Laura Strati (Fabrizio Corradetti - LaPresse) 

lavoro e sport

Il sogno olimpico passa anche dall'ufficio. La storia di Laura Strati

Giorgio Coluccia

La campionessa veneta di salto in lungo: "Al mattino si comincia presto tra riunioni, ricerche di mercato e telefonate con i clienti in Spagna”. Nel pomeriggio si va in pedana, per un volo con vista su Tokyo 2021

Sognando Tokyo con un contratto part-time. Non soltanto pedana, allenamenti e palestra. “La pandemia mi ha fatto perdere il sostegno degli sponsor, così mi sono dovuta trovare un lavoro. Al mattino faccio vita da ufficio, al pomeriggio faccio l’atleta all’Acquacetosa di Roma”. La storia atipica in un panorama sportivo italiano messo a dura prova dal virus, arriva da Laura Strati, campionessa veneta di salto in lungo, in corsa per un posto ai Giochi Olimpici. In bacheca ci sono sette titoli italiani, quattro indoor e tre outdoor, ma anche due lauree, la conoscenza di tre lingue diverse e alcune esperienze all’estero nel campo delle Relazioni internazionali. Il suo curriculum è stato selezionato dalla storica ditta casearia Brazzale per il dipartimento export, con la necessità di seguire l’espansione dell’azienda soprattutto verso la Spagna. “Un’esperienza stimolante, adatta alle mie esigenze da sportiva. Il contratto è di un anno, alla base c’è il sostegno essenziale per provare a raggiungere la mia prima Olimpiade” dichiara Laura, classe 1990, ripartita a gennaio con il 6,66 di Ancona, record personale indoor. 

   

Il suo picco rimane il 6,72 strappato ad Avila nel 2017, anno in cui è iniziata ufficialmente l’operazione Tokyo, messa poi a repentaglio quando è venuta meno la borsa di studio della Fidal e quando il sostegno della squadra civile, l’Atletica Vicentina, non era più sufficiente. Il nuovo lavoro fa il paio con il trasferimento a Roma avvenuto nell’ottobre 2019, per allenarsi con il nuovo coach Paolo Camossi, che segue anche una punta di diamante come il velocista Marcell Jacobs. L’obiettivo rimane quello di strappare il 6,82 per avere certezza di rientrare nella spedizione giapponese: “Si tratta di un minimo piuttosto alto. In alternativa non so ancora se verrà abbassato o se potrò puntare sul ranking fra le prime trentadue al mondo, ma fino a giugno continuerò a provarci con tutta me stessa. Come ho sempre fatto, tra tanti sacrifici dovuti alla necessità di dover conciliare studio e sport. Nonostante tutto ho voluto fare affidamento soltanto sulle mie forze, sulla volontà di farcela, a prescindere dagli impegni e dagli infortuni alle caviglie, che spesso non mi hanno consentito di esprimermi come volevo. La magnetoterapia, che mi porto sempre dietro in qualsiasi posto, è la testimonianza più diretta”. 

 

Strati è una delle poche atlete italiane di vertice a non far parte di un gruppo militare, dopo il mancato rinnovo del contratto con l’Esercito nel 2012, ma grazie all’esperienza internazionale rimane un punto di riferimento per una specialità calamitata dall’esplosione di Larissa Iapichino, la talentuosa erede naturale di Fiona May: “Sua mamma per quello che ha fatto rimane un simbolo, anche se io sono cresciuta seguendo molto la mia coetanea serba Ivana Spanovic, una tosta, umile, che lavora tantissimo. Personalmente vorrei solo star bene per giocarmi le carte migliori. Sia fisicamente, per migliorare nella capacità di collegare la rincorsa allo stacco, sia di testa, motivo per il quale ho una mental coach dedicata. E poi c’è il mio lavoro, al mattino si comincia presto tra riunioni, ricerche di mercato e telefonate con i clienti in Spagna”. Nel pomeriggio si va in pedana, per un volo con vista su Tokyo 2021.