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Chi vincerà l'Anello? L'Nba riparte dalle semifinali di conference

Andrea Lamperti, Mattia Tiezzi, Emil Cambiganu

Domenica con Celtics-Bucks ritorna sul parquet il basket americano. Guida ragionata alle conference semifinals

La settimana dell’Nba si è conclusa con la risoluzione definitiva delle quattro serie arrivate a Gara 6 del primo round, nessuna delle quali si è trascinata fino al settimo atto. Nel weekend, però, sono in programma i primi capitoli delle conference semifinals che vedranno contrapporsi Celtics e Bucks prima, Grizzlies e Warriors poi. Lunedì, invece, andranno in scena le altre quattro contendenti sopravvissute: Heat, 76ers, Suns e Mavericks.

Sono otto le compagini che hanno terminato la propria corsa, senza esclusione di vittime illustri e sorprese. Quali sentenze hanno emesso le prime due settimane di Playoffs, e quali indizi ci hanno dato sull’esito di questa corsa al titolo? Il punto della situazione, squadra per squadra.

 

 

WESTERN CONFERENCE

Phoenix Suns

I Suns si sono presentati ai Playoffs con il miglior record dell’Nba e con un matchup che sembrava il meno equilibrato dell’intero tabellone. Eppure, anche a causa dell’infortunio di Devin Booker (rientrato in Gara 6), nella closeout game è servito un Chris Paul da 33 punti e 14/14 al tiro per scongiurare una pericolosa Gara 7. Al secondo turno c’è Dallas, in quello che sembra l’antipasto per il piatto più atteso di quest’anno a Ovest: Suns-Warriors. Luka Doncic permettendo.

New Orleans Pelicans

Nonostante l’eliminazione, i Pelicans sono la storia più bella di questi primi round. Entrati nel tabellone da ottavi, dopo essere “sopravvissuti” al Play-In, sono stati capaci di andare oltre alla propria inesperienza e spaventare una squadra con tanti veterani come i Suns. Brandon Ingram, così come i rookies Herb Jones, Jose Alvarado e Trey Murphy, erano alla prima serie di Playoffs in carriera. Willie Green alla sua prima stagione da head coach. Niente male, aspettando il ritorno di Zion Williamson.

Dallas Mavericks

L’ultima volta in cui i Mavs hanno superato un primo turno era il 2011, e tutti a Dallas ricordano come sia andata a finire. Questa volta un percorso simile si prospetta decisamente più complicato, ma la squadra di coach Kidd si è dimostrata solida, anche nelle prime tre gare giocate senza Luka Doncic, reduce da un problema al polpaccio. La giovane stella dei Mavs dovrà guidare i suoi contro i Phoenix Suns di un Chris Paul in versione “Point God”, in un testa-a-testa generazionale che si preannuncia divertente.

Utah Jazz

La sconfitta contro i Dallas Mavericks non rappresenta solo la fine dei Playoffs, ma con ogni probabilità di un intero ciclo. Quasi fosse una maledizione, come nel 2020 a decretare la condanna di Utah è una tripla sbagliata all’ultimo secondo, con la differenza che, al posto di Mike Conley, questa volta l’errore fatale è di Bojan Bogdanovic. Con un’intesa ai minimi storici fra Donovan Mitchell e Rudy Gobert, e la probabile partenza di coach Quin Snyder, a Salt Lake City sembra arrivato il momento della rifondazione.

Minnesota Timberwolves

Se, da un lato, traspare tanta amarezza per una serie ricca di rimorsi e influenzata dall’inesperienza, dall’altro non si può celare l’entusiasmo per un nucleo così promettente. Rappresentato, su tutti, da Anthony Edwards. La prima scelta assoluta al Draft 2020 ha messo in mostra il suo intero potenziale al debutto nei Playoffs, affiancando l’altra star della squadra, Karl-Anthony Towns, nella seconda apparizione di Minnesota in post-season dal 2004. È stato uno step di crescita, e l’impressione è che sentiremo ancora parlare di questi Wolves.

Memphis Grizzlies

Dopo aver eliminato in sei gare Minnesota con una serie divertente e ricca di promesse, per i Grizzlies si prospetta un secondo turno complesso contro Stephen Curry e compagni. Da Ja Morant, dopo un primo round sottotono, ci si può aspettare il salto decisivo su un palcoscenico di alto livello, possibile coronamento di una stagione da Most Improved Player (giocatore più migliorato). Ad affiancarlo ci sarà un Desmond Bane in grande spolvero, uno dei giovani scudieri con cui Memphis proverà la cavalcata fino alle Conference Finals.

Golden State Warriors

Dopo un anno all’inferno e un altro in purgatorio, gli Warriors ritentano l’accesso al paradiso delle Nba Finals, una dimensione che è appartenuta alla squadra di Steve Kerr ininterrottamente dal 2015 al 2019. Golden State è tornata, come diretta conseguenza del ritorno del trio Curry-Thompson-Green, ed è una delle due principali candidate a Ovest nella corsa all’anello. La chiave potrebbe essere il giovane Jordan Poole, una frizzante novità rispetto al nucleo vincente dello scorso decennio.

