Foto Epa, via Ansa

John Rahm sotto il segno di Severiano Ballesteros

Corrado Beldì

Il golfista basco ha vinto l'87esima edizione degli Augusta Masters ed è tornato il numero uno al mondo. 

I maestri che segnano la strada, la riscossa europea, la testa del ranking mondiale. Erano i temi della vigilia e alla fine ha vinto lui, John Rahm, quarant’anni dopo il trionfo di Severiano Ballesteros e proprio ieri, domenica 9 aprile, nel giorno in cui il compianto campione cantabrico, tra i più carismatici sportivi di sempre, ne avrebbe compiuti sessantasei. È il suo secondo major dopo lo Us Open a Torrey Pines nel 2021 e il sesto Masters per la Spagna, più di qualunque altro paese al mondo ad eccezione dell’America. Non a caso ad attenderlo sul green della 18 c’era José María Olazábal, un putt imbucato senza incertezze, quattro colpi di vantaggio sui contendenti più vicini.

 

Non è stata una vittoria semplice, l’inedita pressione del LIV Golf si è fatta sentire. Dodici giocatori su diciotto del circuito saudita hanno passato il taglio e Brooks Koepka ha rischiato di farcela, leader dal primo a metà del quarto giro, uno swing solido da uomo che non deve chiedere mai, nessuna incertezza, nemmeno una sbavatura. I maligni dicono che l’abitudine a giocare su 54 buche si sia fatta sentire. Koepka in effetti si è squagliato con quattro bogey dalla 57 alla 66. Decisivi due minimi errori alla 12 alla 14, soprattutto il primo, “John ha giocato un 9 perfetto, io col wedge sono andato lungo”. In quel momento Rahm ha preso la testa. Tutto il resto è andato alla perfezione, con la calma di chi sa che devi attendere gli errori degli avversari, a quel punto meglio evitare ogni rischio, inclusa una 15 giocata con prudenza.

   

Foto Epa, via Ansa  
       

Quanti titoli abbiamo visto sprofondare in quell’acqua, è normale e del tutto sistematico. Il quarto giro è sempre il più difficile, le seconde nove hanno un punteggio medio superiore alle prime e quest’anno la domenica è stata ancora più intensa. Torneo interrotto più volte venerdì e sabato per pioggia, molte buche da recuperare. Alcuni ieri ne hanno giocate trenta, troppe per Tiger Woods che si è ritirato alla fine del terzo giro per il solito dolore lancinante alla gamba, il gioco c’è ma le fitte al tallone, dopo quasi tre giorni di cammino, sono davvero insopportabili. Ben diverso lo stato di forma di Phil Mickelson, palestra, digiuno intermittente e supporto psicologico. A 52 anni il più clamoroso recupero è il suo, uno strepitoso 65 con cinque birdie nelle ultime sette, un quasi-eagle alla 17 che avrebbe fatto tremare i polsi allo spagnolo. Alla fine, Lefty si è classificato secondo, miglior piazzamento per un giocatore della sua età e porta aperta a nuovi record nel prossimo decennio.

   

Tra gli altri contendenti nessuno si è mai realmente avvicinato a John Rahm salvo Jordan Spieth con un ultimo, fantastico giro, a un certo punto a due colpi dal leader. Un 66 che fa rimpiangere il suo pessimo terzo giro. Nessun rammarico al contrario per Sam Bennett, campione Ncaa, alla fine ottimo 16º oltre gli inciampi del campo e dei colleghi che già gridavano alla certezza di un dilettante col talento di Ken Venturi, per la prima volta in giacca verde. Tra gli europei ha deluso il norvegese Victor Hovland, con un 67 finale avrebbe vinto lui, un torneo discreto per Shane Lowry e Justin Rose, in forma crescente in vista della Ryder Cup e del prossimo Pga Championship che torna in New Jersey nel magnifico campo di Oak Hill.

   

Anche quest’anno, come al solito, in un magico tramonto davanti alla club house dell’Augusta National abbiamo assistito alla premiazione con un emozionato John Rahm che ha scherzato su un messaggio ricevuto prima della partenza della star del footall e amico Zach Ertz, “Vai tranquillo amico, vedrai la 1 è come una passeggiata al parco”. Dieci minuti dopo, su quel green, Rahm ha iniziato il Masters con quattro putt per un doppio bogey, di quelle botte che potrebbero abbattere chiunque. Non certo uno come lui che con calma, una buca dietro l’altra, ha recuperato 14 colpi, grazie al gioco solido e a tratti spettacolare, la cifra stilistica con cui il ventottenne basco potrebbe d’ora in poi dominare la scena golfistica mondiale, sotto la stella di Severiano Ballesteros i cui record, oggi più che mai, sembrano davvero a portata di mano.

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