Ocio però #1
Almeno ad agosto lasciate i calciatori in spiaggia
Il Napoli ha perso per 3-0 contro l'Hellas Verona e Antonio Conte non si è lamentato. Non ce n'era bisogno, l'aveva già fatto preventivamente e a lungo. Per il resto tanti pareggi e poca attenzione. D'altra parte è tutto ancora un prendere e lasciar case
Questa è la prima puntata di Ocio però, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sul campionato di calcio italiano, un piccolo breviario per evitare di prendere troppo sul serio la giornata di Serie A appena giocata.
Benché ci sia scritto nella Costituzione che "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", è da Boccaccio che ci sono testimonianze storiche e letterarie che il lavoro a volte c'è e a volte no, ma il lamento invece c'è sempre. C'era la tendenza al lamento quando ancora l'Italia non esisteva e la penisola era divisa in non si sa quanti staterelli che un po' si facevano la guerra l'uno con l'altro e sempre si lamentavano. Per questo è bello rivedere seduto sulla panchina del Napoli Antonio Conte. Perché Antonio Conte è sì un bravissimo allenatore ma è anche e soprattutto un arcitaliano capace di portare la lamentela a vette altissime, anche in uno sport che sulle lamentele ha costruito la sua invadenza tentacolare in tutto il territorio italiano.
Antonio Conte era dal 23 maggio 2021 che non lo vedevamo da queste parti. Aveva vinto lo scudetto con l'Inter e dopo cinque giorni aveva detto ciao ai nerazzurri perché quello che aveva in mente lui non era ciò che aveva in mente la società. Millecentottantacinque giorni dopo ha ripreso i fili della Serie A perdendo per 3-0 al Marcantonio Bentegodi contro l'Hellas Verona. Non si è lamentato nel dopopartita, l'aveva fatto alla vigilia del debutto in campionato. Dopo la sconfitta è stato solo chiaro e severo, com'è giusto che fosse: "C’è da chiedere umilmente scusa al popolo napoletano che ci segue con passione. Io sono l’allenatore ed è giusto che mi assuma tutte le responsabilità. Nel secondo tempo è stata una prestazione inaccettabile. C'è da vergognarsi, e mi devo vergognare io che sono l'allenatore. Chi mi conosce sa che oggi il mio cuore sanguina, e mi auguro che qualche sanguinamento ce l'abbia anche qualcun altro a livello di calciatori, significa che allora siamo sulla buona strada".
Una partita iniziata benino e poi conclusa male. Molto male, troppo male. E dato che l'Italia oltre a essere il paese delle lamentele è pure il paese del sospetto sempre acceso ecco che viene il dubbio che tanto misero spettacolo non fosse altro che un avviso ai dirigenti, una specie di "o fate in fretta e bene oppure questo è quello che vi aspetta". Maledetti cattivi pensieri.
Ocio però che sì il Napoli è partito male e, aspettando i risultati di Juventus e Atalanta, è a tre punti dalla Lazio e dall'Hellas, ma è a uno solo dal Bologna, Fiorentina, Inter, Milan e Roma. Poteva andare peggio, il calcio agostano è pareggioso quest'anno. E Lazio a parte, non c'è squadra tra quelle che hanno idee di vittoria o quanto meno di qualificazione europea che abbia giocato una partita con una concentrazione decente. E ocio però che la Lazio ha vinto contro la squadra forse più raffazzonata del campionato, un Venezia che ha rischiato nemmeno di iscriversi e che per ora ha messo insieme giocatori alla rinfusa sperando che Eusebio Di Francesco possa ricavarne qualcosa e dimenticare in Laguna sei anni di calcio applaudito e infruttuoso. Difficile.
Ma che ci volete fare è estate, fa caldo, anche se da qualche parte piove e c'è chi pensa ancora alle spiagge, chi non si è accorto del tutto che la stagione è iniziata, chi guarda altrove, chi è pronto a disdire affitto o a vendere casa e chi si è impelagato in rave nei siti di compravendita immobiliare che sembra in trance chimico con annessa mandibola ballerina. Agosto è mica tempo di campionato, che alle sei e mezza si sta ancora bene in spiaggia, anche se sono sempre più affollate di musica e alcolici di pessima qualità.