La seconda botta austriaca di Verstappen a Hamilton

Fabio Tavelli

L'olandese della Red Bull ha dato l’impressione di non poter essere nemmeno avvicinato. Ora sono 32 i punti di vantaggio sull'inglese. La Ferrari ha raccolto in gara più di quanto aveva fatto in qualifica

Il giallo che per anni è stato il colore dominante quando nel Motomondiale era Valentino Rossi a eccitare le folle è diventato l’arancione per il delirio in favore di Max Verstappen. Un tifo caldo, colorato, da stadio di calcio. Max sa toccare le corde della passione e vince una gara d’altri tempi, quasi noiosa per lui che sta davanti dal semaforo verde fino alla bandiera a scacchi senza mai dare l’impressione di poter essere anche solo avvicinato. Due gare in Austria e un destro-sinistro al costato di Hamilton, giù dal podio nella prima gara dopo il rinnovo del contratto. In classifica il tulipano vola a +32.

Nel 2016 il gap tra il Re Nero e Nico Rosberg, che avrebbe poi conquistato il titolo, era stato al massimo di 36 punti. Ma dopo 3 gare, con una vita a disposizione per recuperare. Ora invece siamo a nove turni su ventitré (sempre che si riesca a metterle tutte in calendario), con un’inerzia che solo due colpi di magia a Silverstone e Ungheria da parte di Hamilton potrebbe essere invertita.

Era dai tempi dei trionfi di Sebastian Vettel che la Red Bull non era così dominante. Cinque vittorie consecutive, quattro con Verstappen e una con Perez. Ma se quella del messicano, pessimo in Austria2 con due penalità da 5 secondi per aver ostacolato prima Norris e poi Leclerc, è sembrata episodica e frutto di un colpo di fortuna, quelle di Verstappen sono di una luce cristallina e abbacinante. Mercedes ha lasciato strada a Bottas quando era chiaro che Hamilton non sarebbe riuscito non solo ad avvicinare l’olandese ma nemmeno a tenere dietro il meraviglioso Lando Norris (ultime cinque gare per lui due terzi e tre quinti posti).

La Ferrari ha raccolto in gara più di quanto aveva fatto in qualifica. La strategia è figlia di una debolezza ma anche di due forze. La debolezza è quella complessiva del prodotto, che impone a chi l’ha costruito di trovare un compromesso a causa del fatto che la macchina se va bene in qualifica poi paga in gare. E viceversa. La doppia forza sono i piloti, unica vera nota positiva per il Cavallino. Sainz da tre gare sta davanti a Leclerc ma è anche vero che il monegasco senza la ruotata di Perez forse non avrebbe pagato dazio. La lotta con la McLaren per il terzo posto nel campionato costruttori continua. La storia della rossa è puntellata di sfide leggermente più esaltanti. Ma questo è un disco che dovremo ascoltare fino a dicembre. Il vero Mondiale per la Ferrari è quello che si svolge nel segreto dei laboratori degli ingegneri di Maranello per lo sviluppo della vettura del prossimo anno. Molto prima, tra quindici giorni, via libera alla grande novità di stagione: le qualifiche con la gara “sprint race”. Una piccola sfida da 100km per stabilire la griglia di partenza di un Gran Premio che si intuisce in salita per la Ferrari. Poi arriverà un circuito meno severo, l’Ungheria, e quindi la pausa estiva. Nella quale il vantaggio di Red Bull e Mercedes sul resto del plotone sarà oceanico.

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