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Non solo Lazio-Roma. Il Var non ha mandato in pensione la polemica arbitrale del lunedì

Giorgio Burreddu

I giallorossi contestano un fallo di Hysaj su Zaniolo appena prima del 2-0 dei biancazzurri. Mourinho ha attaccato l'arbitraggio. Gli appassionati di calcio non si sono tirati indietro. In fondo aveva ragione Aldo Biscardi

Aldo, Aldo quanta ragione avevi tu: “La polemica è il sale del calcio. E poi, il calcio vive di chiacchiere. Non si può rinunciare al bar sport, sarebbe come cancellare una fetta della nostra storia”. Biscardi s’era spinto ai confini del tifo e naturalmente anche della realtà quando disse che analizzare gli episodi di una partita “è un diritto per ogni tifoso”. Di più, di più. “Un attestato di democrazia”.

Italiani, popolo di contestatori. Moviolisti, penaltysti, rabdomanti d’area di rigore. L’arte della polemica è il profumo della vita. O almeno di certi, lucenti profondissimi attimi tra la domenica sera e il lunedì. Ne troverete conferma in un tour non organizzato nei budelli della Capitale proprio in queste ore. Lì, dove l’eterno scontro tra Roma e Lazio regna. Ma dove l’immortalità gloriosa per un derby vinto (o tragicamente perso) viene fatta a brandelli dagli sfottò.

In breve: la Roma contesta un fallo di Hysaj su Zaniolo appena prima del 2-0 della Lazio. Pagelle all’arbitro: 4,5 (di media). Ma il punto è un altro. Come solo i grandi comunicatori sanno fare, è stato Mourinho, l’allenatore dei giallorossi, a scoperchiare un’infinità di problemi. Gli è bastata una sola frase. Questa: “La sensazione che ha chi come me ha allenato in Italia dieci anni fa è che il calcio italiano sia migliorato tanto, dal gioco alla voglia di vincere. Purtroppo l’arbitro e il Var non hanno avuto la dimensione per una partita di questo livello”.

 

Com’è cambiato il calcio in questi anni? E perché l’arbitro e il Var non hanno avuto la dimensione di questa grandezza? Hanno provato con l'oggettività, ma è difficile fermarsi ai numeri. La loro dimensione è troppo piccola se confrontata con la passione del tifo. Tuttavia, le prime statistiche Var messe in circolazione dall’Aia risalgono alla stagione 2017/2018. In quel campionato, il primo sperimentale per l’utilizzo della tecnologia, la percentuali degli errori senza il Var - si legge in una nota datata 2018 - sarebbe stata del 5,78 per cento crollata fino allo 0,89 per cento grazie all’utilizzo della tecnologia. Un cambio deciso, netto, che però non ha mai spento le polemiche. Niente è cambiato dal rigore di Ronaldo il Fenomeno in Juve-Inter (1998) passando per il gol di Muntari (2012) per arrivare a oggi. Altro che darwinismo. Ma poi, sul serio ve lo immaginavate, voi, un post-partita senza discussioni? E questo non riguarda solo il derby capitolino.

Una settimana fa Sinisa Mihajlovic, per esempio, dopo Bologna-Genoa, lamentò un approccio arbitrale poco attento e l’assegnazione di un calcio di rigore ai liguri: “C'è troppa superficialità, qui ci giochiamo la vita. L’arbitro ha rovinato la partita. Non va bene”. Una versione più romantica e molto meno hardcore del celebre: “Il Var? Ci facciano sapere come cazzo funziona. Non si capisce nulla”. Non c’è niente da capire, forse. Al più si può parlare, magari contestare, certamente non concordare. Lo vogliamo per diritto, per costituzione. Un lunedì da leoni. Ne sentiamo il bisogno. Cambiano le mode, i sound, le architetture. I linguaggi. Il “Processo” non ha più niente di kafkiano. “Compensazione” ha assunto significati oscuri. Solo l’arbitro resta sempre un (magnifico) co... Comprimario - sì, come no - del grande (talk) show pallonaro. Comincia dopo le partite, tutt’al più a ogni inizio settimana, puntuale, puntualissimo, e che per carità contenga la moviola. Quella che un altro Aldo, (Grasso) definì “la frustrazione massima del dopo-partita”. Però, oh, so’ gusti.

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