un peccato non poter essere altro".

   

Solo negli utimi due anni ha iniziato a raccogliere risultati individuali nel circuito che conta, risultati che sapeva di poter ottenere, ma che non arrivavano perché mancava un pezzo del puzzle. La testarda friulana in lei l’ha spinta a non buttare la maschera, a rimanere lì, in pedana, pronta per il prossimo assalto. "Ho raggiunto l'apice tardi e non ho mai mollato, sapevo il mio valore e quanto avrei potuto dare alla scherma".

   

Classe 1989, ha cominciato prima con il fioretto e poi con la spada, per gioco ed insieme al fratello: "Giocavano a travestirci da D'Artagnan e Zorro, mia mamma esausta, ci ha iscritto a scherma. Forse per la fisicità ho subito fatto bene". Il flusso si è interrotto e l’azzurra ha trovato solo da poco la continuità, come mostra la recente vittoria in Coppa del Mondo a Bogotà, importante per gli Europei (a Genova) e Mondiali. "Genova è un po' la mia città del cuore, vado ad allenarmi spesso là, c’è il mio maestro (Roberto Cirillo, ndr). I podi di quest’anno sono un bel segnale, non sono quasi mai uscita dai 16. È un trend positivo, già l'anno scorso avevo fatto tre podi e una finale. È dovuto anche alle Olimpiadi, dopo ci si sente più sereni, si ha una certa consapevolezza. Ora, sono leggera ma sempre con impegno. Non faccio pronostici, manca una medaglia a livello individuale in un Europeo o Mondiale, mi sento pronta".

 

A differenza, invece, del passato quando qualcosa non funzionava. "Sono sempre stata forte, matura anche quando ero in Francia, ma l’atleta è una persona a 360°, se vengono meno preparazione, fiducia del tecnico…non si va lontano. Sono andata a Parigi (per amore, ndr) nel momento in cui ci si aspettava che esplodessi ma ho “tardato”: certi cambiamenti di vita possono anche portare a una regressione. Non trovavo un equilibrio, una quadra, non riuscivo ad esprimermi. Conoscevo la strada da fare ma non avevo i mezzi: quando ho incontrato il mio attuale maestro, un professionista attento, è cambiato tutto". Spesso definita emotiva ha imparato a lavorare su stessa "con la mindfulness, il mental training che mi ha svoltato, ora è impossibile non vedere i miei risultati". E alla mindfulness si è avvicinata grazie all’ex compagno francese: "è adatta alla scherma, ci sono esercizi per stare nel ‘qui e ora’. Negli anni, però, è diventata limitante, quasi mi bloccava e così da quest’anno ho iniziato ad aggiungere altre cose, come l’apnea, la respirazione, la bioenergetica. In pedana mi sento trasformata, come se fossi il cacciatore con la preda, mi dà un’energia unica". Grazie a questo percorso ha imparato a vincere, è maturata come persona e sportiva e ha iniziato a vivere la sconfitta senza frustrazione, come qualcosa che fa parte del gioco. Del resto lo ammette: "La scherma è un percorso parallelo alla vita, è una metafora".

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