(foto dal profilo Instagram di Carolina Marcialis)

di padre in figlio

Dopo l'epopea di Fantantonio Cassano, arrivano le serpentine del figlio Christopher

Michele De Feudis

Le vite sportive parallele e opposte dell’ex campione barese e del suo primogenito nelle giovanili dell’Entella

Il talento nel calcio non contempla il nepotismo, ma a volte il genio pallonaro si trasmette di padre in figlio. L’ultima declinazione di una possibile discendenza nell’universo delle scarpette con i tacchetti è quella che vede passare il testimone da Fantantonio Cassano al figlio Christopher, gioiellino di 11 anni, già incardinato nelle giovanili dell’Entella, dove si sta distinguendo come formidabile mini-bomber.

Il genio di Cassano, tarchiato come un hobbit ma per nulla votato alla bonomia della razza tolkieniana, sbocciò sulle chianche bianche di Barivecchia, al civico 5 di Via San Bartolomeo, nel cuore dell’enclave medioevale, set del cult noir di Alessio Viola, “Dove comincia la notte”. Papà assente, mamma Giovanna, bidella, alle prese con gli imprevisti di una vita sul crinale tra legalità e sopravvivenza, Antonio tirava bordate contro le porte dei sottani e si esercitava in dribbling o palleggiando con una lattina nei vicoli dove negli anni ottanta era più facile prendere cattive strade che scommettere su un futuro alla luce del sole. Capitava che il pranzo del futuro campione era un “cugno con le cime di rape”, preparato amorevolmente dalla “signora dirimpetto”, la massaia che abitava a pochi passi dalla sua casa… 

 

Antonio Cassano con la maglia del Bari (foto Ansa)

Christopher ama il pallone come il papà e sta crescendo in un’altra città di mare. Non a Bari, ma a Genova, nel levante ligure, seguito passo passo da mamma Carolina Marcialis, sportiva doc, e dalla nonna Giovanna, senza “incidenti di percorso”. Fantantonio fu cresciuto da Tonino Rana, rabdomante e scopritore di campioncini in erba, con la sua Pro Inter e il campetto in erba nella frazione di Carbonara, dove si arriva con il bus Amtab numero 4, attraverso un lungo viaggio dal centro murattiano (per 40 minuti). Christopher sbarca nella struttura delle giovanili dell’Entella, a Chiavari, accompagnato in auto dal papà Antonio, coccolato dai tweet orgogliosi di mamma Carolina che saluta l’ingresso nella leva 2011.

E’ al secondo anno con noi, prima era nella Academy. L’ingresso nel nostro percorso è motivato dal grande rapporto che c’è tra Cassano e il nostro presidente Antonio Gozzi”: racconta così la militanza nel vivaio del club ligure Manuel Montali, responsabile del settore giovanile dell’Entella. I suoi allenatori, veri maestri di calcio, sono Matteo Menini e Tommy Gilardi, “due  giovani tecnici, che eccellono nell’adottare toni comunicativi adeguati con quella fascia d’età”. Fantantonio era un trequartista, un anarchico d’attacco, un furetto in grado di fare scherzi a qualsiasi difensore, di “sfottere” il proprio marcatore con sberleffi e smorfie che in un baleno diventavano finte, passati filtranti. Al San Nicola come al Bernabeu o al Tardini. Corricchiava caracollando, ma vedeva sempre l’evoluzione del gioco prima degli altri, lesto nel tirare la zampata vincente. 

 

“Christopher ha lo stesso senso del gol del papà - spiega Montali - ma tatticamente è più finalizzatore, ha una attenzione ossessiva verso la conclusione a rete”. E poi il carattere. Fantantonio era un uragano: nello spogliatoio, con i compagni, nel rapporto con gli allenatori e gli staff. “Il piccolo - puntualizza il responsabile del settore giovanile dell’Entella - è molto inquadrato, l’opposto di una testa calda. Anzi è molto “mentalizzato”, sorride, sta bene con i compagni. E i genitori ci confermano che si diverte nell’ambiente Entella, dove gli piace compiere e primeggiare”.

Antonio e Carolina, al di là di qualche foto social, sono molto discreti nel seguire la passione calcistica di Christopher. Il papà lo porta spesso agli allenamenti. Ma poi fa un passo indietro e lì si ferma: “Guarda le sedute - chiosa Montali - e non gli mette alcuna pressione, lo lascia libero”, preferendo il profilo ludico all’ambizione di diventare in fretta un calciatore. A chi assomiglia Cassano jr: “Il gol che ha segnato alla Samp, nel derby Under11, alla Igor Protti? Per i  tifosi baresi - argomenta Montali - può andar bene… E’ un centravanti mobile, mi ricorda più Milito o Sheva”, conclude il tecnico.

L’ultimo capitolo è quello del patron, e qui si scivola nel calcio vintage. A Bari Fantantonio ha avuto la guida di Vincenzo Matarrese, Cassano jr ha Antonio Gozzi: entrambi imprenditori, entrambi tifosi di cuore, tutti e due con un delicato senso di protezione per i piccoli gioielli del vivaio, dove la cura del potenziale calciatore si declina soprattutto nel supervisionarne la maturazione. Matarrese e Gozzi, come Rozzi e Anconetani, icone di un calcio genuino che resiste(va) all’evoluzione turbo dei nostri giorni. Matarrese provava a mettere in sordina le bravate di Antonio, tra scorribande con l’auto prima di avere la patente e bischerate nel tunnel del San Nicola; Gozzi, invece, si informa, compiaciuto per “l’ottima crescita sportiva di Christopher”. Chissà quali sono i pensieri di Fantantonio quando osserva le serpentine del piccolo: di sicuro ne riconosce la classe, ma, in cuor suo, spera che possa esaltarsi senza gli eccessi paterni. Il sogno? Un Cassano jr “salta-birilli”, ma senza “cassanate”…

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