Luciano Spalletti, allenatore del Napoli 

Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Luciano Spalletti e l'ultimo libro

Alessandro Bonan

L'allenatore del Napoli sa inventare e insieme nascondere, è capace di mistificare al punto giusto da disorientare gli avversari. E la piazza partenopea è la migliore per garantirsi un posto tra i grandi di sempre

C’è sempre, in chi è un lettore appassionato di libri, un timore assurdo: quello di non avere tempo. Non riuscire, nella brevità dell’esistenza, a leggere tutto ciò che altri stanno scrivendo o hanno già scritto, nei secoli dei secoli. Come se la lettura di un momento togliesse spazio ad altre letture, e ad altre ancora, in una spirale infinita, un gorgo dell’assurdo. È un tipo di paura che coglie le persone più in là con gli anni, perché nei giovani, il tempo, è solo un gioco, uno spazio da riempire. Considerando il calcio come un grande libro, immaginiamo certi lettori, un po’ attempati, arrivati alle ultime pagine del loro romanzo. Come Spalletti, ad esempio, uno dei più bravi allenatori italiani. È ancora alla ricerca di un’impresa che scavalchi l’ordinario di una seppur notevole carriera, piena di fama, di soldi e di qualche onorevole soddisfazione.

 

Che cosa sta leggendo Spalletti in queste ultime pagine? Con quale ansia vive questa scrittura? Come vorrebbe che fossero interpretate certe parole? Sono domande che arrivano da una città letteraria, teatrale, affascinante e misteriosa, come Napoli. Spalletti è una maschera sulla scena, dove il dramma si confonde con la farsa, e dove una risata si sovrappone al pianto. Per il momento sembra perfettamente a suo agio. Potremmo dire, osando parecchio visto che siamo solo all’inizio, che questa piazza sia per lui la migliore per garantirsi un posto nel libro dei grandi di sempre. Allena una squadra completa, con forti giocatori in difesa e in attacco. A centrocampo gli manca un filo di talento in più, ma ne possiede abbastanza da poterci costruire sopra un bel ragionamento. Spalletti è in grado di inventare e insieme di nascondere, di mistificare al punto giusto da disorientare gli avversari.

 

Lo ha sempre fatto e bene in ogni contesto in cui si è trovato a lavorare. Il problema, per lui, è quando l’invenzione si fa scoperta e tutti la possono guardare. Luciano Spalletti ha bisogno di lavorare senza che questo accada, procrastinando il più possibile lo svelamento della sua opera. Dentro quel velo, si muove a proprio agio, come un bambino sotto il lenzuolo nell’attimo del dormiveglia. A De Laurentiis il compito di dare al proprio allenatore la giusta protezione, senza tutti quegli estremismi che mettano la squadra in piazza, tra le grida. Al resto penserà lui, l’allenatore, facendo scorrere le ultime pagine del suo romanzo più lentamente. Senza paura di non avere il tempo di leggere se stesso.

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