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Le tenzoni ovali dei Lions

Marco Pastonesi

In estate, mentre il rugby dimezzato si contenderà l'oro olimpico, quello vero guarderà al Sud Africa. Lì la selezione a inviti che comprende i migliori rugbisti delle quattro Federazioni britanniche (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda) giocherà otto partite

Otto partite. L’esordio contro gli Stormers (3 luglio), poi gli incontri con il South Africa Invitation XV, gli Sharks, il South Africa A e i Bulls. Infine i tre test-match con gli Springboks. Altro che Olimpiadi di Tokyo, dove il rugby si gioca dimezzato (a sette, anziché a quindici): è il tour estivo dei Lions in Sud Africa l’appuntamento più atteso del 2021.

   

British & Irish Lions: l’Impero britannico ovale. Una storia cominciata nel 1888, resistente, tanto che questa supersquadra viene considerata la più antica selezione internazionale ancora in vita. L’idea venne a due imprenditori nel mondo dello sport, Alfred Shaw e Arthur Shrewsbury: lanciata già con successo un’iniziativa simile con il cricket, chiesero alla Federazione inglese l’autorizzazione di poter riunire sotto la stessa maglia (all’inizio a strisce orizzontali bianche, rosse e blu, oggi rossa con i bordi bianchi) i migliori giocatori britannici. “I parrucconi” – così venivano considerati i ministri di questo sport per il primo secolo e mezzo così conservatore e tradizionale – concessero il permesso a patto che i giocatori non venissero pagati: il dilettantismo era una condizione imprescindibile per avere l’onore di giocare a rugby. La destinazione fu l’altra parte del mondo: Australia e Nuova Zelanda. Una campagna che sarebbe durata 150 giorni, con 35 partite, 27 vittorie, sei pareggi e due sconfitte (entrambe in Nuova Zelanda), un impegno felicemente massacrante per i 22 giocatori (17 inglesi, tre scozzesi, un irlandese e un gallese) chiamati a entrare in campo anche in giorni consecutivi. La formazione dei giocatori imperiali si chiamava ufficialmente British Isles Rugby Union Team (Birut), e divenne British & Irish Lions (o più semplicemente Lions) soltanto nel 1924, quando in occasione del tour in Sudafrica nella divisa da cerimonia era compresa una cravatta con impressa l’immagine di un leone.

   

Se i Barbarians, il superclub mondiale a inviti, hanno il comandamento del gioco, dello spettacolo, dello spirito, insomma, l’arte del rugby, i Lions puntano al dominio, al primato, alla vittoria. E ciò che conta è la supremazia nei test-match, cioè negli incontri ufficiali con le nazionali (gli All Blacks neozelandesi, i Wallabies australiani e gli Springboks sudafricani) storicamente più agguerrite e fortificate nella storia. È il confronto tra la Regina Madre e le colonie, con antichi regolamenti di conti. Acerrima rivalità sul campo, enorme rispetto fuori. E protagonisti e avventure narrati come in un’antologia epica.

    

Il più leggendario Lion è l’irlandese Willie John McBride: la sua carriera da condottiero su prati e praterie contempla cinque tour, 70 incontri, 17 test-match e uno schema indimenticabile. Si chiamava 99. Bastava pronunciare quel numero (l’abbreviazione di 999, il numero di telefono per il pronto intervento, un po’ come il nostro 118) perché i giocatori si disinteressassero del pallone e si dedicassero soltanto ai diretti avversari, non esattamente con il tè e i pasticcini. Nella classifica dei Lions (un elenco di 835 giocatori) figura il gotha del rugby, dall’inglese Jonny Wilkinson, che detiene il record dei punti (67), allo scozzese Gavin Hastings, sorpassato nei punti (66), non nel maggiore numero di calci realizzati in una partita (sei), e al gallese Barry John, considerato addirittura una divinità, ma così modesto, e così allergico alle adulazioni, che a soli 27 anni smise di giocare. Neppure l’invito a un nuovo tour con i Lions riuscì a fargli cambiare idea.

   

I viaggi dei Lions sono tenzoni ovali e scorribande letterarie, ma anche occasioni commerciali e viaggi turistici. Si stima una comunità di trentamila appassionati che dalla Gran Bretagna accompagna la squadra dei sogni. E la scelta dei 36 giocatori ha già moltiplicato il giro delle scommesse: quali saranno i piloni?, e i mediani di mischia e apertura? Warren Gatland, il c.t. dei Lions, avrà il grave imbarazzo della scelta. Pandemia permettendo. Perché la supersquadra presieduta dal leggendario pilone inglese Jason Leonard, giorno dopo giorno, sta vagliando le condizioni per effettuare la nuova trasferta e accendere il motore di questa enorme macchina da mischia, da guerra e di affari.

  

Un fine settimana di "altri sport"

  

Basket: campionato italiano, solo nel quarto tempo la capolista Milano supera Pesaro, 97-93.

 

Pallavolo: campionato italiano, Trento – alla decima vittoria consecutiva – sbanca Perugia, 3-1.

 

Ciclocross: nel Città di Cremona, Fabio Aru è il quarto elite (e il quinto assoluto) nella prova vinta da Gioele Bertolini.

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