I primi calci di Maradona in Italia tra domande a bordo campo e tunnel subiti

A Campogrande di Castel del Piano, comune di circa 5mila anime della provincia di Grosseto, inizia l'avventura del Pibe con il Napoli. Mario Roggi, il primo giornalista a intervistarlo, e Gino Ferioli, il portiere che gli fece passare il pallone tra le gambe, raccontano quei giorni

Edoardo Cozza

    La cornice che, nell’estate 1984, racchiude i primi scarabocchi, i primi schizzi di quel capolavoro in maglia azzurra su prato verde che Maradona ha dipinto nel suo percorso con il Napoli è decisamente meno iconica dello stadio San Paolo, ma ribolle – a suo modo e con la sua capienza – dello stesso entusiasmo: è il Campogrande di Castel del Piano, comune di circa 5mila anime della provincia di Grosseto. È lì che la squadra allenata da Rino Marchesi è in ritiro per preparare la stagione, alle pendici del Monte Amiata; è lì che si organizzano le amichevoli precampionato in cui mettere minuti nelle gambe e lasciarsi alle spalle i faticosi esercizi di routine del ritiro, seguiti, comunque, da una folla sempre più clamorosa e chiassosa, che neanche tanto alla spicciolata “invade” la zona amiatina.

       

    La prima sgambata è in calendario il 2 agosto contro una selezione di dilettanti: ci sono i giocatori più rappresentativi delle squadre del circondario a fare, diremmo oggi, da “sparring partner” agli azzurri, che annoverano in rosa il Pibe de Oro, ma anche Bertoni, Bagni e Bruscolotti. Finisce 13-1, il risultato conta il giusto, il contorno impressiona: sono quasi 8mila le persone assiepate chissà dove e chissà come in un campo sportivo di un paese di montagna per assistere alla prima di Diego con la divisa del Napoli. L’emozione per il fuoriclasse è enorme, tanto che chi racconta la partita da speaker annuncia raggiante al primo gol azzurro: “Rete di Maradona!”. Pubblico in visibilio, ma il fuoriclasse è da tutt’altro lato del campo, anche se poi almeno un paio le segna per davvero.

      

    Al termine c’è un giornalista col microfono in mano che affianca il riccioluto numero 10: si chiama Mario Roggi, lavora per l’allora Telemaremma (adesso Tv9) e si fa spazio tra folla e poliziotti che scortano negli spogliatoi il calciatore e il resto della squadra: “Fui l’unico ad avvicinarlo in campo, col benestare e la protezione dell’addetto stampa Iuliano” racconta Roggi, che precisa come sia stato il primo giornalista a intervistare Maradona dopo una partita col Napoli. Anzi, escluse le interviste sull’aereo che portava Maradona a Napoli, tecnicamente non avvenute in Italia, e l’affollata conferenza stampa di presentazione, il giornalista grossetano vanta un primato: l’essere stato il primo a fargli delle domande a tu per tu nel nostro Paese.

        

    L’esperienza in terra maremmana per Diego si arricchisce di un altro aneddoto, avvenuto pochi giorni dopo: si gioca al Comunale di Grosseto tra i padroni di casa, al tempo squadra di Promozione, e, appunto, il Napoli. A difendere i pali biancorossi c’è Gino Ferioli, cresciuto nella Juventus, trascorsi nel Monza e nella Spal, da poche settimane rientrato a casa per dare un contributo alla squadra della sua città.

       

    Dopo pochi minuti il portiere esce dall’area per raccogliere un retropassaggio, fa per tornare nei sedici metri per prendere il pallone con le mani, Maradona gli si avvicina e lui, con un istintivo tunnel, lo elude: “Ho sentito levarsi il boato dello stadio, sembrava un’arena impazzita, ma io, in realtà, non mi ero neanche accorto che fosse lui” ammette Ferioli, autore di un gesto che per la Grosseto calcistica è rimasto nell’immaginario popolare, tanto da costringere l’ex portiere a descriverlo quasi ogni giorno, anche agli stessi vicini e amici che ascoltano estasiati quell’aneddoto da anni. Da quella giocata nacque una polemica, riportata dai giornali italiani e stranieri: Ferioli che ricorda uno a uno gli epiteti non proprio oxfordiani ricevuti dal diez; Diego che non stigmatizza il tunnel, ma pretende rispetto e non accetta il provocatorio “E tu saresti il Pibe de Oro?” che gli sarebbe stato riferito.

      

    Le prime scintille di calcio, umanità e carattere del Maradona napoletano sono scoccate tra Maremma e Amiata, con le storie semplici di uomini al seguito di chi è stato poi più che leggenda: un’epifania che ha regalato emozione pura a tutti coloro che hanno fatto del calcio il loro pane quotidiano.