il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

La sintesi del tutto

Alessandro Bonan

Allegri torna alla Juventus. L'Inter sostituisce Antonio Conte con Simone Inzaghi. Il rincorrere affannoso dietro gli allenatori, a cui si danno soldi ed importanza come mai nella storia del calcio

Ormai siamo alla sintesi, che costa molto più del contenuto. Altro non è, questo rincorrere affannoso dietro gli allenatori, a cui si danno soldi ed importanza come mai nella storia del calcio. Ai giocatori non resta che guardare, accontentandosi del ruolo di comparsa. Allegri torna alla Juventus con il suo calcio scomposto, picassiano, dove vale tutto e nulla a seconda degli stati d’animo. Se parliamo di sintesi, Allegri ne è il principe, tanto da esprimersi con la tipica sottrazione dei toscani. E accipicchia se ci sorprende il “revanchism” del livornese, pronto a ributtarsi nella trincea per vincere una guerra così difficile. Anche se Sarri dopo di lui ha lasciato una polvere di stelle spazzata via da Pirlo e i suoi capelli, e a Max non resta che ritornare a vincere con o senza Ronaldo: chiamato da qualche irrispettoso “il cavolo a merenda”. A ognuno la propria panchina, nuova o usata.

All’Inter stanno facendo i conti della serva, perché il denaro speso ha provocato un fiore grande come un albero. Ma mentre i cinesi affastellano gli spiccioli, gli scappa via qualcosa, circa sette milioni di euro da mettere nel taschino di Antonio Conte, con quella sbrigatività con cui si lascia la mancia al cameriere. Scusate, domanda l’uomo della strada, è mai possibile? Se c’è la crisi andava bene anche una pacca sulla spalla. Ma si vedeva dal giorno della festa che Zhang non era al massimo, con lo sguardo malinconico di chi avrebbe voluto abbandonare gli invitati prima ancora di tagliare la torta. Che cosa lascia Conte? Una splendida squadra con una grande mentalità. Che cosa troverà il suo sostituto? Difficile rispondere senza sapere che cosa voglia dire fino in fondo questo risanamento di cui tanto si chiacchiera. Intanto la scelta di Inzaghi sembra essere tra tutte la migliore. Si parla di un giovane che è stato bravo in panchina da subito, senza bisogno di superare troppe prove di attitudine. È dotato di stoffa spugnosa, nella misura in cui sa assorbire la critica e poi cancellare gli eventuali errori commessi. Gioca un calcio pratico (brutto aggettivo di questi tempi ma rimedio subito) e al tempo stesso logico. L’equilibrio attacco-difesa non gli manca, esprimendo una delle migliori transizioni della serie A. Se ha perso qualche partita di troppo è perché il dietro non era all’altezza del davanti, dove però giostravano quattro fenomeni. Ecco è quel “però”, la timida parola di cui non è possibile far senza. Al calciatore restituiamo il contenuto, al mister il suo riassunto. Il resto sono i fatti, di cui ci manca ancora il minimo riscontro. 

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