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appuntamento a maggio 2023

Il Giro d'Italia 2023 è stato disegnato per non dare alibi ai corridori

Giovanni Battistuzzi

Tre cronometro per settanta chilometri in totale, tanti metri di dislivello (troppi?), salite ravvicinate, storia, sconfinamenti "autorevoli". Il tentativo della corsa rosa di contendere i campioni al Tour de France

La prima cosa che colpisce del percorso del Giro d'Italia 2023 è il ritorno, abbondante e cadenzato delle cronometro: tre per 70,6 chilometri. Piacciono mica a tutti le cronometro, nemmeno ai più a dire il vero, per questo le hanno iniziate a diminuire per numero e lunghezza. Erano 27,6 nell'ultima edizione, 38,9 in quella del 2021. Era dal Giro del 2013 che non si superavano i settanta (nel 2020 si arrivò a quota 64,9). Tre cronometro, una che si conclude in cima a una salita, peraltro parecchio dura, due pianeggianti, di cui una lunga 33,6 chilometri, e con rettilinei lunghi, ingredienti necessari per ampliare i distacchi tra chi contro il tempo sa andarci, e forte, e chi fa fatica. Insomma, un'avviso a scalatori e avventurosi montani: godetevi le montagne, rendetele speciali.

 

Il tracciato del prossimo Giro d'Italia è stato disegnato per non dare alibi, per eliminare la possibilità di rimandare a domani quello che può essere fatto oggi. Va mai così davvero, ma quantomeno Mauro Vegni e compagnia c'hanno provato, il processo alle intenzioni non può essere fatto.

 

Il percorso del Giro d'Italia 2023
   

L'equilibrio tra gli uomini di classifica probabilmente sarà scalfito dalle cronometro, questo è l'intento, e la tattica di chi contro il tempo va meno forte di altri non potrà che essere una: attaccare. Bisognerà vedere se riusciranno a farlo, ma il terreno c'è. Di montagne, anche lunghe, ce ne sono, di chilometri da pedalare con il naso all'insù pure. E tanti, forse troppi. Cinquantunmila metri di dislivello sono un'enormità, c'è il rischio che impauriscano i corridori, creino attesa, incertezza, paura di rischiare. All'ultimo Tour de France non è successo e il dislivello totale superava i cinquantunmila metri: ma lì c'era tanto del meglio che il ciclismo aveva da offrire, c'erano i migliori anarcoidi del pedale. Ne sono venute fuori tre settimane magnifiche, uno spettacolo difficilmente prevedibile. qualcosa che ricorderemo a lungo.

 

Il tracciato del Giro d'Italia 2023 strizza l'occhio ai migliori corridori in circolazione, soprattutto a Remco Evenepoel: avere il campione del mondo in carica al via della corsa è l'obbiettivo di tutte la corse, soprattutto degli organizzatori del Giro. Il distacco con il Tour de France in questi anni si è allargato. L'ultima edizione ha rivelato che il divario è cresciuto esponenzialmente e che il claim “la corsa più dura del mondo nel paese più bello del mondo” rischia di diventare tanto inutile quanto una dichiarazione d'amore allo specchio: si rischia l'onanismo.

 

L'organizzazione del Giro ha messo in campo parecchio del meglio che aveva. Montagne lunghe, espatri che piacciono all'Uci, in Svizzera si arriverà a Cras Montana, le Dolomiti migliori, l'arrivo a Roma, che forse nel ciclismo è poco più che periferia dell'impero, ma che all'estero ha una risonanza e blasone. E poi tappe complesse buone a colpi di mano, spazio per velocisti e qualche amarcord da ciclismo epico, il Bondone è Gaul nella tormenta di neve, che fanno parlare, e bene, la maggior parte dei paesi europei.

 

Ora servono i grandi nomi, servirebbe un duello come quello all'ultimo Tour tra Pogacar e Vingegaard, servono quel genere di corridori di rendere imperdibili anche le corse delle sagre di paese. Questa generazione di atleti ha dimostrato che c'è mica bisogno di un gran tracciato, se c'è è meglio, per ricordare a tutti la bellezza di questo sport. Si dia il via alle trattative.

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