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Giro d'Italia

Remco Evenepoel abbandona il Giro d'Italia. Il pasticciaccio brutto del Covid in bicicletta

Giovanni Battistuzzi

La maglia rosa è tornata in Belgio a causa della positività a due tamponi. Il ritiro è stato deciso dalla squadra. I protocolli che ci sono ma non ci sono e la necessità di chiarezza. La corsa ripartirà con Geraint Thomas capoclassifica

Il Giro d’Italia che poteva essere di Remco Evenepoel, di Remco Evenepoel non sarà. Il campione del mondo si è ritirato dopo aver vinto la seconda cronometro e ripreso la maglia rosa. Due tamponi hanno sancito la sua positività al Covid-19. E quindi tanti saluti alla corsa. È già partito per il Belgio. Un annuncio arrivato in tarda serata che ha lasciato un po’ tutti, organizzatori e appassionati, interdetti. Non se lo aspettava nessuno. Ci si aspetta mai certe cose, soprattutto dopo che l’Oms ha ufficialmente dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria. L’emergenza non c’è più, il Covid no, resiste, è ancora presente, certo non fa più paura come prima, ma i contagi ci sono. E le squadre, tutte le squadre, si gestiscono in autonomia. Funziona così nel ciclismo.

Il protocollo anti-Covid dell’Union Cycliste Internationale esiste ancora formalmente, è stato aggiornato a gennaio, non è mai stato abrogato. Le maglie sono parecchio larghe e, in soldoni, affidano tutto il peso dei controlli e della gestione delle positività alle squadre. La regola è questa: “Durante le gare a tappe, il controllo medico finalizzato alla ricerca di sintomi clinici indicativi di COVID-19 è imperativo ed è sotto la responsabilità dei medici di squadra”. Imperativo, ma non obbligatorio. Insomma, si va secondo coscienza.

E in caso di positività, “all'interno di una squadra (atleti o membri dello staff), confermato da un test COVID-19, la decisione di isolare il soggetto e ritirarlo dalla gara sarà presa in modo collegiale dal medico della squadra interessata, dal medico di gara e dal direttore medico dell'Uci, sulla base degli elementi clinici disponibili e dei risultati del test COVID. Le conclusioni della perizia medica saranno trasmesse all'UCI, al presidente del collegio dei commissari e agli organizzatori”.

Il protocollo nel caso di Remco Evenepoel non è stato però seguito. Anche perché, va detto, è la stessa Uci che non dà più peso a un protocollo che esiste, ma solo formalmente. Non è più stringente e ogni corsa e ogni squadra fanno un po' quello che vogliono.

Il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni ha detto alla Gazzetta che “la comunicazione preventiva all’organizzazione non c’è stata. In questo hanno peccato, la giustificazione è che sono stati presi un po’ dal panico e non hanno avuto la lucidità di fare un percorso più regolare”. Protocollo o non protocollo, la Soudal-Quick Step ha deciso che non era il caso per Remco Evenepoel di continuare. Poteva aspettare? Vedere come si evolveva la situazione durante il giorno di riposo? Senz’altro, ma non l’ha fatto. La scelta presa è stata quella di tutelare la salute del corridore. Non può essere biasimata la Soudal-Quick Step. La delusione per non poter vedere quello che aspettavamo da inizio Giro, Evenepoel, Roglic, Thomas e Geoghegan Hart darsi battaglia in salita, c’è, ma i tempi sono questi e tocca prenderne atto. Rimane però il dubbio che si potesse gestire la faccenda in maniera diversa.

Rimane soprattutto la sensazione che il ciclismo tratti le positività da Covid con una paura ben maggiore di quella che è ora diffusa nel resto della popolazione. E che forse, per non dare il fianco a polemiche che sfociano nel complottismo, servirebbe fare un passo indietro, soprattutto fare più attenzione alle occasioni nelle quali il gruppo si interfaccia con chi gli sta attorno. Parlare di bolla nel 2023 è fuori tempo e soprattutto irrealizzabile, però per evitare di buttare in aria uno degli obbiettivi della stagione per una positività forse qualche accortezza di più era il caso di prenderla. Mauro Vegni ha annunciato che le mascherine saranno di nuovo obbligatorie nei luoghi condivisi tra corridori e addetti ai lavori.

La certezza è che Geraint Thomas ripartirà da capoclassifica da Scandiano. E che ora ci sono almeno sette corridori che si giocheranno i tre posti sul podio. Tra Geraint Thomas, primo, e Tao Geoghegan Hart ci sono cinque secondi, tra la maglia rosa e Damiano Caruso, settimo, un minuto e ventotto. E di salita in queste ultime due settimana ce ne è tanta e temibile, a partire da giovedì 18 maggio.

Un’incertezza che però non vuol dire per forza maggior spettacolo. Sia perché Remco Evenepoel è un corridore eccezionale capace di ribaltare con un’azione il racconto del Giro, sia perché ora la squadra più forte in gruppo è anche quella della maglia rosa e questo vuole dire soprattutto una cosa: non dovrà più per forza attaccare, ma potrà anche solo pensare a controllare la corsa. E questo è un peccato.