foto Ansa 

Così Grosjean si è salvato dalla sua vettura in fiamme

Spaventoso incidente al GP di Formula 1 in Bahrein per il pilota della Haas. La manovra sbagliata e il sistema di protezione che gli ha permesso di uscire illeso

Fabio Tavelli

Halo gli salvato la vita, due volte. La prima perché ha impedito al suo capo di schiantarsi contro il guardrail. La seconda perché gli ha consentito, indirettamente, di non svenire.

Un’esplosione, una bomba che deflagra su un apparentemente tranquillo week end nel deserto. Romain Grosjean è un ragazzo fortunato. Sciagurato, come spesso è stato in questi due anni, protagonista di ogni genere di sciocchezza alla guida di una Haas che ragionevolmente ha guidato a Manama per l’ultima volta. Perché la manovra che ha rischiato di mandarlo al Creatore è tutta farina del suo sacco. Non ha visto Kvyat, già, ma gli ha tagliato completamente la strada. Ma discutere della dinamica ha poco senso, la partenza di un Gran premio di Formula 1 è una tonnara, soprattutto nelle posizioni di rincalzo. Quelle dove si sgomita per guadagnare qualche posizione rispetto al verdetto delle qualifiche. In quel caos primordiale gli pneumatici si toccano, si accelera quasi ad occhi chiusi e si spera di non tamponare nessuno e di non venir centrati da qualche incauto che dietro frena in ritardo. In quel girone dantesco ci sono quelli che come primo obiettivo hanno quello di stare lontani dai guai.

Poi ci sono i pirati, quelli che vanno dentro di puro istinto a cercare di prendere un guadagno che magari perderanno alla curva successiva oppure dopo qualche giro quando verranno infilati da quello dietro che apre il DRS. Motorsport is dangerous, c’è scritto su tutti i pass di accesso al paddock. Lo è anche quando non succede niente, quando tutto va liscio e ti chiedi se tra un’auto e l’altra ci sarebbe passato un foglio di carta. A maggior ragione è pericoloso quando c’è un urto, quando questi missili vanno a sbattere con il pieno di benzina e le loro carcasse vengono poi rimosse con il carro attrezzi.

Gli standard di sicurezza che la Formula 1 ha raggiunto oggi sono talmente elevati, resi al limite della perfezione con quel sistema di protezione che si chiama Halo, da far uscire con qualche bruciatura da uno schianto del genere un pilota che ha visto la sua vettura spezzarsi in due e prendere fuoco. Halo gli salvato la vita, due volte. La prima perché ha impedito al suo capo di schiantarsi contro il guardrail. La seconda perché gli ha consentito, indirettamente, di non svenire. Di restare lucido in quei pochi istanti nei quali il fuoco lo avviluppava e di estrarre il volante (altrimenti il pilota non può scappare), sganciare le cinture di sicurezza, uscire da quell’inferno scavalcando il guard-rail e consegnarsi sbruciacchiato ma vivo alle cure dei medici. In giornate come queste non possono non tornare alla mente tutte le vite, di eroi come di comprimari, spezzate o compromesse negli anni passati. Anni dove il primo risultato auspicabile non era la vittoria ma portare a casa la propria vita.  

Di più su questi argomenti: