Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Mourinho, il cavallo libero

Alessandro Bonan

L'allenatore portoghese aveva bisogno di tornare a vivere un amore passionale, molto “italiano”. Ha scelto Roma per rilanciarsi

Come un cavallo di cui non si prevedono le mosse. Pensi di averlo addestrato per bene, eppure all’improvviso scatta, si alza e disarciona il cavaliere. Non un cavallo pazzo: semplicemente mutevole, libero, voglioso di ribellarsi al destino. Questo è José Mourinho nella sua scelta romana, quando a metà della settimana si è dato al mondo con la notizia più sorprendente degli ultimi anni dopo quella di Ronaldo alla Juventus.

 

 

Cristiano e Josè, uguali nell’origine portoghese, diversissimi nella natura. Il primo, che dopo tre anni non dice una parola d’italiano, si muove come un soldatino rosso dentro l’esercito bianconero, e quando segna se ne va nell’angolo a farsi benedire. Il secondo che s’infila nell’idioma come un biscotto nel latte, e dopo averci detto di non essere “pirla”, incoraggia l’ipotesi con un “daje”, per poi abbandonarsi al piacere dell’effetto che fa, abbracciando il prossimo come se stesso. Mourinho ha scelto di tornare in una realtà opposta alla “sua” Milano, e questo è un fatto per nulla secondario. A Roma, città bella quanto esasperatamente dialettica, lo attendono tante parole, di cui da sempre, il Mou, è lo special one. Però uno come lui gioca solo per vincere, altro che chiacchiere, e questo non sarà facile visti gli ultimi risultati: della Roma e personali. Tre esoneri consecutivi sulle spalle sono un peso psicologico enorme per chi fa leva quasi interamente sui sentimenti, ma la scelta della capitale va probabilmente verso quella direzione. Josè ha bisogno di tornare a vivere un amore passionale, molto “italiano”.

 

Una vacanza romana, con l’amata sulla lambretta, messa di traverso a guardare i fori, mentre Roma gli fa una festa preventiva, sulla fiducia che esprime quella faccia da Gregory Peck. Perché non sappiamo bene se Mourinho abbia perduto quel tocco che gli permetteva di entrare nella testa dei suoi giocatori e guidarli al successo, ma di sicuro intorno al suo carisma si può costruire un sogno. E il calcio si alimenta (anche economicamente) sui sogni. Da qui alla loro realizzazione il passo è tutt’altro che breve ma intanto la società Roma s’illumina d’immenso, per come questa scelta ne accresca l’ambizione. Josè Mourinho giocherà un calcio molto pratico, palla sul centravanti e tutti a correre con le lance spiegate, per poi tornare indietro, come l’elastico di una fionda, quando l’attacco è finito. Per questo chiederà a Dzeko di restare, dato che rimane un campione per forza, tecnica e dedizione. Qualcuno ha definito il portoghese superato, senza spiegare bene questo concetto, distratto dal particolare, guardando solamente il cavaliere caduto giù per terra. Dimenticandosi il cavallo che nel frattempo, ha scelto di scappare.

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