Il Foglio sportivo – qatar 2022

Perché Mbappé e Bellingham rivoluzioneranno il calcio

Fulvio Paglialunga

In Qatar, Francia-Inghilterra è  lo scontro tra due fenomeni che occuperanno il futuro come o più di Messi e CR7 

Jude Bellingham ha l’età di Kylian Mbappé al Mondiale scorso. La mano invisibile che scrive le trame del calcio, evidentemente dotata di uno spiccato senso dello spettacolo ha deciso, nei quarti di Qatar 2022, di mettere in contrapposizione Inghilterra e Francia, ma soprattutto due fenomeni, uno in fase di lancio e uno in cerca di consacrazione, due rappresentanti asincroni di una generazione che vedremo ancora a lungo e con piacere, mentre un’altra di campioni che hanno già vinto ciò che si poteva si avvicina al congedo.

 

Si abbassino un po’ le luci su Inghilterra-Francia; è così che si vedono brillare più forte le stelle. Mbappé lo osserviamo ormai da un pezzo: a 19 anni e 5 mesi era già impegnato a trainare la Francia che diventava campione del mondo in Russia, ora ha quattro anni in più e all’energia ha aggiunto esperienza e malizia. Bellingham, invece, a 19 anni e 4 mesi ha deciso di stupire il mondo dando solo un timido preavviso, accendendosi nella partita d’esordio di questo Mondiale e issandosi più in alto degli altri compagni di squadra.

 

Non si somigliano per niente: sono due espressioni differenti della stessa gioventù, due modi di intendere il calcio ugualmente seducenti, ma paralleli. Mbappè ha il numero 10 che si dà ai migliori, e lui lo è. È ancora più convinto della classe a propria disposizione e adesso la esibisce con una elegante prepotenza, di cui è rappresentazione significativa la partita contro la Polonia: ha tolto il fiato allo stadio quando ci si è accorti, guardando il dato comparso sul tabellone, che aveva raggiunto i trentacinque chilometri all’ora con uno scatto, poi ha rubato il tempo alla difesa polacca e lanciato Giroud verso la rete del vantaggio e infine si è fatto personalmente carico degli altri due gol. Anche qui ha portato ricchezza: nel primo ha quasi bloccato il tempo per controllare con calma, tenere lontani i difensori, fintare il tiro sul secondo palo e invece chiudere sul primo; nel secondo di uguale c’era solo la posizione di partenza, ma addosso aveva qualche avversario in più e ha mirato dall’altro lato. Come a dire che intorno può cambiargli tutto, ma lui sa dove deve arrivare, con una facilità che lascia addosso al rivale di giornata la stessa sensazione di impotenza di chi vuole fermare il vento con le mani.

 

Bellingham ha invece il numero 22, che è una somma: fu l’allenatore ai tempi dell’Accademia a dirgli che lui aveva le caratteristiche adatte a quel numero, ovvero la capacità d’interdizione di un numero 4, la quantità di un 8 e la qualità di un 10. Totale: 22, un modo perfetto per definire tatticamente questo ragazzo d’oro del calcio britannico, che gioca da tuttocampista ed è capace di riempire ogni vuoto tattico, compresi quegli che gli altri non riescono a vedere. Bellingham può impostare il ritmo dei suoi o interrompere quello degli avversari, contrastare e costruire, essere un’incudine indistruttibile o un martello di potenza unica. Ha scritto il Guardian che ha “la sfrontatezza di Paul Gascoigne a Italia 90, l’audacia di Michael Owen ai Mondiali del 1998 e l’esplosività di un diciottenne Wayne Rooney a Euro 2004”, ma in più ha una maturità che fa dire al suo allenatore del Borussia Dortmund che lui è il diciannovenne più anziano che abbia mai visto.

 

Sono entrati nel calcio dei grandi, quando erano poco più che adolescenti, animati da opposti anticonformismi. Mbappé è finito su una montagna di soldi e di ambizioni, ha scelto di andare al Paris Saint-Germain e sfidare un ambiente complicato, entrare in uno spogliatoio pieno di protagonisti per scalare le gerarchie. Ma senza rete di protezione, perché i petrodollari non gli avrebbero attutito il colpo se fosse andata male. Bellingham, invece, dal Birmingham City poteva andare al Manchester United, che per chi gioca in Inghilterra è facile immaginare come uno dei sogni ricorrenti, ma ha scelto il Borussia Dortmund perché lì lavorano meglio con i giovani e sentiva il bisogno di crescere. È stato pagato 25 milioni (ora ne vale più di 100) e con quella somma il club di origine ha salvato i propri conti e deciso, in onore del diciassettenne che andando via aveva risanato il bilancio, di ritirare la maglia numero 22.

 

Si stanno prendendo tutto adesso, perché questo è il Mondiale dei re che lasciano, dei campioni che tra quattro anni non saranno più in corsa, e la loro è una gioventù vorace, abile ad anticipare i tempi. Mbappé è candidato da tempo a diventare il migliore del mondo, ambisce intanto a vincere il torneo con la Francia e il premio di miglior giocatore e di capocannoniere, cosa riuscita contemporaneamente solo a Paolo Rossi, Garrincha e Mario Kempes. Per mettersi avanti a tutti gli altri, e pure di fretta. Perché a quattro anni di distanza, ma con passi che sembrano simili ai suoi quando si è affacciato nel calcio d’élite, c’è già chi cerca una consacrazione precoce. Proprio quel Jude Bellingham, che avrà anche confessato nello spogliatoio che a casa è ancora sua madre a sistemare il letto, ma gioca già da adulto. Eccoli, li potete vedere a occhio nudo: quei due che si rincorrono sono l’attrazione della notte dell’ultimo quarto di finale. Appena la regia abbassa le luci, noi alziamo la testa per vedere le stelle brillare.