Gli scacchi presi con filosofia
L'eterna rivalità dei Salieri verso gli inarrivabili Mozart
Il norvegese ha vinto contro l'americano che lo ha battuto a tavolino nel 2022, tra accuse di imbroglio e frecciatine
Questa cosa si capisce meglio col basket Nba, però vediamo. Semifinale dello Speed Chess Championship. Di fronte siedono Magnus Carlsen e Hans Niemann, ed è la prima volta da due anni a questa parte. Da quando Carlsen, persa la partita a tavolino contro il giovane statunitense, lo accusò di aver barato, di avere indosso (chissà dove…), chissà quale diavoleria. Seguì un profluvio di interviste e dichiarazioni: nulla di paragonabile al caso Sangiuliano, d’accordo, ma pur sempre un putiferio. Che si concluse di malavoglia con un accordo legale fra le parti. Venerdì erano di nuovo, e finalmente, l’uno di fronte all’altro. Di fronte per modo di dire: di mezzo c’erano gli schermi dei computer, e le postazioni – non disposte a perpendicolo ma a formare un angolo molto largo –, li tenevano a sufficiente distanza. E soprattutto: niente stretta di mano.
Il match non ha storia: nel primo segmento di 90 minuti (partite blitz di 5 minuti più un secondo di incremento a mossa) Carlsen ne mette a segno tre di fila e termina con un eloquente 7 a 2. Nella seconda manche (3+1), più combattuta, Niemann rischia di finire davanti, ma il finale è un salomonico 4 a 4: il distacco rimane inalterato. Ultima tranche: mezz’ora di bullet, di quel gioco rapidissimo e spettacolare (1+1) che comporta inevitabili, madornali errori (sotto un esempio), Carlsen prende subito il largo: ne vince cinque di seguito e mette in cassaforte il risultato finale, poi si rilassa e dà quasi l’impressione di essersi stufato. L’americano si rifà sotto e chiude con un 6,5 a 6,5 che gli permette di salvare l’onore, non il match: 17,5 a 12,5, e tutti su X a commentare. Niemann, laconico, ammette che non ci sono scuse, ha vinto Carlsen e lui può solo promettere di tornare più forte di prima, ma sulla pagina di Carlsen, per la gioia dei suoi fan, c’è un video in cui il Niemann pre-match ripete il solito refrain: “Sono gli scacchi a parlare”, come se la scacchiera desse ragione a lui. Ma sopra Carlsen, perfido, ha scritto: Lance Stephenson, ossia nome e cognome del bad boy dell’Nba che qualche anno fa, durante una partita, non sapendo più come infastidire il più grande di tutti, LeBron James, gli soffia nell’orecchio. L’episodio, divenuto virale, metteva in scena, nel tempo dei meme, l’eterna rivalità dei Salieri nei confronti degli inarrivabili Mozart, i quali al massimo possono concedere loro – come James, come Carlsen – un sorriso di compiaciuta sufficienza: vedi questo...
A proposito di rivalità, di sfide e duelli, nel weekend è andata in scena, a Marostica, la più spettacolare e antica delle partite viventi, con figuranti in costume, che si muovono su una scacchiera grande quanto una piazza. Uno spettacolo suggestivo, che si ripete ogni due anni, e che a tutti ricorda quali mondi, e quali significati, gli scacchi, da secoli, continuano a mimare.
La partita: CARLSEN-NIEMANN, Speed Chess Championship, Paris 2024 (bullet)
Il Bianco ha appena giocato 41. Tf1?? (invece di 41. Tf3, o anche 41. Tf4, con gioco pari). Il N vince
Soluzione
41… c2+ 42. Ra1 Td2 43. g7 Td1+ 44. Ra2 c1=D 45. Txd1 Db2#