Foto di Jon Super, AP Photo, via LaPresse 

Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Klopp, il Liverpool e il sorriso dei grandi

Alessandro Bonan

L'allenatore sta vivendo un momento di impopolarità in Inghilterra, ma lui resta sorridente e non si scompone. Il suo calcio è fatto di attacchi furiosi, la sua squadra ha perso e perso male, ma lui ha stretto la mano all'avversario e camminato a testa alta verso l'uscita

Adesso che anche Jürgen Klopp è caduto in disgrazia non ho più certezze. Calcio verticale? No grazie. La terribile lezione subita dal Liverpool contro il Real Madrid, che fa seguito ad altre discutibili performance dei Reds in Premier e coppe varie, conduce l’allenatore tedesco dentro l’inferno dei giudizi negativi e chissà come e quando si salverà. Che cosa può essere successo all’allenatore che ci ha fatto vivere momenti di calcio insuperabili con la sua macchina sparata a palla supersonica contro qualsiasi avversario? Si è imborghesito? Gli hanno preso le misure?

 

Non si sa, fatto è che Klopp sta vivendo un momento di impopolarità in Inghilterra senza precedenti. Eppure chi vi scrive lo ama. Il perché sta scritto nella sua faccia a cui risponde il gioco. Klopp è aperto, sorride anche quando non vuole, quando non ne è nemmeno consapevole (protesi ergo sum). Infatti il Liverpool ha sempre giocato partite di ampio respiro, proprio come una fragorosa risata. Il suo calcio è fatto di attacchi furiosi e rapidi reflussi, come onde del mare in perenne oscillazione tra tempesta e quiete. Quando scende travolge, quando ritorna si calma e a volte aspetta. Dentro le sue partite molti affronti e molte attese. Contro il Milan l’anno scorso in Champions ad Anfield, decise di respirare, rallentando, per una ventina di minuti dopo aver letteralmente bullizzato la squadra di Pioli per mezz’ora abbondante. Fu raggiunto e superato con un doppio sparo di Rebic e Diaz. In quei venti minuti di gloria rossonera, si era come intenzionalmente riposato per poi tornare a folleggiare nel secondo tempo e vincere in un certo surplace la partita. 

 

Insomma, ha fatto, preso e reso, decidendo il copione del film. Mi è tornata in mente una frase di questi giorni del vecchio guru, che parla di fase passiva confondendola con la fase difensiva che passiva non è mai. Il guru, più bravo a fare che a dire, in quanto il dire si perde nei rimbalzi di un’eco di frasi ormai senza peso, né significato intrinseco, deve aver visto poco e male il Liverpool di Klopp, dove la passività è come uno sguardo di sottecchi, tutt’altro che inoffensivo, anzi magari pure insolente. Il Liverpool resta una squadra sublime per libero arbitrio, bellezza anche nella distrazione, come è accaduto contro il Real Madrid delle stelle Vinicius e Benzema. Si è difesa senza un criterio e ha attaccato per il solo desiderio di esistere. Alla fine ha perso, e ha perso male. Ma Klopp non si è scomposto, ha stretto la mano all’avversario, ha abbracciato, camminato a testa alta verso l’uscita. Con il sorriso delle vittorie più belle, come se quel sorriso fosse davvero l’unica cosa importante della sua vita.  

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