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Il Foglio sportivo

Date a Inzaghi quel che merita

Umberto Zapelloni

È ora di dare all’allenatore i meriti che ha, quelli che Beppe Marotta gli riconosce pubblicamente da sempre.Chissà se l’impresa con il Barça cancellerà finalmente le critiche 

Chissà se c’è ancora qualche tifoso nerazzurro con Simone Inzaghi nel mirino dopo l’impresa dell’altra sera. Magari tra quelli che se ne sono andati dallo stadio prima del gol di Acerbi c’è ancora qualcuno pronto a chiedere l’esonero del tecnico che in tre anni ha portato l’Inter due volte in finale di Champions. Come Herrera, il mago. E qui qualcuno potrebbe commentare: lui però le ha vinte, Simone deve ancora riuscirci a Monaco. Allora varrebbe la pena ricordare che questa è la prima edizione di Champions a 36 squadre, la prima volta della Champions XXL e arrivare in fondo è già un’impresa straordinaria, soprattutto passando attraverso una partita epica come quella vinta con il Barcellona cromaticamente (ma solo cromaticamente) più brutto della storia. 

 

         

 

Possibile che chi ancora osanna Mourinho che ha vinto una Champions mettendo i pullman davanti alla porta (e in epoca in cui non esisteva il Var... come ricorda bene Carlo Ancelotti), non riesca ad apprezzare fino in fondo Simone Inzaghi e trovi sempre un motivo per criticarlo. “Con Conte non avremmo mai regalato uno scudetto al Milan e uno al Napoli”, dicono

La grande rimonta con il Barcellona può cambiare l’albo d’oro nerazzurro, ma soprattutto può cancellare per sempre le smorfie che accompagnano le parole dello speaker quando annuncia Simone Inzaghi. Che avrà anche i suoi difetti, quei suoi cambi fissi in testa ad esempio. Ma che ha saputo trasmettere alla squadra quello spirito indomabile che ha permesso di ribaltare una partita che si era rivolata in faccia come un serpente a sonagli. Vederlo correre fradicio di pioggia dietro a ogni azione, sentirlo perdere la voce mano a mano che i minuti passavano, ha dato alla squadra la convinzione di potercela fare spingendo Acerbi in territori che (almeno con quel piede e in quella posizione) non sono esattamente i suoi. È un’Inter che è andata oltre se stessa, non solo nei supplementari, ma un Inter che per 180 minuti più l’extra time ha potuto e saputo guardare in faccia il Barcellona una squadra dal talento enorme, ma senza quel furore che ha dimostrato di avere l’Inter di Simone Inzaghi. 

È ora di dare all’allenatore i meriti che ha, quelli che Beppe Marotta gli riconosce pubblicamente da sempre. Lui lo ha scelto quando non era ancora il presidente, lui se lo sta godendo adesso che è il presidente. Questa volta Inzaghi ha estratto l’oro dalla panchina. Lui che viene spesso criticato per le sue scelte, ha pescato tra i riservisti le energie per ribaltare la storia. C’era una volta in cui un quotidiano sportivo rosa allegò al giornale il dvd di una rimonta incredibile sulla Sampdoria. Chissà che cosa ci si potrebbe inventare oggi se esistessero ancora i dvd… “Alla fine dei 90 minuti ho detto ai miei di crederci…”. Non servono tante parole in certi momenti. Non bisogna essere Al Pacino per spingere certa gente a conquistare un centimetro alla volta. Ma le parole dette giorno dopo giorno, settimana dopo settimana alla fine scavano la roccia come gocce d’acqua. E così si costruisce un’impresa che ha già fatto la storia. Alla fine di tre giorni che la famiglia Inzaghi non potrà dimenticare mai. Domenica Pippo porta il Pisa in Serie A, martedì Simone porta l’Inter in finale di Champions. Adesso tocca a Pippo telefonare al fratello per spiegargli come vincere in finale. Lui lo sa bene

 

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