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Cosa aspettarsi dall'Italia agli Europei Under 21

Federico Giustini

Molte sono le assenze illustri a causa impegni con la Nazionale maggiore tra le squadre che in Slovenia e Ungheria si giocano la qualificazione per le final eight di maggio e giugno. La squadra scelta dal ct Nicolato è una fotografia del nostro campionato

Polarizzato tra chi chiede più europeismo nella proposta di gioco e chi, viceversa, inneggia a un più prosaico ritorno alla vecchia tradizione, il dibattito sui malanni del calcio italiano ha ritrovato fervore dopo l’eliminazione di quattro delle cinque squadre italiane dalle coppe europee. Il coraggio di scommettere sui giovani calciatori di talento è una delle questioni più trattate. Ci si è interrogati sulle condizioni strutturali che possano favorire la loro affermazione una volta arrivati nella squadra Primavera, ragionando (neanche troppo convintamente) sull’opzione delle seconde squadre.

La titolarità di Jamal Musiala, classe 2003 del Bayern Monaco, nell’ottavo d’andata contro la Lazio, aveva già imposto un momento di riflessione su quanto all’estero questo processo risultasse meno farraginoso. Questo trequartista appena diciottenne non prenderà parte agli Europei Under 21 che cominciano oggi: il ct tedesco Loew lo ha convocato con la nazionale maggiore in vista delle gare di qualificazione a Qatar 2022. Quanto agli azzurrini, dei 23 scelti dal ct Nicolato per questa fase a gironi, che prevede tre partite in sette giorni (con le final eight tra fine maggio e inizio giugno), c’è un solo calciatore ad aver già esordito in Champions League: è lo juventino Frabotta, subentrato nei 14 minuti finali della trasferta di Budapest con il Ferencvaros.

  

Premettendo che ad andare in campo non sono mai cifre e statistiche, qualche numero può però restituirci una fotografia della continuità d’impiego e del peso specifico delle occasioni offerte ai migliori prospetti italiani. Serve a poco il raffronto con la Under 21 francese, autentica corazzata della rassegna, e il cui valore della rosa è secondo Transfermarkt superiore ai 462 milioni di euro, che potrà contare su tutti i migliori talenti nati tra il 1998 e il 2002 (tranne Aouar e Diaby, defezioni dell’ultim’ora per guai fisici). Una sola eccezione, quel Kylian Mbappé per il quale l’epoca dell’Under 21 non è mai esistita malgrado possa ancora far parte della squadra allenata da Rypoll. Tra i 23 componenti della spedizione transalpina, sono 12 quelli che hanno già ascoltato la famosa musichetta che risuona prima delle partite dell’Europa che conta (per un totale di 62 gettoni, playoff inclusi).

  

La Italia si gioca molto già oggi contro l’insidiosa Repubblica Ceca. Sabato la sfida con i campioni in carica della Spagna, martedì 30 l’incontro con i padroni di casa della Slovenia (che organizzano la rassegna con l’Ungheria). Non ci saranno Locatelli, Donnarumma, Bastoni, Kean e l’infortunato Zaniolo, ormai tasselli fondamentali della Nazionale maggiore, ma questo è un problema che Nicolato condivide con i suoi colleghi. Osservando le rose delle sette principali rappresentative, stando al ranking Uefa per nazioni, spiccano assenze di peso un po’ dappertutto: Stengs, Malen e Gravenbergh tra gli olandesi; Havertz, Musiala e Wirtz tra i tedeschi; Dani Olmo, Ferran Torres, Pedri, Eric Garcia e Bryan Gil (oltre a Fati, out da novembre) tra gli spagnoli; gli inglesi James, Rice, Mount, Foden, Saka e Bellingham agli ordini di Southgate; Joao Felix, Pedro Neto e Nuno Mendes tra i portoghesi.

 

Per Nicolato, abituato a far fronte a svariate emergenze in questo tormentato biennio, si prospetta un ulteriore stress test. Oltre agli infortunati Sottil, Adjapong e Pellegrini, ha perso anche Pinamonti (bloccato dall’ATS). La sua squadra è quella meno esperta, gare giocate alla mano, tra le sette big d’Europa: con i loro club gli azzurrini hanno accumulato meno presenze di tutti nella massima divisione dei campionati nazionali (387 in totale, contro le 532 dei pari età tedeschi, le 1170 degli olandesi, le 1462 dei francesi, le 719 degli spagnoli, le 721 degli inglesi, le 653 dei portoghesi) e più partite di tutti gli altri nelle leghe di seconda divisione (806 i gettoni messi assieme dagli italiani in Serie B, 722 per gli Under 21 della Germania, 280 per l’Olanda, 160 per la Francia, 679 per la Spagna, 702 per l’Inghilterra, 661 per il Portogallo).

Il valore orientativo della rosa italiana (124,5 milioni di euro stando a Transfermarkt), è superiore solo a quello della squadra tedesca (106,2 milioni), che è composta però da calciatori più grandi d’età: tredici classe ’98 a fronte dei soli tre (Marchizza, Maggiore e Cutrone) chiamati da Nicolato. Ben dieci dei 23 azzurri sono nati nel 1999, sei nel 2000, due nel 2001, due nel 2002.

Nonostante una rappresentativa italiana non vinca un titolo giovanile dal 2004 (l’ultima fu l’Under 21 di Gentile), le recenti performance delle nazionali azzurre sono piuttosto incoraggianti: l’Under 17 ha raggiunto due finali europee tra il 2018 e 2019; lo stesso ha fatto l’Under 19 nel 2016 e nel 2018; l’Under 20 è arrivata terza al Mondiale 2017 e quarta due anni dopo. Dieci dei 23 chiamati due anni fa da Di Biagio agli Europei fanno ora fanno parte del gruppo allargato di Roberto Mancini. Ma tra quei convocati solo in tre (Bonazzoli, Montipò e Tonali) militavano in quel momento in una squadra di Serie B, mentre ora sono undici.

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