Denver Nuggets

Negli sport di squadra come la pallacanestro non si può vincere da soli: in questi playoffs, i Nuggets ne sono stati la dimostrazione. Nikola Jokic si è battuto, ha versato fino all’ultima goccia di sudore, ha trovato il modo di prevalere su Draymond Green, uno dei difensori migliori di ogni epoca, ma alla fine si è dovuto arrendere a Golden State. Denver chiude così una stagione infernale, nella speranza che la prossima, con l’infermeria meno colma, sia quella giusta per ambire al titolo.

  

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EASTERN CONFERENCE

Miami Heat

Il sole splende radioso sopra South Beach. In un ostico primo turno contro gli Atlanta Hawks di Trae Young, la squadra allenata da Erik Spoelstra si è imposta con un sonoro 4-1, mostrando tutta la propria potenza di fuoco difensiva e limitando la superstar avversaria a 15 punti e 6 assist di media. Jimmy Butler e compagni adesso si troveranno davanti i Sixers, con la grande incognita legata alle condizioni di Joel Embiid. Dopo il primo posto in Regular Season, l’obiettivo è ripetere l’impresa del 2020, quando gli Heat raggiunsero le NBA Finals.

Atlanta Hawks

Le finali di Conference giocate nei playoffs 2021 non hanno fatto degli Hawks una reale contendente per il titolo 2022. I Miami Heat, avversari del primo turno e vincitori in cinque partite, hanno evidenziato tutti i limiti offensivi e soprattutto difensivi di Atlanta. L’imperativo estivo per tentare di scalare la vetta della Eastern Conference sarà colmare le lacune mostrate, dal reparto difensivo all’assenza di un “secondo violino” più produttivo da affiancare a Trae Young.

Philadelphia 76ers

Contro Toronto è arrivata una vittoria agrodolce per Philadelphia. La stella della squadra, Joel Embiid, ha infatti subito un infortunio al pollice che lo ha costretto a giocare sul dolore (a fine stagione si opererà), e poi in Gara 6 ha riportato una frattura all’orbita oculare e una commozione cerebrale. Con Embiid “fuori a tempo indeterminato” e con un Harden fin qui intermittente in attacco, per Phila la serie contro Miami rischia di trasformarsi in un (breve) vicolo cieco.

Toronto Raptors

L’eliminazione al primo turno non detrae nulla alla bontà della stagione dei Raptors. Sarebbe dovuta essere una semplice annata di ricostruzione, invece si sono qualificati per i playoffs e hanno persino accarezzato l’idea di portare la serie contro i Sixers a Gara 7 (da 0-3). Scottie Barnes, premiato come miglior rookie dell’anno, ha confermato di essere un patrimonio importante per il futuro. Non era questo il momento per competere, ma il percorso intrapreso in Canada sembra quello giusto.

Milwaukee Bucks

I campioni in carica sono nuovamente tra le migliori otto, ma probabilmente non più da favoriti. In vista dell’imminente serie contro i Boston Celtics, la perdita per infortunio di Khris Middleton, realizzatore straordinario e punto cardine del titolo conquistato lo scorso luglio, potrebbe rivelarsi pesante come un macigno. Ciò detto, mai dare per vinto Giannis Antetokounmpo, che ha già sovvertito pronostici in passato, e in stagione è parso più in forma che mai.

Chicago Bulls

Si è prevedibilmente chiusa al primo turno la corsa di Chicago, al termine di una serie che da Gara 3 in poi è apparsa a senso unico, dominata dai Milwaukee Bucks. DeMar DeRozan ha faticato rispetto alla sorprendente regular season e la squadra non si è dimostrata pronta ai grandi palcoscenici, ostacolata anche dai numerosi infortuni che l’hanno colpita. Ora il front office è chiamato a perfezionare un roster che dopo diversi anni ha riacceso gli animi e le speranze della Bulls Nation.

Boston Celtics

Decimi a Est, problemi dentro e fuori dal campo, la sensazione che servisse tempo per assorbire le idee di coach Ime Udoka - questa era Boston solo quattro mesi fa. Oggi, secondo Las Vegas, è la favorita a Est. I numeri dicono che è la miglior difesa dell’Nba, come hanno confermato anche lo “sweep” a Brooklyn e il Defensive player of the year vinto da Marcus Smart. Ora presumibilmente si troveranno davanti Bucks e Heat, squadre ben più attrezzate difensivamente dei Nets per mettere in difficoltà l’attacco bianco-verde: un buon banco di prova per valutare la maturazione come leader di Jayson Tatum.

Brooklyn Nets

Ultima, ma solo in ordine di tabellone, la caduta più rumorosa finora, quella dei Nets. Non soltanto perché Brooklyn era la favorita per il titolo a inizio anno, ma soprattutto per le tempistiche e le modalità del tracollo: un meritato 4-0 incassato da Boston al primo turno. Nonostante un Kevin Durant irriconoscibile, limitato fortemente dalla difesa dei Celtics, il grande sconfitto è coach Steve Nash, incapace di valorizzare un roster senza eguali nella lega per talento offensivo. E così, sulle rive dell’Hudson è già tempo - precocemente - di pensare all’anno prossimo.

 

Andrea Lamperti, Mattia Tiezzi, Emil Cambiganu
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