Olimpiadi
Tamberi proverà a battere il destino una seconda volta
Una nuova colica renale ferma il campione olimpico in carica di salto in alto, trasportato in ospedale e poi dimesso. "Il dolore che sento, per quanto forte, è nulla confronto a quello che sto provando dentro". Dopo l'infortunio prima dei Giochi di Rio, la sfortuna torna a colpire Gimbo, che proverà comunque a partecipare alla finale
Quando credi di aver ormai battuto il destino, perché già una volta lo hai mandato al tappeto, ecco che quello ti presenta il conto un’altra volta. Ci sono uomini che devono rassegnarsi ad essere dei bancomat, sempre pronti a pagare. Il destino di Gianmarco Tamberi, campione olimpico ancora in carica di salto in alto, questa volta si è presentato sotto forma di una colica renale. Quella che lo aveva mandato in ospedale il giorno prima della partenza di Parigi e quella che questa notte si è ripresentata con quei dolori che solo chi ne ha sofferto può dire come siano.
Dopo che ieri sera, via Instagram, aveva raccontato di essere carico a bestia per la gara della sua vita, questa mattina, un nuovo messaggio: “E’ tutto finito. Questa notte alle 5 mi sono svegliato a causa di quello stesso dolore lancinante di qualche giorno fa, Un’altra colica renale. Sono passate 5 ore e ancora il male non passa. Sono riuscito a battere il destino una volta dopo quell'infortunio nel 2016, questa volta purtroppo penso proprio che abbia vinto lui. Sono senza parole, mi dispiace davvero da morire". Anche se ai suoi tifosi che lo hanno incoraggiato e ancora continuano a farlo aggiunge: “Scenderò in pedana anche se non so davvero come farò a saltare in queste condizioni”. Una certezza che nel pomeriggio ha cominciato a sgretolare quando sua moglie Chiara ha postato una foto da un ospedale parigino… e subito dopo è arrivato un post di Gimbo a poco più di tre ore dalla gara: “Sono passate 10 ore e la colica renale ancora non è passata. Il dolore che sento da questa mattina, per quanto forte, è nulla confronto a quello che sto provando dentro. Anche quella che era la mia ultima certezza sta per svanire...”. Un racconto che diventa anche più crudo poche righe dopo: “Sono appena stato portato in pronto soccorso in ambulanza dopo aver vomitato due volte sangue. Ora mi faranno altri esami per capire che cosa sta succedendo, vi aggiorno perché i tantissimi messaggi che sto ricevendo e l’amore che mi state dimostrando, quanto meno merita una risposta. Tutto ho sognato per questo giorno tranne di vivere un incubo così...”. Tamberi è stato poi dimesso e sarà allo stadio per provare a partecipare alla finale della gara di salto in alto: "Ci sarò", ha scritto sul suo profilo Instagram.
Gimbo aveva già avuto un frontale con il destino quando si era fratturato la caviglia prima dei Giochi di Rio nel 2016. Cinque anni dopo si era ripresentato in pedana a Tokyo portando in valigia quel gambaletto di gesso ed era tornato a casa con l’oro condiviso con il suo amico Barshim. “Sono riuscito a realizzare tutti i miei sogni dopo che il destino aveva deciso la fine di tutti i miei sogni – disse allora - spesso si dice Gimbo ha vinto questo e quello ma io vorrei che si parlasse soprattutto dell'infortunio alla vigilia di Rio 2016, di quel che ho imparato. È il punto cardine della mia storia personale. Perché rialzarsi quando si cade e perde tutto vale molto più di tutto il resto. Andare a prendere quell'oro ed essere stato io l'unico a crederci veramente è adesso l'insegnamento più importante”. Credeva di aver chiuso i conti con il destino. Di averlo finalmente battuto. Invece ecco la colica a poche ore dalla gara. Peggio di una pugnalata.
Questa storia del destino che batti una volta e poi ti ripresenta il conto, assomiglia a quello di un altro grandissimo campione italiano, oltretutto un idolo e un amico di Gimbo: Alex Zanardi. Un’amicizia nata a distanza quando Alex, diventato campione paralimpico a Londra e poi a Rio dopo aver battuto il destino che lo aveva lasciato senza gambe per un terrificante incidente nel campionato Cart. Alex dedicò la sua medaglia di Rio a Gimbo: “Sei giovane, ti rifarai e a Tokyo tiferemo tutti per te”. Parole che commossero Gimbo: “Quando ascoltai quella dedica alla tv ebbi una scossa da brividi. Io ovviamente lo conoscevo benissimo, ma ignoravo che lui sapesse dell’esistenza di quel saltatore mezzo matto con la barba a metà”. Da quella dedica, poi si arrivò a vari incontri, nacque un’amicizia importante tra due uomini veri. Uomini che sanno usare le parole per entrare nel cuore della gente, uomini solidi, ricchi di valori da trasmettere agli altri. Alez ormai era diventato un motivatore pazzesco. Una volta in una scuola elementare di Milano dove ero andato a votare vidi un cartellone in cui accanto a Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta c’era una sua fotografia. Per i bambini era già un santo. Quando glielo raccontai ci rise sopra a modo suo. Con quel suo incredibile atteggiamento di prendersi in giro per primo scherzando sul suo handicap. Gimbo ancora prima di conoscerlo lo ammirava, ne parlava come di un esempio da seguire in tutto. Non era difficile che diventassero amici nonostante la differenza di età. Alex ha 57 anni, Gimbo 32, potrebbe essere suo figlio.
Si erano dati appuntamento a Tokyo dove Gimbo avrebbe ricambiato la dedica. Ma il destino stava aspettando Alex per una seconda volta. Il 19 giugno del 2020, Alex con la sua handbike finì contro un camion sulle colline senesi e da allora la sua vita non è più la stessa, protetto dall’amore di Daniela, la moglie santa che è da sempre al suo fianco. Il destino che gli aveva portato via due gambe lo aveva battuto diventando un super eroe paralimpico con una popolarità che non aveva mai raggiunto neppure quando vinceva in auto. Ma non gli aveva ancora chiesto abbastanza. Con le debite proporzioni, sembra la stessa storia che sta affrontando adesso Gimbo. Anche lui ha battuto il destino una prima volta andando a vincere a Tokyo un oro pazzesco, anche lui però si è ritrovato a pagare un conto inaspettato. Ci piace pensare che Alex in qualche modo lo abbia saputo e stia pregando per lui. Perché Alex è fatto così, pensa sempre prima agli altri.
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