Mario Corso (foto LaPresse)

Addio a Mario Corso, la grande bellezza del calcio

Maurizio Crippa

Con le sue giocate esaltò i tifosi della Grande Inter e Angelo Moratti. Per lui il calcio non era tattica e fisico, ma soltanto un bel gioco. Da giocare col piede sinistro, quello di Dio

Narra la leggenda che tutte le estati Helenio Herrera, il Mago, si presentasse da Angelo Moratti con un foglietto con scritta sopra la lista dei giocatori da vendere e quelli da comprare. In cima alla lista di quelli da vendere c’era sempre il nome di Mariolino Corso, il Piede sinistro di Dio. Moratti diceva i suoi sì e i suoi no, poi prendeva la penna e tirava una linea sopra il nome di Corso: Mario non lo vendo. Narra la leggenda che, al primo allenamento di stagione, il Mago prendesse sottobraccio Corso: sai, il presidente voleva venderti ma io ti ho difeso, mi aspetto molto quest’anno da te. Herrera era il profeta del “taca la bala”, voleva geometria e soprattutto intensità. Corso, che in quella Grande Inter, come ha scritto il suo amico Bruno Longhi, era “la fantasia al potere”, sorrideva e ogni anno gli dava retta a modo suo. Trotterellando per il campo, coi calzettoni abbassati quando iniziava il caldo, posizionandosi sul lato in ombra di San Siro quando picchiava il sole. E deliziando i tifosi bauscia, che lo adoravano, e gli esteti del calcio con le sue serpentine che nascevano dal nulla, un lampo del pensiero, le sue aperture che sfidavano la geometria euclidea di cui il profeta era Luisito Suarez, con i suoi molti gol e, quando ci voleva, con le sue punizioni a “foglia morta”. Il numero che gli guadagnò il soprannome di Piede sinistro di Dio e che gli garantirà in eterno un posto tutto suo nella storia del calcio.

  

 

Il football è un gioco e un’ipotesi di bellezza, per questo Mariolino esaltava i tifosi. Era la ciliegina sulla torta, il numero che strappa l’applauso, il prezzo del biglietto. Era un uomo ironico, punzecchiatore nato, dalle battute sottili e fulminanti e nel suo modo di giocare sembrava mettere la stessa arguzia indolente. Angelo Moratti ebbe per lui un amore intenso e senza sbandate, che resisteva anche al martellamento del Mago Herrera. Suo figlio, Massimo Moratti, ha vissuto un amore altrettanto intenso e fedele, per un altro Piede sinistro di Dio, il Chino Recoba. Un altro talento finissimo, un altro re dell’indolenza che non si è mai adattato “a un lavoro più forte che le sue spalle e la sua intelligenza non volevano sopportare”, come canta il poeta, ma che sapeva creare dal niente giocate geniali e gol incredibili. La bellezza di quando il calcio non è tattica e fisico, ma soltanto un bel gioco. Da giocare col piede sinistro, quello di Dio.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"