Foto LaPresse

Serie A

Ivan Juric nel limbo del Torino

Marco Gaetani

Al di là del tracollo contro il Napoli, i granata sono ancora in corsa per raggiungere l'ottavo posto, l'obiettivo massimo al quale potevano ambire a inizio stagione. L'allenatore croato ha però ambizioni più grandi. Riuscirà il Toro ad assecondarle?

Perennemente insoddisfatto, maniacale, provocatorio, esigente fino allo stremo. Il calcio italiano, soprattutto negli ultimi due anni, sta cercando di capire quale sia, e quale debba essere, il posto di Ivan Juric. Gasperiniano fino al midollo, dal suo maestro pare aver inglobato pregi e difetti, compresa la tendenza, nei momenti di nervosismo, a scaricare i suoi giocatori, protetti e coccolati fino a qualche ora prima. Il tracollo contro il Napoli quasi non fa testo nell’analizzare la stagione del Torino, penalizzato dai risultati delle ultime 72 ore fino a scivolare all’undicesimo posto. Ma il Toro è pienamente in corsa per quello che, rose alla mano, dovrebbe essere l’obiettivo massimo dei granata in campionato: l’ottavo posto, il primo alle spalle delle sette grandi.

  

Tra l’estate e la sessione invernale, Juric ha visto partire tre leader tecnici ed emotivi, uno per reparto: Bremer in difesa, Lukic a centrocampo, Belotti in attacco. Rispetto a un anno fa, mancano anche Mandragora, Pobega e Brekalo, tutti tornati a casa dopo i vari prestiti. In cambio, si è trovato a ricostruire la squadra dovendo rigenerare giocatori che si stavano intristendo altrove (Miranchuk, Radonjic, Vlasic) e cercando di esaltare le qualità di uno degli acquisti più interessanti dell’intera finestra estiva di mercato della nostra Serie A, Perr Schuurs, apparso sin da subito un giocatore fatto dal sarto per le idee di calcio di Juric, aggressive fino allo sfinimento. C’è poi un altro filone di calciatori, quelli che parevano totalmente dimenticati: fino all’infortunio, Juric ha ridato prospettiva e dignità a Valentino Lazaro, e ora sta facendo lo stesso con Yann Karamoh. A gennaio, l’addio di Lukic è stato compensato con l’arrivo di Ivan Ilic, andato a formare una coppia indubbiamente interessante con Samuele Ricci.

    

Ma Juric, a differenza di tanti colleghi, non ha problemi nel lavare i panni sporchi in pubblica piazza. Lo ha fatto suo malgrado in estate, quando il video di un suo scontro fisico con il direttore sportivo Vagnati ha fatto il giro del web. Per commentarla, aveva lasciato ai giornalisti una dichiarazione totalmente fuori dagli schemi: "Quella lite è stata bellissima, l’essenza di tutte le cose. L’ho provocato così tanto che quando ha reagito mi sono detto: 'Oh, finalmente!'. Penso sia stato un bel momento anche per lui". E continua a ripetersi conferenza stampa dopo conferenza stampa, sottolineando come al Torino manchi sempre quel qualcosa in più per vincere, pur facendo le cose per bene. "Quando hai giocatori buoni non devi darli via, devi aggiungerne altri per alzare il livello. Se perdi in continuazione buoni giocatori, se va tutto bene e lavori in modo fantastico il livello rimane lo stesso, oppure vai verso il basso".

   

Durante il derby contro la Juventus ha inserito e tolto dopo un quarto d’ora Nemanja Radonjic, la miglior rappresentazione dei giocatori di cui il mercato del Torino si alimenta da anni: l’ex talento promettente, non ancora troppo vecchio, rigettato da squadre di taglia medio-grande. Avere Juric vuol dire darsi una possibilità di rigenerarli, ma non sempre il miracolo riesce. E il tecnico croato, dopo il derby, ha perso la testa: "Manca di rispetto verso questo gioco. Da sei mesi provo a farlo diventare un giocatore di calcio ma non ci sono riuscito". Tutto finito? Macché. A Lecce ha dato spettacolo: "Spero che trovi continuità, ha doti fisiche pazzesche. Se vuole…".

   

Il Toro, nel frattempo, è ancora in un limbo. Un limbo che però sembra dipendere più dalla società che dal suo lavoro, che cerca di essere il più metodico possibile: tra i convocati di Mancini, intanto, è spuntato non a caso il nome di Alessandro Buongiorno, uno dei giocatori cresciuti di più sotto la gestione Juric. Il salto verso una grande del nostro calcio sembra ancora prematuro, ma diventa anche difficile immaginarlo in un ulteriore passaggio intermedio. Le soluzioni sembrano essere due: o il Torino asseconderà la voglia di crescere e di vincere di Juric, oppure finirà con un addio, magari verso l’estero. A un suo connazionale come Igor Tudor, che a Verona aveva raccolto proprio l’eredità di Juric, al Marsiglia non sta andando poi così male.

Di più su questi argomenti: