Foto Ansa

il foglio sportivo

Come non sprecare la vittoria dell'Italia del rugby al Sei Nazioni. Parla Lo Cicero

Alessandro Ferri

Il successo sul Galles dopo 36 partite ha ridato entusiasmo a un movimento che rischiava la depressione. Ma attenzione, dice l'ex pilone della Nazionale

Il 21-22 con cui l’Italia del rugby ha battuto il Galles, rimarrà per sempre un risultato che ricorderà ai tifosi italiani  la corsa perdifiato di Ange Capuozzo, la meta all’ultimo minuto di Edoardo Padovani e la fine di un calvario durato sette anni. Diciamolo: era difficile credere che gli azzurri, nonostante la crescita, sarebbero riusciti a vincere contro il Galles a Cardiff, dove nessuna delle precedenti formazioni italiane ci era mai riuscita. 

La partita è stata pianificata in modo perfetto: erano anni che non si vedevano disciplina, lettura del gioco, scelte giuste, difesa aggressiva. D’altra parte, il Galles di Wayne Pivac, lontano ricordo di quello meraviglioso guidato da coach Gatland, ha fatto l’esatto opposto, complicandosi la vita in ogni modo, certo forse del fatto che, in un modo o nell’altro, l’avrebbe vinta.

“Ho visto una bella Italia – dice Andrea Lo Cicero, 103 presenze in nazionale, una leggenda del rugby – ma questi ragazzi li vedo sempre bene. So quanto impegno mettono ogni giorno per arrivare a ottenere dei risultati buoni”. 

Gli uomini in copertina sono Capuozzo, Padovani, il capitano Michele Lamaro, Toa Halafihi, Paolo Garbisi, il giovane pilone Danilo Fischetti, che oggi veste la maglia azzurra numero 1 che per tredici anni è stata di Lo Cicero. “Danilo è davvero un bel giocatore, mi piace molto. Ha bisogno di macinare minuti nel club e in nazionale, perché per giocare in mischia c’è bisogno di tanta esperienza. Se posso dargli un consiglio: vorrei vederlo un po’ più ‘malizioso’. La malizia però arriverà col tempo, può crescere tanto”. 

La vittoria italiana ha portato grande risalto a un movimento che negli ultimi anni si è adagiato stancamente ai bordi dei media italiani, confinato spesso nelle ultime pagine, se non dimenticato del tutto. Del resto, era difficile parlare al pubblico meno esperto di rugby di una squadra che ha perso 36 partite consecutive al Sei Nazioni. 

Oggi però le immagini della corsa di Ange Capuozzo e della meta di Edoardo Padovani sono rimbalzate ovunque e hanno raggiunto milioni di persone in tutto il mondo.

 

Secondo il Barone (soprannome, uno dei più belli mai dati a un giocatore di rugby, che lascia intendere la classe in campo e fuori di Lo Cicero) non è solo un bene. “Questa rinnovata notorietà – spiega – è importante, ma anche pericolosa. Se non continuiamo su questo livello, se torniamo subito a perdere senza appello, Capuozzo e tutta la Nazionale torneranno nel dimenticatoio. Abbiamo una grande opportunità, bisogna continuare su questa linea e far capire a tutti che Cardiff non è stata una prestazione isolata. Una vittoria estemporanea può farci più male che bene”.

Sono passati nove anni dal Sei Nazioni in cui l’Italia, allenata da Jacques Brunel, riuscì a battere Francia e Irlanda allo Stadio Olimpico, due squadre che quest’anno sono arrivate rispettivamente al primo e al secondo posto della classifica finale. La vittoria con l’Irlanda è stata l’ultima partita di Lo Cicero, che salutò in lacrime uno stadio gremito di tifosi che non volevano proprio andarsene a casa. Oggi tutto sembra cambiato: le squadre sconfitte del 2013 oggi sono tra le favorite per la vittoria dei prossimi Mondiali, mentre l’Italia deve ricostruire da capo un movimento a pezzi. “Ho vissuto molto male il mio addio al rugby. Lasciare una squadra è come abbandonare una famiglia… mi sono sentito perso. Ora dobbiamo impegnarci per far sviluppare questo sport. Cerco da anni di spingere per un’uniformità territoriale: è impensabile che al nord ci siano impianti all’avanguardia, mentre nella mia Catania si giochi ancora sui ciottoli. Oggi c’è una nuova guida federale con cui non ho rapporti diretti, escluso Carlo Festuccia, mio compagno di squadra e di prima linea a L’Aquila, c’è una Nazionale maggiore di belle speranze e c’è un’ottima under-20 (che ha concluso il Sei Nazioni di categoria con 3 vittorie su 5 partite, record storico, ndr.). Diffondendo il rugby in tutto il paese avremo a disposizione un grosso bacino di giocatori di talento e potremo dare seguito a questa bella vittoria”.

Intanto ora, l’entusiasmo per il rugby non si spegne: la Nazionale femminile giocherà domenica in Francia nella prima giornata del suo Sei Nazioni. Loro possono davvero stupire, tenetele d’occhio.

Di più su questi argomenti: