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3-0 all'Olimpico nella gara inaugurale

Euro 2020, Italia bellissima, battuta alla grande una piccola Turchia

Piero Vietti

Il primo tempo è un urlo, “rigore!”. Poi arrivano l'autogol di Demiral, il gol di Immobile e quello di Insigne. Possiamo aspettare sereni la Svizzera, cercando di non suicidarci

Quando a dieci minuti dalla fine Belotti e Chiesa sostituiscono Insigne e Immobile ci si rende conto una volta di più che il potenziale offensivo della Nazionale di Roberto Mancini è tanta roba. Eppure dopo il primo tempo il cinismo che prende il tifoso italiano medio durante le grandi competizioni ci aveva sussurrato all’orecchio che qualcosa là davanti non andava: 45’ a premere sulla trequarti turca – pompata, forse apotropaicamente, un po’ troppo nelle presentazioni della vigilia – e nessun pericolo dai nostri attaccanti. Insigne anzi si mangia un gol alla Insigne, il più pericoloso è Chiellini, encomiabile per tutta la partita.

Il primo tempo è un urlo, “rigore!”, ripetuto almeno tre volte. I telecronisti si affrettano a spiegarci che il fallo di mano è cambiato, che quello che una volta fischiavano non lo fischiano più come non fischiavano prima di fischiarlo. Noi afferriamo poco, scherziamo sul fatto che i turchi sono otto-mani e ci emozioniamo persino per il coro “aaaaaa merda!” che i tifosi italiani fanno a ogni rimessa dal fondo del portiere turco. “I nostri giocatori non sono più abituati a giocare con il pubblico”, avverte paraculescamente Bergomi in telecronaca.

I turchi difendono in massa, l’assedio dell’Italia è incredibile ma non porta frutti. Il secondo tempo inizia con uno spavento, Spinazzola che non ha mai smesso di correre salva un contropiede, e dato che l’Italia non segna ci pensa la Turchia: autogol di Demiral e partita in discesa. Di Lorenzo sembra Spinazzola, gli Azzurri in bianco arrivano sul fondo, cercano la giocata sempre, Mancini si toglie la giacca inguardabile che indossava a inizio partita, ha lo sguardo abbacinato e il ciuffo perfetto. Barella è ovunque, Immobile raddoppia in mischia, urla qualcosa alla telecamera, noi sogniamo e già pensiamo che altre volte avevamo iniziato bene un Europeo e poi…

La seconda parte del secondo tempo è puro esercizio di bellezza, il pubblico accompagna i passaggi con gli olè, si capisce che l’emergenza è finita quando sugli spalti inquadrano due imbecilli vestiti da Mario e Luigi (quelli del videogioco). L’allenatore turco non ci capisce più niente, lo inquadrano sfatto mentre rutta a bordocampo guardando Jorginho che ricorda a tutti perché ha appena vinto la Champions League con dribbling e passaggi sontuosi. Fabio Caressa ci spiega la vita con la metafora dell’amicizia tra Immobile e Belotti (il Gallo corre dalla panchina ad abbracciare l’amico Ciro, la retorica sulla squadra unita al di là dei ruoli è servita). Più passa il tempo più ci si accorge che la Turchia non è niente di che, ma questa Italia gioca divinamente.

Alla fine pure Insigne segna con un gol alla Insigne. Finisce 3-0 per gli azzurri. Tutto è al suo posto e possiamo aspettare sereni la Svizzera, cercando di non suicidarci.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.