il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

Il volo di Ronaldo

Il gol di testa contro la Sampdoria e quel salto infinito che sfida la fisica e la pesantezza di tutto ciò che gli gira attorno

Alessandro Bonan

[Anticipiamo un articolo del numero del Foglio Sportivo in edicola domani e domenica. L'edizione di sabato 21 dicembre e domenica 22 dicembre la potete scaricare qui dalle 23,30 di venerdì 20 dicembre]

 


 

Se la leggerezza fosse inconfutabile (e non lo è), Cristiano Ronaldo non dovrebbe volare. Invece lo fa, semplicemente, come se fosse il gesto più naturale del suo modo di essere. Ronaldo è un tipo pesante, per come grava sui soldi, suoi e di chi gli sta intorno, sull’opinione pubblica, sulle fortune di una squadra, su quelle di un allenatore contro, un pazzo senza occhi, o a favore. Ronaldo pesa per le parole che non dice ma che fa intendere, per l’autostima che possiede, tanto grande da modificare lo specchio in cui si guarda, qualora questo specchio gli dia un’immagine ritenuta ingiusta. Ronaldo pesa per ciò che vince, in quanto la sua esistenza è un successo costante, una rivincita sociale, familiare, o più semplicemente, misteriosamente, il frutto di una profezia. Ronaldo pesa come un masso per tutte queste ragioni, eppure è lieve, salta e non ricade, come se fosse un uccello, le ali aperte, planando sulle teste dei suoi dissimili, airone col capello gelatinoso e corvino.

 

Si dirà: per forza, con quegli addominali e quelle cosce! Si ma non ti credere, commenterebbe qualcuno. Di cosce grandi e addominali scolpiti è pieno il mondo. Ronaldo vola, miracolo genetico, proprio per la sua pesantezza, trasformando la responsabilità in forza propulsiva. Convertendo il vuoto in pieno, l’acqua in sale, il nulla in tutto, come una pala eolica fa con il vento. Per questo resta il più grande anche quando è invecchiato, un po’ scattoso e vagamente rigido. La Juventus lo attende ancora come se fosse un amore, quello che ti cambia l’espressione, da ombrosa a lucente, e poi ti porta all’altare, giurando un per sempre che assomigli a un “a Dio”. E infatti, dopo un inspiegabile riposo, l’uomo pesante sta gettando ogni zavorra avvicinandosi all’altissimo. Dicono che fosse spento per via di un ginocchio malsano. Tutto può essere, ma forse la verità sta tra le righe, quelle un po’ storte scritte da Sarri, a cui Ronaldo è parso certamente come un bene unico da far calare in un contesto di squadra. E in quelle righe storte, pezzi di frasi, tra pagine di una carta ruvida come il suo modo di essere, l’allenatore toscano ha scritto qualche parola fuori posto che il portoghese inizialmente non ha capito. Ma, come nel suo destino, si è fatto carico anche di questo, di certe umane e soprattutto tecniche incomprensioni, ed è tornato a salire. Il suo volo è stato immortalato da una foto che resterà nella storia, per la bellezza di un gesto che ha qualcosa di infinito. In attesa di una prossima spiaggia, dove atterrare, nidificare il successo, e poi volare ancora non si sa dove.

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