AP Photo/Dave Thompson, via LaPresse 

Il Foglio sportivo - that win the best

Cristiano Ronaldo si è trasformato nel Kean di Ten Hag

Jack O'Malley

Ve lo ricordate com’era CR7? Messi è stato molto più furbo a scegliersi il prepensionamento a Parigi

Ve lo ricordate Cristiano Ronaldo? No, dico, ora che da giorni ci si fa le pippe sul – bravo, per carità – Karim Benzema, e tutti pubblicano la foto di lui che qualche anno fa applaudiva i compagni del Real Madrid premiati stando in disparte e adesso è premiato per non avere mollato e averci creduto. Adesso che lui dall’alto del suo stipendio da 9 milioni di euro ci propina la storia del “Pallone d’oro del popolo”, e noi ci crediamo pure, adesso che il passatempo preferito degli esperti di calcio è contare i minuti che passano tra un gol e l’altro di Haaland, adesso che il Manchester United vince senza di lui, di Cristiano Ronaldo si parla solo per le facce che fa in panchina quando viene inquadrato, del goffo tentativo di segnare a gioco fermo in Europa League, del suo incedere incazzoso verso lo spogliatoio prima del fischio finale della partita contro il Tottenham.

 

Ve lo ricordate Cristiano Ronaldo? Certo, quando ha iniziato a vincerli lui, i Palloni d’oro, non credo ci fosse tutto il contorno di premi di consolazione che c’è oggi – specchio perfetto della società contemporanea, che ha paura di offendere qualcuno e allora include il più possibile, consegnando targhe, trofei e riconoscimenti assurdi a cani e porci. Come brucia in fretta la gloria di chi a lungo è stato il più forte del mondo, e adesso è in una zona grigia tremenda. Il suo nemico Leo Messi è stato più furbo, ha scelto il prepensionamento in un campionato farlocco, circondato da giocatori ormai più forti di lui dei quali si parla in continuazione, un posto dove gli fanno ancora tirare le punizioni, come si fa a calcetto con l’amico in sovrappeso che però da giovane aveva il piede buono.

  

Ronaldo pensava che il ritorno a casa Manchester sarebbe stato dolce, invece Ten Hag prima non lo ha voluto vendere in estate, quando cercava disperatamente qualcuno che lo facesse giocare in Champions ancora una volta, e poi ha iniziato a usarlo come Allegri usa Kean: quasi mai titolare, qualche minuto nei finali di partita, in campo nella coppa che conta poco. Se lo merita, Cristiano Ronaldo, un trattamento così? Il campo è spietato, la storia non conta quasi mai, ma che ora si parli di CR7 per il numero di panchine che fa è triste come se si parlasse di me per le birre che non bevo o di Beppe Servegnini per gli articoli in cui non dice banalità. Certo, ci sono problemi più gravi della titolarità di Cristiano Ronaldo nello United: per esempio nella mia Inghilterra ci si interroga sul perché, a fronte di un 43 per cento di calciatori neri che militano in Premier League, solo il 4,4 per cento di allenatori e dirigenti sia di colore. La spiegazione, dopo approfondite analisi, è che il sistema è intrinsecamente razzista – il razzismo è sempre la spiegazione di tutto quello che non va nel mondo, è la palla in tribuna per perdere tempo a fine partita, è l’interpretazione capziosa del Var, l’assist perfetto per segnare il gol vittoria anche se immeritato. E dunque poiché la Premier League è razzista e non permette ai neri di allenare, ecco che la Black Footballers Partnership ha chiesto le quote nere, obiettivi obbligatori che le società devono raggiungere per aumentare il numero di manager e dirigenti di colore. Plausibile che alla Football Association accettino questa proposta, mica vorranno passare per razzisti?

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