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un cantagiro

"Ed è partito per l'Albania". Mondine e girini

Gino Cervi

Nel 2025 la “Locomotiva Rosa” eleva il suo fischio da Tirana, come cantavano Giovanna Marini e Francesco De Gregori. La seconda tappa del Giro d'Italia sulle note della canzone di Giovanna Daffini

"Sento il fischio del vapore del mio amore che va via / sento il fischio del vapore del mio amore che va via / Ed è partito per l’Albania chissà quando ritornerà!".

     

   

Il Giro d’Italia, edizione centootto, non “parte per” ma parte dall’Albania. È la quindicesima volta che accade nella sua ultrasecolare storia che la Corsa Rosa prenda le mosse fuori dai confini nazionali. Un tempo era una rarità. Si cominciò con le molto poco esotiche ouverture della Repubblica di San Marino (1965, vincitore Vittorio Adorni), del Principato di Monaco (1966, vincitore Gianni Motta) e della Città del Vaticano (1974, vincitore Eddy Merckx). Nel 1973 (a benedire la quarta vittoria del Cannibale) il Giro aveva esordito da Verviers, Belgio, ma le vere partenze da lontano cominciano a diventare una consuetudine (dispendiosa e non esattamente “sostenibile”) a partire dal 1996, dalla Grecia (Atene), in occasione del centenario delle Olimpiadi moderne (vincitore Pavel Tonkov); poi Francia (1998, Nizza, vincitore Marco Pantani), Paesi Bassi (2002, Groningen, vincitore Paolo Savoldelli), ancora Belgio (2006, Seraing, vincitore Ivan Basso), ancora Paesi Bassi (2010, Amsterdam, di nuovo Ivan Basso), Danimarca (2012, Herning, vincitore Ryder Hesjedal), Irlanda del Nord (2014, Belfast, vincitore Nairo Quintana), per la terza volta Paesi Bassi (2016, Apeldoorn, vincitore Vincenzo Nibali), Israele, primo caso di sconfinamento continentale (2018, Gerusalemme, vincitore Chris Froome) e, penultimo caso, Ungheria (2022, Budapest, vincitore Jai Hindley).

 

Nel 2025 la “Locomotiva Rosa” eleva il suo fischio da Tirana, come cantavano Giovanna Marini e Francesco De Gregori in un disco del 2002, che raccoglieva un repertorio di canzoni popolari reinterpretate e riproposte a un pubblico diverso da quello che forse era abituato a sentirle da un mezzo secolo e più. Sento il fischio del vapore è una canzone di autore anonimo, forse risalente al periodo della campagna d’Albania all’interno della prima Guerra mondiale, quando il governo italiano, ordinò l’occupazione del porto di Valona, il 26 dicembre 1914, da parte della Regia Marina, seguita poi da un reggimento di bersaglieri e da una batteria di artiglieria da montagna del Regio Esercito. Si tratta di un canto di protesta e rivolta popolare, nel giugno del 1914, innescata dai socialisti – tra cui ancora Benito Mussolini - , dai repubblicani e dagli anarchici nel clima antinterventista. Diventa quindi un pezzo da repertorio dei canti popolari delle mondine della Pianura padana, formidabile laboratorio di coscienza politica, solidarietà di classe ed emancipazione femminile. A portarla al successo, fu però l’esperienza del Nuovo Canzoniere Italiano, gruppo musicale fondato a Milano nel 1962, e un’interprete straordinaria: Giovanna Daffini.

   

Aveva già 48 anni la Daffini quando venne scoperta dagli etnomusicologi Roberto Leydi e Gianni Bosio, che andavano in giro per l’Italia a censire e registrare lo straordinario patrimonio orale di musiche popolari. Giovanna, nata nel 1914 a Motteggiana, nella Bassa Mantovana, aveva imparato fin da ragazza a suonare la chitarra e aveva coltivato il suo talento canoro facendo la mondina, nelle risaie della Lomellina e del Vercellese. A vent’anni conobbe e sposò Vittorio Carpi, un violinista di Santa Vittoria di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia: ne nasce, oltre che una famiglia – ai quattro figli del precedente matrimonio di Vittorio si aggiunge Ermanno, nato nel 1937 – un importante sodalizio artistico. La coppia si esibiva nelle piazze e nei teatri della pianura, mettendo insieme il repertorio tradizionale dei canti delle mondarisaie, a quelli di protesta politica, non mancando di aggiornarsi alle forme della canzonetta contemporanea. Ma fu l’incontro con Leydi e Bosio a trasformare Giovanna Daffini in una voce inconfondibile nel panorama della musica popolare italiana: il timbro, la modulazione vocale, lo stile di Giovanna incantò prima il pubblico popolare delle piazze e poi, grazie alla partecipazione alle incisioni e ai concerti del Nuovo Canzoniere Italiano, e alla scoperta della sua eccezionale personalità artistica, gli ascoltatori di un’intera nazione. Il canto di Giovanna tiene insieme lo stile popolare femminile padano, le influenze della musica leggera anni Cinquanta e una più profonda tecnica melodica quasi lirica. Il successo di Giovanna purtroppo non durerà molto. La Daffini muore per un tumore nel 1969, a cinquantacinque anni. È stata una protagonista di alcuni delle performance canore e teatrali più significative degli anni Sessanta, come lo spettacolo Bella ciao al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1964 – che suscitò scandalo per la canzone antimilitarista Gorizia tu sei maledetta – e nel 1966 il teatro-canzone Ci ragiono e canto di Dario Fo.

 

Del resto, anche i ciclisti che partono per il Giro d’Italia non assomigliano forse un poco alle vocianti e colorate brigate di mondine che partivano per quaranta giorni l’anno a fare una fatica della madonna, senza scalare montagne a pedali ma con le gambe a mollo e le schiene piegate sotto il sole della Pianura padana?

   

"Ohi che pena ohi che dolor che brutta bestia è mai il ciclismo!"

 

Il pronostico

Conterraneo e quasi omonimo della Giovanna canterina, il mantovano Edoardo Affini, passista e cronoman della Team Visma-Lease a Bike, è il mio favorito per la cronometro della seconda tappa di questo Giro, la Tirana-Tirana, di 13,7 km.

 

Playlist Giovanna Daffini

Sciur padrun da li beli braghi bianchi

  

Donna Lombarda

 

Festa d’Aprile

 

 

La Brigata Garibaldi

 

Bella ciao

 

 

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