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La ricostruzione di Adam Peaty

Francesco Caligaris

Era stato il ranista più veloce al mondo, poi un problema fisico e il crollo del mondo tra assenze, alcol e insurezze. Ai Mondiali di Doha è risalito sul podio: bronzo, dietro a Nic Fink e all’italiano Nicolò Martinenghi

Chissà quanto scalda questo bronzo. “Un mio caro amico una volta mi ha detto che una medaglia d’oro è la cosa più fredda che si possa indossare”, confidava lo scorso maggio Adam Peaty alla Bbc. “Pensi che risolverà tutti i tuoi problemi. Non è così”. Questa volta però è diverso. Ai Mondiali di nuoto di Doha Peaty è arrivato terzo nei 100 rana, dietro allo statunitense Nic Fink e all’italiano Nicolò Martinenghi. Subito dopo la gara, le telecamere lo hanno inquadrato mentre si congratulava con il vincitore, sorridente. Pochi giorni fa, su Instagram, ha scritto di sentirsi “felice” e “in pace” con la sua posizione nello sport.

Ieri Peaty aveva ottenuto il miglior tempo della semifinale, 58’’60, un tempo che non nuotava da quasi due anni. Era il 5 aprile del 2022 e a Sheffield vinceva i Campionati nazionali britannici in 58’’58. In quella primavera in cui ci mettevamo finalmente alle spalle la variante Omicron e le restrizioni della pandemia, Peaty era ancora il monopolizzatore dei 100 rana. Non perdeva una gara dal 2014 e aveva realizzato 18 dei migliori 20 tempi di sempre, tra cui il record del mondo di 56’’88, diventando il primo nuotatore a scendere sotto la barriera dei 57 secondi.

Chi avrebbe potuto immaginare cosa è accaduto dopo? Nessuno, perché a volte certe cose succedono senza segnali, come ha mostrato un video del Norwich City in occasione della Giornata mondiale della salute mentale lo scorso 10 ottobre. Un mese e pochi giorni dopo la vittoria di Sheffield, durante un allenamento a Tenerife, un raduno come tanti altri in vista di un’estate intensa, con i Mondiali a Budapest, i Giochi del Commonwealth a Birmingham e gli Europei a Roma per continuare a dominare ancora e ancora e ancora, Peaty si è fratturato un osso del piede destro. Ha rinunciato ai Mondiali ed è rientrato per i Giochi del Commonwealth. Il 31 luglio 2022, però, a Birmingham è arrivato quarto. Per la prima volta in otto anni, Peaty aveva perso.

“Ero alla ricerca infinita di una medaglia d’oro o di un record mondiale, poi a un certo punto ho guardato al futuro e mi sono chiesto: se lo ottengo, la mia vita si aggiusta o migliora? No”, ha detto sempre alla Bbc. “Così mi sono preso il tempo necessario per pensare davvero a chi fossi e a cosa volessi”. Nell’aprile del 2023 ha annunciato con un post su Instagram che non avrebbe partecipato neanche ai Mondiali di Fukuoka. Pochi giorni dopo ha rilasciato una lunga intervista al Times in cui ha parlato apertamente di una “spirale autodistruttiva” che lo rendeva infelice in acqua e della sua debolezza per l’alcol. Aveva anche scoperto di soffrire di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, lo stesso di Michael Phelps, e si stava separando dalla sua compagna, la madre di suo figlio, che all’epoca aveva due anni e mezzo.

“Ho sopravvalutato la quantità di cose da fare”, ha detto in un’altra intervista, questa volta al Guardian. “Pensavo a troppe cose per migliorare continuamente, per abbassare ancora di più il mio record del mondo. Conquistavo delle medaglie d’oro, ma a quale costo? È molto difficile separare l’atleta dall’essere umano, ma ho deciso di mettere l’essere umano al primo posto”. Per non farsi più divorare dentro da una sconfitta come quella dei Giochi del Commonwealth. In questo lungo viaggio Adam Peaty si è affidato anche alla fede, motivo per cui a Doha sfoggia due nuovi tatuaggi sugli addominali: una croce e, poco più sotto, una scritta, “into the light”. Nella luce. Ecco cosa c’era in fondo alla spirale.

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