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Setteperuno

La lezione della divina Sofia Goggia

Marco Pastonesi

Nella discesa libera a Sankt Anton, in Svizzera, l'italiana ha conquistato la nona vittoria in carriera in Coppa del mondo. Questa volta andando lei incontro alla pista

Ha rifilato quasi un secondo alla seconda. Un distacco abissale. Se lo sci fosse il ciclismo, la discesa libera sarebbe il suo contrario, una cronoscalata, e allora quel secondo equivarrebbe a cinque minuti in cima allo Zoncolan o al Mortirolo.

  

Una donna sola al comando. Sofia Goggia ha stravinto a Sankt Anton, in Svizzera. Nona vittoria e trentesimo podio in Coppa del mondo, primo posto nella classifica della specialità e terzo in quella generale, stavolta ha regalato una lezione magistrale. “Eppure – ha precisato dopo quella che gli esperti giudicavano già la prestazione perfetta - nella prima parte ho commesso alcuni errori”.

 

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La Santa Sofia dello sci ha 28 anni, un oro (2018) olimpico, un argento (2019) e un bronzo (2017) mondiali, 203.296 followers e 145.126 likes su Facebook, senza contare Instagram e Twitter. Se Federica Pellegrini è la Divina in acqua, lei lo è sulla neve. Se Tania Cagnotto si tuffava da trampolini e piattaforme da uno a 10 metri, lei lo fa da cancelletti a tremila metri di altitudine. Affamata, assetata, e senza mai perdere neppure un coriandolo della sua femminilità: al pronti-via, non rinuncia mai a un lieve trucco agli occhi.

   

La sua autocertificazione: “Sono una romantica dello sport”. Il suo motto: “Sappi accettare, ma non accontentarti”. I suoi comandamenti: “Conosci, studia e doma”. Il suo mantra: “Credi in ciò che sei e diventerai chi vuoi essere”. Il suo più recente proverbio, ereditato dalla tradizione Maori: “Rivolgi il tuo volto verso il sole e le ombre cadranno dietro di te”, personalizzato e addolcito da quella sua r rotondeggiante. Sofia, così orgogliosa della sua Bergamo, tanto da scriverla BergAMO, da riprodurre il profilo di Bergamo Alta stampandolo sul casco alla, e da seguire con passione Ilicic e l’Atalanta.

    

La sua libidine – quel minuto e mezzo che lei definisce “una tempesta” - è la velocità. Mai da subire, ma sempre da desiderare, volere, cercare. Anche se non è sempre stato così. “Perché tu - mi disse il mio allenatore Gianluc Rulfi - quando hai la pista che ti viene addosso sei brava, ti metti in ‘stato di necessità’ e riesci a risolverla. Quando invece sei tu a dover cercare la pista, fai più fatica, non riesci ancora ad attivarti, a essere incisiva. Dai, su... Se lei non ti viene addosso, cercala, valle incontro tu!”. “Era fine stagione, a marzo 2019 alle finali di Coppa, in Soldeu, Andorra, stavo pranzando dopo la gara di discesa e il suono di queste parole, e la scena, sono vivide nella mia mente. Ebbi la netta sensazione che Gianluc non mi avesse solo commentato il mio approccio sciistico: inconsapevolmente, con la sua tranquillità, mi aveva palesemente letto la vita”. “La discesa di Sankt Anton è una di quelle piste che ti devi andare a prendere con i piedi forti, creando le tensioni giuste e tendendo le linee. Non ti viene incontro; sei tu a doverlo fare”.

 

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Lo ha fatto. Per farlo, un’autodisciplina d’acciaio. Allenamenti in palestra, allenamenti sulla neve, allenamenti tutti i giorni dell’anno, allenamento anche il giorno di Natale, quando pubblicò un selfie ai piedi di una scalinata a Bergamo: “Espiare in anticipo con un’ora di corsa i peccati di gola ancora non commessi”. E chissà se li ha poi commessi. Nel caso, c’è da giurare, un bel piatto di casoncelli. E per recuperare, musica e letture, il cane Belle e uno speciale lettino fisioterapeutico con vibrazioni elettriche. La pandemia non ha scalfito, ma anzi rafforzato le sue convinzioni: “Che valore ha ogni singola curva? Inestimabile. Sono certa che sarei disposta a pagare un altissimo prezzo se da domani, fermati dal lockdown, non potessi più farle. E allora, nell’incertezza del futuro, sfrutto ogni centimetro di neve, ogni risalita... Vivo con gioia ogni giornata sugli sci come se fosse un dono immenso, unico, speciale, irripetibile. Ma la realtà è che ogni giorno è sempre così. Solo, non lo valorizziamo come si dovrebbe; diamo tutto quasi per scontato. Mi chiedo, perché?”.

 

   

Un fine settimana di "altri sport"

  

Calcio: la Juventus femminile batte la Fiorentina 2-1 e conquista la Supercoppa. La migliore in campo: Barbara Bonansea, due gol e un’altra categoria.

   

Pallavolo: Ivan Zaytsev, lo Zar italiano emigrato in Siberia, tascina il suo Kemerovo contro lo Zenit di Kazan, primo nella Superleague russa: 25 punti, 81% in attacco, due muri e un ace.

  

Rugby: la Federugby ha istituito una borsa di studio per un atleta (o un’atleta) meritevole e intitolata a Gabriele Remaggi, pilone e giornalista, autore con Marco Bollesan del libro “Una meta dopo l’altra” (Limina, 2012).

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