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Il Foglio sportivo

Dove va Manuel Bortuzzo

Mario Leone

 "Quella notte mi hanno tolto tanto, ma ho la vita". La voglia di vivere del nuotatore che sogna le Paralimpiadi 

"Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”. Manuel Bortuzzo legge ogni giorno questa frase, scritta sulle pareti del suo appartamento a Roma dove vive con il padre Franco da quando, due anni fa, un colpo di pistola ha tranciato il suo midollo e tanti sogni. Con lui, anche un gatto che disturba la nostra chiacchierata via Zoom. L’iPad poggiato sulle gambe cattura dal basso un tronco statuario, braccia e spalle che raccontano di giornate spese in acqua a solcare le corsie di una piscina, e il soffitto bianco che scorre mentre cerca la posizione ideale per fare due chiacchiere.

 

Ostia, 2 febbraio 2019. Manuel trascorre una normale serata con la sua ragazza. D’improvviso delle urla, qualche minaccia lanciata da una moto in corsa e poi lo sparo. Un terribile scambio di persona che ti stravolge la vita. Un imprevisto che è anche una sentenza: paralisi completa degli arti inferiori. “L’avevo capito – dice al Foglio Sportivo – quando nel letto provi a girarti e non ce la fai, è tutto chiaro”. Le gambe non vanno.

 

 Manuel la chiama “quella notte”, non la nomina diversamente, nemmeno durante l’intervista. Nel giro di pochi giorni gli viene salvata la vita e comunicata la sua nuova condizione. “Quello che mi è successo – dice – non è un fuori programma. Fa parte della vita. C’è il dolore, la fatica. Sono tutte parti della stessa cosa che si chiama vita. Questa consapevolezza, ora, mi fa vivere senza angoscia anche rispetto alla possibilità della morte”. Nel suo libro “Rinascere” (Rizzoli), lo racconta e si racconta senza infingimenti, descrivendo tutto il suo percorso umano e sportivo.

 

Nel 2013 Manuel Bortuzzo ha quattordici anni e per la prima volta si qualifica ai Campionati italiani. Il suo nome inizia a girare nel settore e per la prima volta compete in una manifestazione di alto livello. Manuel nuota male (“avevo sottovalutato il fattore emotivo e mentale”) ma capisce che deve cambiare squadra e metodo di allenamento. Dopo tanti sacrifici, i primi risultati: nel 2015 ai Campionati giovanili vince l’oro nei 1.500 stile libero con un tempo di 15’27’’61. Conquista anche il bronzo nei 400, arrivando a due centesimi dal secondo classificato e quattro dal primo. Capisce che le sue gare sono quelle “lunghe”, dove bisogna avere ritmo, testa e grande capacità di sopportare uno sforzo prolungato nel tempo. Una sorta di profezia di quella che sarà la sua vita nel prossimo futuro. Tra i record che l’atleta conserva ancora, c’è quello sui tre chilometri che percorre in 32’23’’. La carriera di Manuel è anche costellata di infortuni: a quel fortunato 2015, seguiranno due anni da cancellare. Prima un incidente in moto lo ferma per tutto il 2016, poi nel 2017 una sorta di blocco mentale lo fa allenare poco e male. Quando sta per mollare tutto, il ragazzo ritrova Stefano, il suo primo allenatore, confidandogli le difficoltà che sta attraversando. “Datti un’ultima possibilità – gli dice Stefano – lascia Mestre e vai a Roma”. Manuel non ci pensa due volte. Il primo anno si allena con Alfredo Caspoli ma è l’anno successivo che avviene il grande salto. Per una serie di strane coincidenze, entra in contatto con Stefano Morini, allenatore federale a Ostia di una squadra dove spiccano i nomi di Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti. Bortuzzo diventa uno di loro. Iniziano giornate fatte solo di acqua, cloro, palestra e riposo, giornate di ritrovata stabilità psicofisica nelle quali si apre il sogno dell’Olimpiade di Tokyo 2020. “Quella notte” arriva violenta, paralizza le gambe ma “non ha cambiato la mia testa. Quella di uno sportivo non si cambia anzi mi sta aiutando a rimettermi in piedi. La mentalità dell’atleta ti permette di fare sacrifici senza lamentarsi. Essere consapevole dei propri limiti, definire bene gli obiettivi, saper aspettare le cose. Per assurdo, ‘quella notte’ mi ha donato ancor di più questa consapevolezza”. Qualcosa però te l’ha tolto? “Delle cose pratiche: le Olimpiadi o il desiderio di entrare nell’esercito. Tutto quello che dipende dalle gambe. Ma ho gli amici, la famiglia e soprattutto la vita”. Il parlare di Manuel è sicuro e non costruito, anche perché a ventidue anni o sei un attore provetto oppure certe cose le vivi veramente. Gli chiediamo cosa conta nella vita e lui ribadisce: “Vivere. Non importa come, quando, perché tutto il resto è aggiunto. Fa parte di un percorso. Spesso non ci sono risposte alle domande e non sempre tutto deve avere una spiegazione. Ci sei, puoi vivere, questo è quello che conta”.

 

Lo ripete spesso ai tanti studenti che incontra in giro per l’Italia. Lui che era definito un modello, tutto scuola e sport, con la naturale propensione per l’arte, nata guardando “Notte stellata” di Van Gogh. Invitato nelle scuole, racconta la sua vita a persone che hanno appena qualche anno in meno di lui. “Nei ragazzi scorgo una curiosità – continua – il desiderio di scoprire cose nuove, sognare in grande. Spesso però sono bloccati dalla paura del futuro e dalle situazioni contingenti. Cerco di far capire loro che sono unici non solo perché persone diverse ma per quello che desiderano. Sentirsi incoraggiati dà loro fiducia”. 
Tra gli studenti che Manuel incontra, ci sono tanti sportivi, ragazzi che si dividono tra scuola e pressanti sedute di allenamento. “Lo sport per i ragazzi è vitale e ci sono tanti con il coraggio di sognare”. E Manuel Bortuzzo cosa sogna? “Sognare senza adoperarsi per realizzare quel sogno non serve a nulla. Io sogno di poter tornare a camminare e sto facendo l’impossibile per realizzarlo”. E se non accadesse? “L’ho messo in conto ma l’averci provato con tutto se stessi ti offre una consapevolezza che ti permette di affrontare qualsiasi possibilità”. 

 

Cala un po’ di silenzio. Manuel allontana il gatto che si inserisce curioso nel nostro dialogo. Ci stiamo salutando quando provo a chiedergli se ci sono progetti sportivi. Poche settimane fa ha pubblicato una story su Instagram che “cattura” un modulo per tesserarsi alla Federazione Italiana Nuoto Paraolimpico. E’ il preludio alle Paraolimpiadi che si terranno dal 24 agosto a Tokyo? Sorride. “C’è qualcosa di grosso ma finché non ho notizie certe non dico nulla”.

 

 


 

Una versione più ampia di questa intervista è uscita nell’edizione di venerdì 16 aprile di “La classe non è acqua”, la newsletter sulla scuola a cura di Mario Leone. Per riceverla basta iscriversi qui

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