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I tifosi che tornano allo stadio, l'Europeo e la Superlega. Parla Gravina

Il presidente della Figc racconta all'evento del Foglio la stagione calcistica che si è appena conclusa

Dopo l’iniziale scetticismo sulla reale possibilità di portarlo a termine, il campionato 2020-’21 si è concluso senza intoppi, anzi è stato forse uno dei più belli, appassionanti e incerti degli ultimi anni. Gabriele Gravina, presidente della Federazione italiana giuoco calcio, la Figc, intervistato da Piero Vietti racconta all’evento del Foglio la stagione che si è appena conclusa. “Al momento della ripartenza per definire la chiusura del campionato della stagione 2019-’20, avevo lanciato un allarme sulle difficoltà del campionato che avremmo dovuto affrontare nella stagione successiva. Le preoccupazioni erano sulle difficoltà economico-finanziarie legate a una pandemia ingovernabile in quel momento. Alla fine, il risultato è stato straordinario. Grande preoccupazione durante lo scorrere delle partite, ma domenica dopo domenica il campionato è stato sempre più avvincente, c’è stata incertezza fino all’ultimo minuto, ho visto gioire alcuni calciatori che cercavano di capire il risultato alla radio di altre partite in contemporanea. Unico neo, l’impossibilità della partecipazione dei tifosi”. 


Adesso gli Europei. Due sfide da vincere: riportare i tifosi negli stadi e spingere in avanti il più possibile l’Italia di Mancini. Siamo pronti? “Sì, la struttura organizzativa della nostra Federazione sta dando grandissima dimostrazione di capacità e di efficienza. Siamo determinati nel garantire la massima tutela della salute, non solo dei protagonisti in campo ma anche del pubblico che potrà finalmente partecipare a questo importante evento. Il 25 per cento di partecipazione dei nostri tifosi sarà un fatto esplosivo perché non saremo più abituati a tanto entusiasmo dentro agli stadi. Ma sarà un valore aggiunto per la competizione sportiva. Quel calore che è mancato per riconoscere fiducia ed entusiasmo, che vogliamo continuare a coltivare e a proiettare verso il futuro. Manca la ciliegina che stiamo inseguendo da tantissimi anni, con l’auspicio che possa essere conquistata in questa occasione. Ma l’azzurro della nazionale ha già trionfato, perché il progetto sta andando avanti, fondato su questo rinascimento anche culturale da parte di chi ha impostato una progettualità nuova. Come Roberto Mancini, al quale è stato dato un attestato di fiducia e stima da parte della Federazione, allungando il contratto fino al 2026”. 
Il tentativo della Superlega ha fatto emergere un problema: molti club sono in rosso, la prospettiva di fallimento per alcune società non è così remota. Il presidente Gravina ha dato vita a un tavolo anticrisi per il calcio italiano, ha avanzato una serie di proposte per renderlo più sostenibile. Ce le può sintetizzare? “Le società che hanno aderito alla Superlega sono tra le più indebitate nel mondo e ritengono che, con un progetto alternativo alle attuali competizioni, possano avviare un percorso che mira a incrementare le risorse e trascurano la politica di contenimento dei costi. Noi su questo dobbiamo fare una riflessione. Nell’ambito del libero mercato le società devono puntare a valorizzare il loro brand e il loro prodotto. Ma non bisogna dimenticare che questo posizionamento sul mercato, senza il contenimento dei costi non serve a nulla, anzi peggiora la situazione. Dunque la proposta che ho portato in Consiglio federale e che diventerà norma il 9 giugno, punta a mettere sotto controllo la politica dei costi in una maniera molto semplice: non potendoci ispirare al salary cap, perché potrebbe entrare in rotta di collisione con  disposizioni normative a livello Ue, l’idea è di porre un limite di non superare i costi della stagione ’20-21 nella stagione ’21-22. L’auspicio è che nella stagione ’22-23 si scenda al 90 per cento e  all’80 per cento nella successiva. Poi cercheremo di sensibilizzare i cosiddetti ‘mezzi di produzione’, cioè i calciatori. Noi non possiamo pensare che il costo del lavoro incida con delle percentuali così alte in rapporto al valore della produzione, al netto delle plusvalenze. Tutti devono fare dei sacrifici. I dirigenti devono fare maggiore attenzione alla politica dei ricavi e dei costi”. 

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