La partita del Sei Nazioni tra Italia e Irlanda del 24 febbraio 2019 allo Stadio Olimpico di Roma (foto LaPresse) 

Ritorna il Sei Nazioni più lungo della storia

Marco Pastonesi

Era iniziato a febbraio, finirà la prossima settimana (se tutto va bene): cinque turni in nove mesi. L’Italia recupera oggi, alle 16.30, all’Aviva Stadium di Dublino, il match con l’Irlanda con le tribune vuote

Passerà alla storia come la più lunga edizione nella storia ultracentenaria del Sei Nazioni: cinque turni in nove mesi, la prima partita il 1° febbraio (Galles-Italia 42-0), l’ultima – sempre che non succeda altro – il 31 ottobre (Francia-Irlanda).

 

Torna il torneo che accorcia l’inverno (ma che stavolta ha allungato la primavera e l’estate), torna il campionato delle quattro britanniche cui si sono aggiunte prima la Francia (nel 1910, esordio con sconfitta in Galles 49-14), poi l’Italia (nel 2000, debutto con vittoria 34-20 al Flaminio di Roma con la Scozia detentrice del titolo conquistato addirittura con il Grande Slam, cioè vincendo tutti i match), torna il pallone ovale con i suoi rimbalzi ubriachi o cubisti. Torna il grande rugby europeo: l’Inghilterra è al terzo posto mondiale (dietro a Sudafrica e Nuova Zelanda), seguita da Irlanda, Francia e Galles, la Scozia è ottava, l’Italia quattordicesima (preceduta anche dalla Georgia, dodicesima, da qui annose polemiche e sterili discussioni sul nostro diritto a partecipare al torneo, che è privato, e che premia certamente più il fascino turistico italiano che non il livello tecnico georgiano).

  

Lawrence Dallaglio, terza centro dell’Inghilterra campione del mondo nel 2003, origini familiari italiane (papà Vincenzo da Gualtieri, nella bassa Reggiana, lui al battesimo risulta ufficialmente Lorenzo Bruno Nero), è stato lapidario: “Chi è stanco del Sei Nazioni, è stanco della vita”. Perché qui c’è sport e storia, mito e leggenda, spettacolo e letteratura. E a ogni calcio d’inizio – un calcio a campanile, per dare il tempo agli attaccanti di aggredire i difensori – si rinnova una tradizione orale e scritta, muscolare e ortopedica, culturale e alcolica. Come la storia di quell’Inghilterra-Galles del 18 gennaio 1958 disputata a Londra, nel tempio di Twickenham, quando i Dragoni giocarono con una maglia rossa in cui non comparivano le tre caratteristiche piume del principe di Galles. Si trattava della muta di allenamento, e non da partita, per colpa di uno scambio di borse scoperto troppo tardi, ormai nello spogliatoio (ed era già successo 50 anni prima, per un Irlanda-Galles a Belfast). Ma non è questo il bello della storia. La partita finì 3-3 e un calcio negli ultimi istanti, eseguito da una cinquantina di metri dal gallese Terry Davies, si spense a un niente dalla traversa, dunque dalla vittoria e dalla storia. Il giorno dopo la traversa sparì. Segata in tre parti, messa in un furgone, dirottata sulla A40, destinata in Galles. Autori: un gallese e un inglese. Pare che un terzo di quella traversa sia visibile in un pub del Pembrokeshire, autografata dallo stesso Davies.

  

L’Italia recupera oggi, alle 16.30, all’Aviva Stadium di Dublino, il match con l’Irlanda (diretta su Dmax, canale 52 del digitale terrestre). Franco Smith, il c.t. azzurro, propone una squadra ringiovanita negli anni e nei “caps” (le presenze, che una volta coincidevano con i cappellini distribuiti ai giocatori che entravano in campo): “E’ una bella sensazione tornare a lavorare per un impegno internazionale importante. Ho visto piano piano la squadra crescere in questi mesi di ripresa delle attività dopo il lockdown e ora non vedo l’ora di vederla in campo. Abbiamo una squadra giovane con giocatori che hanno tanta voglia di voler dimostrare il loro valore in campo e conquistare un posto in squadra in questo gruppo. Tutti possono arrivare, la sfida difficile è confermare di poter continuare a vestire la maglia della Nazionale in altre occasioni in futuro. Assenza di pubblico? Siamo consapevoli delle difficoltà che il mondo sta vivendo ora. Sarà un partita particolare senza i nostri tifosi, ma avremo un motivo in più – oltre ai tanti che già abbiamo – per cercare di raccogliere un risultato positivo anche per chi non potrà seguirci allo stadio”. Esordisce Paolo Garbisi, mediano di apertura del Benetton, in un ruolo decisivo e per noi ballerino da quando Diego Dominguez, dopo 74 partite e 983 punti, disse basta 17 anni fa. Al di là della fiducia e dell’ottimismo, dei sentimenti e del patriottismo, Irlanda strafavorita.

 

Il torneo si concluderà sabato prossimo con tutte e tre le partite: Galles-Scozia al Parc y Scarlets di Llanelli (e non al Millennium di Cardiff) alle 15.15, Italia-Inghilterra all’Olimpico alle 17.45 e Francia-Irlanda allo Stade de France di Parigi alle 21.05. L’attuale classifica premia Francia e Inghilterra con tre vittorie, Irlanda e Scozia con due, Galles con una e lo spettro dell’ennesimo cucchiaio di legno (quello idealmente destinato a chi non ne vince una) per l’Italia. Contemporaneamente si disputa anche il Sei Nazioni femminile: Irlanda-Italia, oggi alle 19.30 all’Energia Park di Donnybrook, lo stadio del Leinster a Dublino (diretta su Eurosport Player e differita su Eurosport 2). Anche per le azzurre, fin qui una vittoria (in Galles) e una sconfitta (in Francia), sarà dura. Quanto agli Under20, il torneo è stato interrotto e annullato: quest’anno ha vinto il Covid-19.

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