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Valentino Rossi cambierà vita? Lascia la MotoGp ma non le corse

Umberto Zapelloni

A fine stagione il nove volte campione del mondo abbandonerà il motomondiale. In MotoGp rimarranno le sue iniziali e il suo numero: VR46. “Non sono felice. Ma non potevo fare altro. Credo sia la scelta giusta finire qui”

“Non sono felice. Ma non potevo fare altro. Credo sia la scelta giusta finire qui”. Valentino Rossi ha detto basta con la MotoGp. Non ne aveva voglia, ma si è dovuto piegare all’evidenza di un’età che ormai andava più veloce di lui. “Mi sono divertito un sacco. Ho vissuto dei momenti indimenticabili. Sono trent’anni che corro in moto e l’anno prossimo cambierò vita. Fosse stato per me avrei continuato altri 25/30 anni, ma non era proprio possibile”. No, non era possibile. Perché Valentino non è uno che può accontentarsi. Lui ha scritto la storia del Motomondiale e non era possibile vederlo più vicino agli ultimi che ai primi. Non si divertiva più neppure lui a restare in coda al gruppo. C’era chi era disposto a ricoprirlo ancora d’oro per continuare. Ma ha capito che non era il caso. Correranno per lui la sua squadra e i suoi ragazzi, la sua academy è l’eredità più bella che lascia al motociclismo tutto.

“È stata una decisione difficile, ma nello sport i risultati fanno la differenza. È stato difficile decidere, avrei potuto continuare con la mia squadra e mio fratello. Ma questa alla fine è stata la decisione giusta. Ho ancora mezza stagione. Nove dieci gare da correre. Sarà difficile salire in moto per l’ultima volta”

“Ai miei tifosi devo dire che ho sempre dato il massimo in questi 25 anni. Ho sempre dato tutto per restare al top. È stato un lungo viaggio insieme. Molti dei miei fans sono nati quando io correvo già. È stato grandioso perché mi hanno dato sostegno da tutto il ondo, qualcosa che ha sorpreso anche me, ma mi rende orgoglioso. Ci siamo divertito insieme”.

“La decisione presa durante la stagione. Avevo detto che avrei deciso durante la pausa estiva ed è stato così. All’inizio avrei voluto continuare ma dovevo capire se ero abbastanza veloce. I risultati non sono arrivati e gara dopo gara ho deciso…”

“Amo correre con le auto e dall’anno prossimo credo correrò con le auto. Non ho ancora deciso, ma io mi sento un pilota e lo resterò per tutta la via. Non sarà allo stesso livello, ma mi divertirò ancora”

“Mi spiace solo non aver vinto il decimo mondiale, l’ho perso due volte all’ultima gara, credo che me lo sarei meritato”

La storia mondiale di Vale era cominciata nel 1996, ma la sua storia di pilota era cominciata con le minimoto quando era ancora un bambino. In 26 anni di campionati ha vinto 115 gare (l’ultima il 25 giugno 2017 in Olanda) e 9 titoli iridati. È stato il più grande pilota italiano dell’era post Agostini e con l’inossidabile Ago si gioca il podio dei migliori piloti del mondo di ogni epoca. Con Vale la moto è uscita dai circuiti, è andata oltre i confini degli appassionati. Basta passeggiare tra i social per vedere quanta disperazione ci sia tra i suoi tifosi. La gente aveva imparato ad amarlo e aveva incominciato a amare il motociclismo per lui. Dall’anno prossimo saremo tutti un po’ più soli. Quando si ritira un campione, un campione più grande del suo sport, siamo tutti un po’ tristi. Valentino forse ha aspettato un anno di troppo, ma l’anno scorso è stato un anno a metà e quindi non conta. Alla fine ha fatto la scelta giusta. Avrebbe potuto continuare. Ma non avrebbe potuto continuare come ci aveva abituati dal 1996. Non era più là davanti a lottare per vincere e davvero non si sarebbe più divertito. Il mondo oggi gli dice grazie. Non potrebbe essere altrimenti perché il motociclismo oggi è diverso da quello che c’era prima di lui.

“Sono stato per le moto quello che Tomba è stato per lo sci. Non è bello che sia io a dire che sono come Michael Jordan. Ditelo voi. Però è incredibile e speciale che io sia conosciuto e amato in tutto il mondo. Credo che aver portato tanta gente a seguire il motomondiale sia uno dei miei risultati più belli. C’era gente che la domenica si divertiva seguendo le mie gare. Forse per questo sono diventato una leggenda. E tutto questo affetto è stata l’emozione più grande”.

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