Setteperuno

Applaudire il Giro d'Italia. Pellaud e la libertà del ciclismo

Marco Pastonesi

Lo svizzero è un corridore speciale. Le fughe come missione, la bicicletta come avventura, la scelta della Colombia per amore. E quella scelta di fermarsi a bordo strada per incitare compagni e avversari verso Monselice

È successo alla tredicesima tappa di questo Giro d’Italia, la Cervia-Monselice, 192 km e due salitelle, decisive, nel finale. Sulla prima si è sgretolata la banda dei sette fuggitivi, al vento fin dall’inizio. L’ultimo ad arrendersi è stato Simon Pellaud. In una curva ha allargato, ha accostato, si è fermato, ha messo i piedi a terra e lasciato che il gruppo inseguitore sfilasse davanti a sé, poi ha cominciato ad applaudire e incitare i propri compagni. Come uno spettatore, come un tifoso, come un bambino. Quindi è risalito in bici e ha concluso la tappa, 96° (dei 143 arrivati), a 13’20” dal vincitore Diego Ulissi. Mai vista prima una cosa così. E la pagina Facebook del gruppo Ciclismo Ignorante lo ha immediatamente eletto fra i suoi fuoriclasse.

 

 

Ma non c’è da meravigliarsi: Pellaud è un corridore speciale. Ventisette anni, svizzero di Chemin, vicino a Martigny, nel Vallese, studi superiori al College de l’Abbaye e universitari alla ESC di Martigny, parla cinque lingue e ha due grandi amori: Elodie e la bicicletta (“Una passione ereditata da mio nonno”). E tutte e due lo hanno portato in Colombia: Elodie, perché la Colombia è la sua terra, il suo Paese, e la bicicletta (“La piccola regina”), perché la Colombia è la terra, il Paese del ciclismo (“E dove tutti sono allegri”). Così Pellaud vive dalla primavera all’autunno in Europa per la bicicletta (e le corse), e d’inverno in Colombia per Elodie. Si è costruito – pare – tutto da solo una villetta, tipo chalet, neanche a dirlo, svizzero, in legno, a Santa Elena, nella regione di Antioquia, a una ventina di chilometri da Medellin e a un’altitudine che va da 1.850 a 2.700 metri. “L’ideale – spiega – per allenarmi”.

 

Uno e 79 per 70 kg, una vittoria (tappa al Tour of Hainan, in Cina, nel 2018) in otto anni da professionista, Pellaud ha dimostrato di essere più che uno scalatore (detentore della maglia di campione svizzero della montagna, un titolo che non esiste altrove), un corridore da fughe, da avventure, da sogni. “Gareggio per una squadra, l’italiana Androni-Sidermec, che ci vuole vedere sempre all’attacco. È la nostra missione. E io mi butto dentro, come va va, sempre sperando che la fuga sia quella buona. Si vive alla giornata”. Ma giornata dopo giornata, ha intanto cercato di conquistare quello che poteva: tant’è che a Milano è risultato primo nella classifica finale dei traguardi volanti, quarto in quella delle fughe, ottavo in quella a punti. Più un quinto posto nella tappa di Cesenatico e un ottavo in quella di Asti, in cui ha sfiorato, quasi accarezzato la vittoria. Nonché dodicesimo nella classifica degli scalatori e settantunesimo in quella generale a quasi tre ore e mezzo dall’inglese Tao Geoghegan Hart.

  

La vita da corridore nomade transoceanico (fra i piazzamenti vanta anche un quinto di tappa al Tour of Rwanda nel 2017) è ricca di imprevisti. “La scorsa primavera, quando qui in Italia è scattata la clausura, sono saltato su un aereo e tornato in Colombia, dove la situazione era molto più tranquilla. Ma quando sono arrivato là, il governo colombiano ha bloccato tutto, ma proprio tutto. Così per 70 giorni mi sono allenato sui rulli, ma rischiando di perdere l’intera stagione. Finché sono riuscito a salire su un volo umanitario e a tornare in Europa”. E in Italia. Prima ai Mondiali di Imola, da gregario di Marc Hirschi, medaglia di bronzo. Poi al Giro. “La bicicletta è libertà, il ciclismo avventura, e se va male a me, ci sono sempre i compagni da incitare e applaudire”. Vero. Ma solo lui, fermandosi sul bordo della strada, l’ha mai fatto.

 

 

Un fine settimana di "altri sport"

 

Basket: quinta vittoria consecutiva per l’Olimpia Milano, 82-71 in casa della Fortitudo Bologna, ed è l’unica a punteggio pieno. Pallavolo: Perugia batte Ravenna, Civitanova abbatte Milano, Trento perde al tie-break a Monza, Modena supera Padova. MotoGP: Franco Morbidelli vince il GP di Teruel sulla pista di Aragon ed è terzo nella classifica del Mondiale.

 

Livio Berruti racconta la grande Olimpiade”: mostra virtuale per celebrare quei 200 metri vittoriosi a Roma 1960. Fotografie inedite (dall’archivio personale di Berruti), immagini storiche (dal Comitato internazionale olimpico) e una video-intervista (di Livio con Nicola Roggero). La mostra si può vedere sul sito della Fondazione Arte Nova, fino al 31 dicembre 2020.

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