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Il Foglio sportivo

Quando Juventus-Milan era una sfida all'Amarone

Roberto Perrone 

Verso il big match della quarta giornata della Serie A. C'è stato un momento, vent’anni fa o giù di lì, che bianconeri e rossoneri la Superlega se l’erano fatta loro in casa

Juventus-Milan è una partita che, all’una o all’altra contendente, ha provocato e provoca amarezze, ma c’è stato un periodo in cui tutte queste venivano affogate nell’Amarone. Che cos’è Juventus-Milan, una domenica di settembre del 2021? Come canterebbe Francesco Guccini “l’estate finiva più nature / vent’anni fa o giù di lì” ed esistevano più certezze (o meno incertezze, volendo) nel calcio e nella vita in genere.

Oggi Juventus-Milan è una partita con due società e due squadre in cerca, se non d’autore almeno di una sceneggiatura convincente. Vent’anni fa o giù di lì, c’erano autori e sceneggiatori e si chiamavano Antonio Giraudo & Adriano Galliani. Erano i tempi lontani in cui le due società non avevano in testa la Superlega ma l’avevano anticipata, in salsa nostrana, creando una Super Alleanza che dominò per un decennio il calcio italiano. Un’alleanza del genere non si era mai vista prima e non si sarebbe mai più vista dopo. Antonio Giraudo & Adriano Galliani erano diversissimi e quindi si completavano. Giraudo metteva paura anche quando ti dava del “tu”. Uno dei suoi collaboratori confessò: “Quando mi convocava Moggi entravo in apprensione, quando lo faceva Giraudo subentrava il terrore puro”. Galliani ha sempre dato del “lei” a tutti, ma era un “lei” confidenziale. 

 

Erano amici? Forse no, ma diventarono solidi sodali. Giraudo era più preparato di Galliani dal punto di vista finanziario, Galliani era il navigato politico calcistico, disponibile, confidenziale (vedi sopra), sapeva trattare con tutti e da tutti era apprezzato. In campo, di questo clima friendly non arrivava nulla, le due squadre se la davano di santa ragione, ma fuori i rapporti tra due grandi club non sono mai stati così sincronici. Juventus e Milan, a parte la parentesi delle romane (2000-2001) hanno dominato il calcio italiano per gran parte degli anni Novanta e fino al 2006, quando la Super Alleanza venne spazzata via della tempesta arbitrale che coinvolse la Juventus, in modo determinante, ma anche altre società, tra cui il Milan. 

Giraudo (con Moggi) ne venne travolto, Galliani se la cavò con qualche mese di esilio. Infatti non si presentò al raduno del Milan del 2006. Allora, l’inizio del raduno estivo era una Messa cantata, ora è un imbarco frettoloso. A celebrare venne quindi inviato Ariedo Braida il direttore tecnico, visibilmente emozionato, quasi commosso. 

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Juventus e Milan, a quei tempi, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche di visione, erano davanti. Avessero resistito, alla Superlega sarebbero arrivati anche prima dei superleghisti del 2021. Entrambi erano convinti che la Serie A e soprattutto le squadre di vertice fossero la parte trainante non solo del calcio, ma di tutto lo sport italiano e questo doveva avere un riconoscimento. La celebrazione del patto avveniva al “Trofeo Berlusconi”, sfida estiva fissa tra Milan e Juventus, un milione di diritti tv a ogni club. 

Qualcuno sosteneva che i due, Giraudo e Galliani, si fossero anche simpatici reciprocamente. Qualcun altro adduceva, come facilitante per l’alleanza, il fatto che nessuno dei due fosse tifoso del club che gestiva. Sulle giovanili simpatie granata di Giraudo esistevano testimonianze attendibili, sull’iniziale fede bianconera di Galliani solo una leggenda. Lui ha sempre smentito e non sono mai stati trovati né testimoni, né pezze d’appoggio.

 

I rapporti, comunque, erano buoni a tal punto che quando Gigi Buffon si infortunò al Trofeo Berlusconi del 2005, i rossoneri mandarono, come compensazione, Christian Abbiati alla Juventus.

Certo, non se le mandavano a dire, prima e dopo gli incroci di campionato (o di Champions League) ma solo per interposta persona. Il sistema era questo. Galliani da una parte e Moggi dall’altra, i due veri responsabili della comunicazione, non si esprimevano mai “tra virgolette”, insomma la Juve non attaccava mai il Milan direttamente o viceversa, ma trasferivano il loro pensiero ai giornalisti che lo riportavano come narratori. Così si salvava la capra (il rapporto) e il cavolo (la polemica). Esempio: la squalifica, con prova tv, di due giornate a Zlatan Ibrahimovic nel maggio 2005, che impedì all’allora attaccante bianconero di giocare la sfida scudetto con il Milan. La Juventus denunciò che una tv (a caso, ahah) puntava una telecamera ad personam su Ibra. Qualche anno dopo Galliani, allo Stadium, sostenne che non facevano vedere, nelle tv in tribuna, gli episodi incriminati. Ma allora la Super Alleanza era già finita. Dopo, comunque fosse andata, Galliani, Giraudo and friends finivano in gloria almeno a tavola, con una cena a base di tartufi. Più di una volta, visto che era uno dei vini dello sponsor, al prezioso tubero venne abbinato l’Amarone. 

Eh no, troppo sovrastante. Ma forse era un riferimento al potere di Juventus e Milan sul calcio italiano. Quello che a livello politico non c’è più e a livello calcistico i rossoneri cercano di recuperare dopo un decennale oblio, mentre i bianconeri, che l’hanno smarrito più recentemente, sperano di ritrovare in fretta. Ognuno per sé, sia chiaro.

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