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Il Foglio sportivo - that win the best
Che cosa ci ha detto la meravigliosa Barcellona-Inter
Partite così sono uniche. Inutile credere che riempire il calendario di big match faccia bene al calcio
Calma, signore e signori. Bevete le vostre pinte senza fretta, ma bevetele tutte e poi ordinatene ancora. Calma, perché il primo turno delle semifinali di Champions, Conference ed Europa League ha detto molte cose, ma non ancora tutto. O almeno è quello che spero per l’Arsenal, battuto dai mangiarane con la kefiah in una partita in cui la squadra di Arteta non sembrava la squadra di Arteta, e persino l’Emirates Stadium, così carico contro il Real Madrid, sembrava piazza San Pietro durante il funerale del Papa. L’1-0 si può ribaltare, il problema è averne la forza mentale, i Gunners devono uscire dal luogo comune che li intrappola da troppi anni, quello per cui all’ultimo chilometro crollano e non vincono nulla.
Calma soprattutto per le altre due inglesi in Europa League (la terza, il Chelsea, è già di fatto in finale della coppa più inutile che ci sia, la Conference): il Tottenham dovrà difendere due gol di vantaggio su quel campo di merda del Bodø Glimt, tra erba sintetica e freddo artico, il Manchester United dovrà smentire la sua stagione ed evitare il suicidio a Old Trafford, dopo il 3-0 di Bilbao, una vittoria figlia di una giocata da test antidoping di Maguire e di un fallo da rigore scellerato su Højlund, uno che non segna neppure con le mani a porta vuota. Se la finale sarà Tottenham-Manchester United l’Europa League si confermerà essere il trofeo dei morti, visto quanto fanno pena le due inglesi in Premier League e che negli ultimi anni c’è sempre stata un’italiana in finale.
Calma, dunque, e lasciatemi brindare a Barcellona-Inter di mercoledì sera. Sarà che invecchio, ma confesso di essermi divertito anche io a vedere il 3-3 che sta facendo gridare al mondo “meraviglia!” da giorni. Guardiola e la pletora di suoi adepti dicono che se le partite fossero tutte così gli stadi sarebbero sempre pieni, facendo lo stesso errore di chi pensa che la Super League sarebbe la soluzione alla crisi del calcio: partite così esaltano e sono esaltanti proprio perché succedono una volta l’anno, quando in palio c’è una finale di Champions (o, restando al Barcellona, la Copa del Rey contro il Real Madrid). Le squadre sono composte da esseri umani, non robot, un’intensità del genere non si potrebbe vedere sempre, anzi: la nuova formula della Champions quest’anno ci ha regalato un maxi girone unico in cui molte big si sono scontrate già in autunno. Qualcuno ricorda partite memorabili in quel periodo? No. Sono inglese, quindi il primo a non sopportare il tatticismo difensivista all’italiana e ad amare le squadre che attaccano (oltre che il brandy, la bionda e i libri di P.G. Wodehouse), ma pensare che giocare 60 partite all’anno con l’intensità e la qualità di Barcellona-Inter sia la soluzione per far innamorare di nuovo tutti di questo sport è come pensare di ubriacarsi ogni sera e restare lucidi e simpatici a lungo. Impossibile, a meno che non siate me.