New York potrebbe non essere più la stessa. Almeno nel baseball

La seconda squadra della Grande Mela non vince le World Series dal 1986. Ora però le cose potrebbero cambiare

Matteo Serra

L'anticonvenzionale miliardario Steven A. Cohen, che ha ispirato gli autori della serie tv Billions nel creare il personaggio protagonista Bobby Axelrod, sta per diventare il proprietario dei New York Mets, i cugini sfortunati degli Yankees

Lo classifica dei proprietari più ricchi dello sport professionistico americano ha un nuovo primatista: il suo nome è Steven A. Cohen, è un manager della finanza, ha un patrimonio di oltre 14 miliardi di dollari ed è prossimo a diventare il nuovo padrone di casa dei New York Mets, la seconda squadra di Baseball della città. E questa trattativa ormai giunta alle fasi finali è una questione non secondaria, per nulla banale, per i newyorkesi. E per diverse ragioni: per chi acquista; per chi vende; e per cosa viene comprato. Soprattutto per cosa viene comprato.

 

I Mets sono la squadra sfortunata di New York: non solo perché sono i cugini degli Yankees, il cui brand sportivo è - con Real Madrid, Los Angeles Lakers e All Blacks - tra i più noti a livello mondiale, ma perché non è mai riuscita a tagliarsi realmente un suo spazio. Ha vinto le World Series, la finale del campionato di baseball americano, solo una volta (nel 1986), e negli ultimi 20 è arrivata a giocarla solo in due occasioni (nel 2000 e nel 2015), venendo entrambe le volte nettamente sconfitta. In mezzo, un mucchio di stagioni anonime, spesso già fallite a poche partite dall’inizio.

  

Foto LaPresse
 

In tutti questi anni i Mets sono stati gestiti da Fred Wilpon e la sua famiglia, coadiuvati dal presidente Saul Katz. Wilpon è in orbita Mets dal 1980, quando comprò il 5 per cento delle quote della società. Sei anni dopo, l’anno dell’ultimo titolo, arrivò al 50 per cento, affiancato dal socio Nelson Doubleday per poi, nel 2002, diventare il proprietario unico della squadra pagando circa 400 milioni di dollari. Il pessimo andamento degli ultimi vent’anni dei Mets è quindi attribuito da stampa, tifosi e appassionati americani in gran parte alla sua cattiva gestione. Negli ultimi anni gli investimenti di Wilpon sono molto calati, e spesso i media statunitensi lo hanno descritto come stanco e annoiato. Wilpon poi fa ancora parte di quella speciale tipologia di presidenti, ormai caduta in disuso non solo nel baseball ma in tutto lo sport americano, molto attiva in tutte le fasi decisionali del club, da quella economica a quella puramente tecnica, mentre ormai le franchigie sono strutturate in maniera diversa, con personalità differenti con aree di operatività ben specifiche.

  

Un cambio di organizzazione sembra essere il primo cambiamento che è pronto a fare il neo proprietario Cohen. Dallo scorso febbraio il broker americano si è assicurato una trattativa esclusiva con Wilpon, dopo aver battuto la concorrenza di altri acquirenti, tra cui anche un gruppo di cui faceva parte la pop star Jennifer Lopez. La trattativa è arrivata finalmente a una conclusione sulla base di 2 miliardi di dollari. Perché l’acquisizione vada a buon fine, adesso è necessaria l’approvazione di tutti gli altri proprietari della MLB: fatto questo che sembra essere scontato, dato che Cohen deteneva già il 5 per cento dei Mets. Tra metà ottobre e inizio novembre è atteso il sì definitivo.

  

Foto Ansa

 

Cohen è tutt’altro che un personaggio limpido: di origini borghesi, fin da quando era studente ha mostrato grande talento nella lettura delle attività finanziarie. Nei primi anni duemila controllava il 2 per cento di tutte le operazioni della Borsa di New York. Era solito comprare molte quote tutte insieme, per poi rivenderle rapidamente. Il suo modo di fare era così anti convenzionale da essere stato di ispirazione per gli autori della serie tv Billions nel creare il personaggio protagonista Bobby Axelrod. Negli ultimi anni, la società di Cohen, SAC Capital Advisors, è stata al centro di un grosso scandalo finanziario per cui ha pagato 1.8 miliardi di dollari di multa. Ha dovuto quindi rifondare la società, ma oggi è tornato a essere pienamente operativo. Non sono in pochi coloro che leggono nella sua volontà di investire nei Mets come un tentativo di ripulire la sua reputazione da quella vicenda, anche se va detto che non ha mai fatto segreto del suo tifo per la squadra.

 

Ora i Mets diventano una delle realtà più interessanti della lega: se è vero che, nella struttura dello sport americano, la ricchezza del proprietario non garantisce certezza di successo, il suo patrimonio, unito alla volontà di cambiare rotta e dare alla franchigia una organizzazione più moderna, possono dare una seconda vita ai Mets. Forse, nei prossimi anni, non saranno più semplicemente i cugini sfigati degli Yankees.

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