montaggio da foto LaPresse

Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Tre leader diversi per risultati simili

Alessandro Bonan

Milan, Inter e Juventus guidano la Serie A. Alla loro guida, come ogni gruppo che si rispetti, c'è un leader che trascina tutti gli altri

Un gruppo che si rispetti esprime sempre un leader. Nel Milan è Ibrahimovic, nell’Inter è Conte, nella Juventus è Agnelli, giusto per citare le prime tre in classifica. Questa distinzione spiega molte cose, anche i risultati. Il Milan vanta il concetto di squadra più completo. I giocatori si vogliono bene, si cercano, si aiutano, e quando vincono sorridono divertiti come bambini in gita. In queste settimane il loro leader li guarda da fuori, dall’alto verrebbe da dire, vista la statura. Con gli occhi sembra prendere appunti, in attesa di tornare in campo per rimboccarsi le maniche e lottare insieme agli altri. Pioli lascia fare, come un saggio tibetano, parla in silenzio, manda avanti il suo leader, e l’unica cosa che dice è quella che Ibra si ama, non si discute. C’è un tale equilibrio dentro il Milan, che la squadra riesce a recuperare partite già perdute. È l’equilibrio della interazione perfetta. Nessuno è uguale all’altro, tutti si assomigliano nella completa dedizione al gruppo. Il Milan non è la squadra tecnicamente più forte ma resta la più convincente sotto il profilo morale.

 

Nell’Inter c’è un dominus assoluto: Antonio Conte. È il padrone del gioco, della paura, del coraggio, della rabbia, della insoddisfazione, della vittoria e della sconfitta. Conte è ciò che l’Inter rappresenta nello stesso momento in cui si mostra. Senza Conte, oggi, non c’è l’Inter. Questa sovrapposizione è chiaramente pericolosa, in quanto sottopone il leader a uno stress esagerato che qualcuno, magari l’anarchico di turno, potrebbe addirittura assecondare. Se tutto si riduce alla formula cartesiana, Conte ergo sum, l’esagerato scarico di responsabilità sulle spalle dell’allenatore comporta il rischio di una certa discontinuità. Ma resta aperta un’ipotesi: quella che l’Inter, perduta negli occhi del suo leader, avvinta a lui, prenda velocità senza fermarsi più.  

 

Nella Juventus comanda la società, e il leader in questo caso si chiama Andrea Agnelli, il presidente. Il quale costruisce un gruppo solido e lo schiera come una sorta di testuggine romana da osservare dall’alto, con il cannocchiale. Gli allenatori orientano i soldati, destra sinistra, in campo aperto contro gli avversari. Dall’alto si guarda la manovra in silenzio.  Non si notano figure particolari coperte dagli scudi, anche Ronaldo sembra un legionario come gli altri. Così facendo, in tale compattezza, difficilmente la Juventus fallisce una battaglia. Anche se vincere sempre qualcosa, per un leader così ambizioso, può non essere abbastanza. Quello che conta è conquistare la gloria. Che a Torino si chiama Champions League.

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