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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Serie A, giù il sipario

Che cosa succederà nell’ultima giornata di campionato? Quello che accadrà in campo interessa soprattutto a chi a bordo campo non c'è ma potrebbe tornare presto

Il teatro è nuovamente gremito, il virus è stato messo in disparte nella zona riservata agli ospiti sgraditi. Si abbassano le luci, progressivamente, il chiacchiericcio si riduce prima in brusio e poi in silenzio. Si notano in prima fila, spettatori più o meno conosciuti. C’è Sarri, che guarda curioso sotto gli occhiali appannati. Che cosa succederà sul palco nell’ultima giornata della Serie A? Con lui altri tre toscani da un po’ fuori dai giochi: Allegri, Spalletti e Mazzarri. Poi, nelle file retrostanti, si distinguono i vari Maran, Di Francesco, Giampaolo, Liverani e tutti quelli rimasti senza lavoro dopo un inizio di stagione in panchina. Guardano gli ultimi novanta minuti con un pizzico di nostalgia mista a risentimento verso se stessi per gli errori commessi. Hanno allenato male squadre costruite peggio da dirigenti e presidenti, pagando il prezzo dell’esonero. Che ne sarà di loro?

L’attesa cresce fino all’apertura del sipario. Entrano i protagonisti. Un applauso fragoroso accoglie Antonio Conte, il quale risponde con l’inchino. Di lui si sa che ha vinto con l’insistenza ossessionante di chi è fanatico del successo. Dietro quell’agitarsi forsennato in panchina, il fremito di un grande leader. Poi, ballando sulle punte, si presenta Gasperini. Volteggia sulla scena toccando ogni centimetro del palco. Si muove come la sua squadra, in lungo e in largo. Il pubblico si alza e grida “bravo!”, lanciando fiori. All’improvviso si girano le quinte, cambia la scena, mentre in sottofondo si leva un rumore di pioggia che rende alta la tensione. Annunciati da un lampo, entrano Gattuso, Pioli e Pirlo, sovrastati alle spalle da ombre tremolanti. Si notano distintamente Ibrahimovic con il suo chignon, Agnelli che indossa una cravatta bianconera e De Laurentiis con i suoi classici occhiali scuri. La platea mugugna. Gattuso fa un passo avanti e recita una poesia che parla di amore e tradimento, ma si conclude con l’immagine di un abbraccio. E’ un testo molto toccante e infatti gli uditori si commuovono. L’occhio di bue si sposta su Pioli. L’allenatore del Milan si guarda attorno diffidente e poi si mette a dialogare con una voce indistinta fuori campo. È un confronto inizialmente lento che termina serrato, con una discussione. Pioli se ne va a testa alta, il pubblico commenta e si divide. Prevalgono gli applausi, che coprono qualche sparuto fischio piovuto dal loggione. Rimane Andrea Pirlo, tutto da solo. Si volta e guarda l’unica ombra rimasta sulla scena. C’è una cravatta che debolmente sventola e poi si stacca dal collo del suo padrone. Pirlo, interdetto, rimane immobile, senza accorgersi che nel frattempo è calato il sipario in un teatro ormai completamente vuoto.  
 

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