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il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

Come un congiunto

Alessandro Bonan

Il ministro Spadafora ora guarda un po' defilato l'evoluzione dei contagi. La Serie A potrebbe riprendere il 13 giugno. Il calcio è un sorriso che ci tira un po’ su

Facci vedere il tuo ministero, gli griderebbe il Benigni di Johnny Stecchino. Ma Spadafora, ministro per lo Sport, dopo settimane di sovraesposizione, ora si è un po’ defilato. Attende, prudente come un bambino in riva al mare, che l’onda delle polemiche e del contagio arretri, dopodiché qualcuno, forse lui stesso su Facebook o a radio vattelappesca, si pronuncerà o meno sul ritorno del campionato anche in Italia. La data fissata è quella del 13 giugno, e già sul numero 13 qualcuno pare abbia vacillato incrociando le dita. I giocatori si alleneranno guardando la Bundesliga, dove sfileranno molti campioni e tanti buonissimi giocatori. Si valuterà l’impatto con l’opinione pubblica, in questo momento divisa tra chi sente la mancanza del fruscio del pallone che rotola sull’erba e chi si tappa le orecchie per non avvertirne nemmeno il rumore lontano. Nella seconda categoria si rifugiano curiosamente gli ultras delle curve. Dicono che non si può giocare a calcio mentre la gente muore. Rispettabilissima considerazione se non arrivasse da un settore che molto spesso, ai morti per disgrazia e violenze varie, ha rivolto cori vergognosi. Ma del resto siamo ormai tutti ultras, basti pensare a quello che è successo a Silvia Romano, la cui unica colpa è quella di essere tornata sana, salva e soprattutto sorridente. Perché il sorriso dà fastidio di questi tempi, mentre invece è l’unica terapia che ci serve per guarire dalla depressione da virus. Già, il mostro Covid19, alcuni sostengono stia perdendo parecchia della sua forza. Nella speranza che questa previsione sia giusta, ci viene da pensare che si stia spaventando davanti all’aggressività dell’uomo. Perché la quarantena, oltre che a farci soffrire e piangere per la scomparsa di molti cari, ha scatenato parecchia rabbia tra la gente. Comprensibile la frustrazione e il disagio, ma se è vero che siamo un grande popolo – e questo lo dirà solo la storia e non una bandiera appesa ad un balcone – cerchiamo di dimostrarlo con un comportamento civile e fiero invece di perdersi dietro polemiche a volte disarmanti. Il ritorno del calcio giocato forse servirà a qualcosa o forse a nulla. Di sicuro ci restituirà una parvenza di normalità, di ritorno a un certo modo di vivere. Quello a cui si apparteneva prima che il mondo si fermasse per non morire. Nelle nostre case abbiamo imparato a stare composti e guardare chi ci stava accanto con occhi diversi. A volte al mattino, ci siamo svegliati pessimisti e il sorriso di un fratello, una moglie, un figlio, ci hanno permesso di risollevare il morale. Il calcio è un sorriso che ci tira un po’ su, è il tanto vituperato congiunto che lentamente possiamo riabbracciare.

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