Antonio Conte (foto LaPresse)

Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

L'Inter mascherata

Alessandro Bonan

A Conte non interessa un trequartista dietro le punte, ma un esercito di soldati da mandare in prima linea spostando tutta la squadra in avanti, provando a realizzare l'insegnamento di Napoleone: occupare la zona nemica con l’ordine di non tornare indietro se non in casi eccezionali

Dopo il falso nove è arrivato il trequartista mascherato. Le frontiere dell’attacco si allargano a figure che sembrano appartenere ai famosi fumetti dei super eroi. Il falso nove, come la donna invisibile, si aggira tra le linee dell’attacco per poi materializzarsi all’improvviso sotto rete in forma di centravanti vero, giustificando il suo ruolo di comparsa (o meglio scomparsa). Il trequartista mascherato, parte di lato e s’infila in mezzo. Porta il costume col piccolo mantello e una mascherina da prima festa di carnevale alle elementari, proprio come Robin, lo scudiero di Batman.

 

Nell’ultima uscita dell’Inter, Conte ha infilato addosso la tutina al giovane Barella, che è tanto eclettico da sembrare qualsiasi cosa, anche ciò che non è. Ma in precedenza aveva scelto Sensi, altra ottima mezzala fuori contesto in quella veste e, occasionalmente, Vidal, il cui compasso di gioco si è ridotto con il trascorrere degli anni, così da indurre Conte a preferirlo più indietro. L’unico che avrebbe il diritto di giocare senza maschera è Eriksen, che però fa l’eroe solo quando scende in campo con la Nazionale, dove si sveltisce invece di rallentare come gli capita sovente a San Siro e dintorni. Ma Conte non si preoccupa più di tanto, impegnato com’è a portare avanti una mezza rivoluzione. Non gli interessa un uomo che accenda dietro le punte, ma piuttosto un esercito di soldati da mandare in prima linea spostando tutta la squadra in avanti, provando a realizzare ciò che Napoleone ha fatto chissà quante volte nella sua carriera di generale: occupare la zona nemica con l’ordine di non tornare indietro se non in casi eccezionali. Siamo appena all’inizio delle manovre e infatti qualcosa ancora non funziona. Se l’Inter fallisce l’aggressione alla palla in fase offensiva, lascia troppi spazi al contropiede. Quello di Conte però è un rischio calcolato, almeno così pare. È il tentativo di cambiare sul modello Liverpool. Per questo non gli interessa la figura del trequartista in senso classico e se mette qualcuno dietro le punte, lo fa senza bloccarne la posizione, in maniera poco sistematica, appiccicandogli addosso l’etichetta di mascherato, giusto per rendere più inaspettata l’intera operazione. Di apprezzabile nel progetto, c’è la volontà di stare al passo con un modo di giocare che sta letteralmente cambiando il concetto del tempo. Ciò che prima facevi in cinque passaggi oggi devi farlo in due, come un giocatore di tennis serve and volley. Mentre alla difesa non chiedi solo di aspettare per chiudere, ma di seguire la spinta della squadra. Con tanti trequartisti, registi e mezze ali, atleti con la maschera, protagonisti di un fantomatico mistero.

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