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Il Foglio sportivo

Questa Serie A può essere il campionato più bello

Umberto Zapelloni

L’Italia regina d’Europa riparte senza qualche campione ma con novità che possono regalare sorprese

Se Giambattista Vico giocasse a calcio, quest’anno varrebbe la pena puntare qualche soldino sulla Fiorentina campione d’Italia. Non per Nico Gonzalez, l’acquisto più caro della storia viola. È soltanto un discorso di corsi e ricorsi: lo scudetto 1969, il primo con l’Italia campione d’Europa, lo vinse la squadra viola e quello dopo lo conquistò il Cagliari di Gigi Riva. Corsi e ricorsi nel calcio di oggi però vanno a sbattere contro l’evidenza di una Serie A che finisce sempre nelle mani dei soliti noti. L’ultima vittoria extra Juve, Inter e Milan è quella della Roma nel 2001, arrivata subito dopo la Lazio beatificata dalla tempesta di Perugia. C’erano ancora Agnelli (Gianni, of course), Moratti, Berlusconi e due società appena quotate in Borsa... Era un’altra epoca, un altro calcio. Oggi un Agnelli c’è ancora, ma non è (almeno per ora) la stessa cosa. Se nell’anno in cui il calcio italiano è campione d’Europa dovessimo pensare a una sorpresa si potrebbe fare un solo nome, quello dell’Atalanta che ormai frequenta abitualmente l’Europa dei grandi da dove gli ideatori della Super Lega avrebbero voluto lasciarla fuori.

 

Il primo campionato con calendario asimmetrico e partite trasmesse in streaming (non in bar e hotel dove ha vinto la pax televisiva tra Dazn, Sky e Amazon) e del ritorno del pubblico allo stadio (almeno al 50 per cento della capienza) si presenta però come uno dei più attesi degli ultimi anni nonostante la fuga dei signori di Milano, Donnarumma e Lukaku che erano innamorati di Milan e Inter, ma si sono innamorati in fretta di ben altro. La Serie A ha perso due assi dal suo mazzo, ma il rimescolamento che c’è stato tra le altre carte, soprattutto a livello di allenatori, dà più gusto alla minestra. La fuga di Conte viene coperta dal ritorno di Allegri, Mourinho, Spalletti e Sarri e dalla promozione di Simone Inzaghi su quella che sta diventando la panchina più scomoda della stagione, nonostante lo scudetto sulla maglia. Gasperini e Pioli sono gli unici rimasti al loro posto tra i big. Potrebbero giocare sull’effetto stabilità se non fosse che le loro squadre sono ancora un bel cantiere aperto e ripartono da due nuovi portieri (Musso e Maignan). Per i bookmakers la grande favorita è la Juve di Allegri e non a “corto muso”. Con Milano che per ora schiera gli attacchi più âgée del campionato non è un pronostico difficile, anche se a Napoli contano molto sull’effetto Spalletti.

 

Si parte tra una settimana con la prima giornata spalmata su tre giorni. Dal venerdì al lunedì. Dovremo abituarci. A questo e a tanto altro fino al 22 maggio, giorno dell’ultimo show stagionale. Ferragosto è ancora il giorno dei sogni anche se il sogno più grande se lo è portato via il PSG. Di Messi resterà solo un’ombra proiettata sul Duomo di Milano. Hanno preso tutto loro, ma nel calcio non serve avere il miglior album delle figurine per vincere tutto. Non volevano la Superlega, si sono fatti la Supersquadra.

La Serie A stava tornando a essere il campionato più bello del mondo, un campionato che all’Europeo ha fatto la sua bella figura con 37 gol su 131 totali (escluse le 11 autoreti), ha perso qualche pezzo sul mercato (i già citati Donnarumma e Lukaku, ma anche Romero, Hakimi, De Paul) ma se in Francia hanno una Supersquadra e poco altro, la Serie A ha i campioni d’Europa (a parte Donnarumma, Verratti, Jorginho e Emerson) e potrebbe avere un campionato combattuto fuori e dentro il campo, perché già ci pregustiamo Mourinho nella settimana prima delle grandi sfide. E poi sarebbe un sacco bello se la Serie A diventasse meglio della Premier, tanto per continuare sul canovaccio degli Italians do it better che tanto va di moda a Londra.

 

Resta il problema degli stadi perché anche quest’anno si parte senza nulla di nuovo all’orizzonte. Tante parole, ma pochi fatti. Milano e Roma sono ancora a lì con un tira molla che non è soltanto colpa della politica. Proprio il contrario di quello che ci ha insegnato Mancini con la sua magica avventura di inizio estate. L’Italia campione d’Europa riparte da un torneo dove le partenze di peso sono state più degli arrivi e il mercato più eclatante è stato probabilmente quello dei volti e delle voci televisive. L’Olimpiade giapponese oltre a 40 medaglie e momenti indimenticabili ci ha indicato anche la via televisiva. Gare in streaming e approfondimenti in chiaro. Non ci illudiamo che la Rai possa inventarsi un “Circolo degli anelli” calcistico ed è un peccato, però con Mediaset che si è presa la Coppa Italia e il mercatone di volti e voci tra Sky, DAZN e Amazon Prime qualcosa di nuovo i telespettatori (quando avranno capito che abbonamento fare) se lo aspettano.

Ripartiamo dall’abbraccio di Mancini e Vialli. Da un calcio che ci ha raccontato una storia andata ben oltre un successo straordinario. Un calcio che ha indicato la via ai campioni olimpici, un calcio che ora minaccia di riprendersi tutti gli spazi (e non sarebbe giusto). Ci illudiamo che l’effetto europeo possa durare. Ma alla prima Var non chiamata, al primo rigore ignorato, rischiamo di buttare tutto quello di buono che abbiamo raccolto in questa magica estate italiana. E poi si ricomincerà a litigare per i soldi. Statene certi.

 

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