Un'immagine di Como-Monza (foto LaPresse)

Il primo (e forse l'ultimo) Monza-Como in Serie A

Stefano Arosio

Centesima sfida tra brianzoli e comaschi. Una rivalità iniziata in Seconda divisione nel 1922 e passata dalle sassaiole di benvenuto tra tifoserie all’episodio del 13 aprile 1980. Serie B, stadio Sada, giornata numero 30

Mai s’era visto un derby Monza-Como in Serie A. L’epifania vale anche lo sfizio della cabala, perché sabato sarà tripla cifra: 100 come la quota di ebollizione e pienezza matematica della misurazione percentuale, traguardo di perfezione dopo una vita di 29 vittorie monzesi, 32 pareggi e 38 urrà lariani. Ma soprattutto partita che sembra destinata a restare ultimo rendez vous a tempo indeterminato, visto che la classifica relega Nesta sul fondo e ormai con più di un piede in B, dopo 15 punti in 30 partite.

   

C’era una volta il Monza di Fininvest, quello dei 52 punti da neopromossa e la qualificazione in Conference League mancata negli ultimi 90 minuti stagionali, oggi c’è il ricchissimo Como degli Hartono. Che spende sul mercato come una top d’Europa, che come all’altra estremità di Brianza sceglie un campione del mondo da mettere in panchina. Fabregas e Nesta s’erano sfidati a novembre ed era stato 1-1, ma questa volta il pari sconterebbe entrambi. Il Como, che ipoteca l’intero bottino per consolidare una salvezza sempre più vicina (30 punti, zona retrocessione a 7) e il Monza, che con 2 sole vittorie stagionali, cerca almeno un sussulto d’orgoglio nella sfida che stimola più di ogni altra. La rivalità, a dirla tutta, è più sentita proprio dai figli di Teodolinda, sin dal 4 giugno 1967 e dallo spareggio di Bergamo che spedì in B i biancorossi di Gigi Radice sui comaschi di Ercole Trezzi.

   

Una rivalità, quella tra Monza e Como, iniziata in Seconda divisione nel 1922 e riletta a più riprese anche dall’ex tifoso e ora ad e vicepresidente vicario monzese, Adriano Galliani: dalle sassaiole di benvenuto tra tifoserie all’episodio del 13 aprile 1980. Serie B, stadio Sada, giornata numero 30: il Monza di Alfredo Magni, lanciato verso la A, è in vantaggio 3-1. Dopo il momentaneo 3-2 l’arbitro Luigi Agnolin fischia un contestatissimo rigore a Nicoletti, a secondi dallo scadere: è 3-3 e sarà poi il Como a volare in A. Prima volano però anche parole grosse e strattoni. Galliani tenta di aggredire Agnolin con la complicità di quel tunnel, scuro come l’umore suo e della tifoseria di casa. L’arbitro, poi scortato via dalla polizia, ha il tempo di voltarsi alla ricerca di un colpevole e individua i primi che trova alle spalle: Maurizio Ronco e Daniele Massaro, intervenuti per placare Galliani. “Sono responsabile quasi come Agnolin della mancata promozione del Monza”, ci è tornato su Galliani solo poco tempo fa, muovendosi a disagio nel colletto della camicia nel raccontare l’episodio, pur riuscendo a sorriderci su. “Poveracci, a referto passò che fossi io a cercare di far desistere i giocatori dal tentativo di aggressione. Furono squalificati e giocammo senza di loro le ultime e decisive partite”. Il Monza ha così dovuto attendere altri 42 anni per centrare il traguardo della massima serie, la stessa che ora sembra destinato a perdere. Difficoltà dentro e fuori dal campo, con tira e molla su quote societarie da vendere.

 

I fondi Orienta e Gamco hanno fatto girare la ruota per mesi senza farsi dire che ok, il prezzo è giusto per prendersi il Monza. L’incertezza ha bloccato il mercato e la prospettiva del club, proprio i fattori invece decisivi per la crescita del Como: 57 milioni spesi nel solo mercato di gennaio, nuovo Sinigaglia entro il 2028, una Montecarlo calcistica tra i cordoli sotto Brunate, con star di Hollywood e pacchetti turistici tra Cernobbio e poltroncina allo stadio. Anche per questo, un derby così nelle 99 edizioni precedenti non s’era mai visto.

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