Francesco Moriero alla guida della Nazionale delle Maldive (per gentile concessione di Francesco Moriero)

il foglio sportivo

Insegnare calcio alle Maldive. Intervista a Francesco Moriero

Edoardo Cozza

C’è stato un tempo nel quale l'ex ala destra lustrava le scarpe da calcio dei compagni di squadra: è capitato con Ronaldo e Recoba, a cui magari aveva servito l’assist vincente. Ora l'avventura alla guida della Nazionale delle Maldive

Chissà se ora Francesco Moriero, nel frattempo diventato allenatore, lustrerà le scarpette di Ahmed o Naiz: sono due calciatori che compongono la rosa della Nazionale delle Maldive, di cui l’ex azzurro è ct da poche settimane. Un’avventura che definire esotica può sembrare banale, ma Moriero precisa: “Non vado a fare il bagno ogni mattina, anche se abito in un paradiso terrestre: vivo a Hulhumalé, vicino la capitale Malé, ma sono qui per svolgere il mio ruolo di allenatore e fare qualcosa di diverso rispetto a chi mi ha preceduto”. 

Ma come si diventa ct delle Maldive? Perché un conto è sentirsi allenatori e amare il calcio tanto da dedicarvisi a tempo pieno (“Mai pensato di fare tv come il mio compagno Galante, ma ho rifiutato anche ruoli da commentatore tecnico”), un altro è lasciare casa e famiglia per andare dall’altro lato del mondo dove il calcio è al massimo semiprofessionistico: “In Italia siamo schiavi del risultato, chi vuole insegnare calcio deve fare i conti con questi limiti. Da un po’ volevo rimettermi in gioco all’estero e sono riuscito a farlo qui, su sponda del mio amico Nuno Gomes: mi ha messo in contatto col presidente federale e dopo un mese di trattative ci siamo accordati”.

 

Per Moriero un viaggio in un mondo nuovo non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista del ruolo: “È la prima volta che faccio il commissario tecnico: ho avuto la fortuna di avere subito il gruppo a disposizione in vista degli impegni di novembre (le Maldive affronteranno Sri Lanka, Bangladesh e Seychelles nella 'Mahinda Rajapaksa Cup', ndr) e sto lavorando sul piano atletico e tattico, oltreché su quello della mentalità”. Ad aiutarlo uno staff locale e un traduttore italiano: “Mi affianca un ragazzo che vive qui. Per i collaboratori non ho fatto richieste, non ho portato nessuno di fiducia: è un modo per imparare qualcosa, perché mi confronto con le loro esperienze”. 

Il nome di Checco Moriero si aggiunge alla lista dei ct italiani in terra straniera: ci sono Reja con l’Albania, Rossi in Ungheria, Bordin in Moldavia, De Biasi con l’Azerbaigian, Cusin col Sud Sudan e Varrella a San Marino: “Ma non ho sentito ancora nessuno di loro – sottolinea il neo-tecnico delle Maldive – mentre ho ricevuto diversi attestati di stima da colleghi italiani ed ex calciatori: hanno capito la mia scelta, apprezzano la mia forte volontà di allenare e lanciarmi in avventure come queste: io sono uno che sa adattarsi, ho allenato già un club in Costa d’Avorio, mi piace troppo l'odore dell’erbetta”.

Appena atterrato alle Maldive, Moriero si è reso conto di una cosa: “Noi giocatori italiani, soprattutto quelli della mia generazione, siamo fortunati: ci conoscono davvero in tutto il mondo. Certo: Baggio e Totti sono nomi 'facili', ma il fatto che sapessero anche chi era Moriero mi ha fatto capire cosa rappresenti il calcio italiano. Anche per questo mi trovo qui, pronto a dare tutto perché questi ragazzi imparino che professionisti non si nasce, ma si può diventare con spirito di sacrificio, il giusto approccio, una mentalità vincente. Li vedo pronti e disponibili. Ci sono due o tre giocatori che, se ben guidati, hanno le basi tecniche per giocare anche fuori dalle Maldive: per ora tutta la rosa milita in squadre locali”. 

Moriero non ha dovuto scomodare i videogiochi per scovare giocatori dal doppio passaporto (“Anche se ci ho pensato – ammette – ma la Federcalcio mi supporta anche su questo”) e non ha trovato differenze nello studio delle partite: “Abbiamo i dvd delle nostre gare e di quelle degli avversari: non è diverso da ciò che facevo in Italia”. Un anno di contratto “perché mi piace mettermi in discussione”, ma il lasso di tempo gli permetterà di prender parte alle qualificazioni mondiali: “Il Qatar è più di un sogno, ma qui ci sono turni preliminari: l'importante è arrivare alle partite consapevoli dei propri mezzi e con uno spirito da calcio vero e non da semi-pro”.

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