Il regalo di Francesco Caputo all'amico Antonio Conte

L'attaccante ha segnato nel 2-2 tra Sassuolo e Juventus permettendo così al suo ex allenatore, ora tecnico dell'Inter, di superare i bianconeri al primo posto della Serie A

Leo Lombardi

Francesco Caputo è sempre stato un giocatore particolare per Antonio Conte. Guida l'attacco del Bari che conquista la promozione in Serie A nel 2009 con l'ex centrocampista della Juventus in panchina. Va in prestito a Siena nel gennaio 2011, sempre voluto dal tecnico, e anche qui arriva un altro salto nella massima serie. Un rapporto solido, di fiducia e di stima reciproca, che si evolve in amicizia. I due si messaggiano spesso e chissà se sarà accaduto pure domenica, visto come il centravanti è stato importante per il suo vecchio allenatore, con la rete che ha costretto la Juventus a pareggiare in casa con il Sassuolo e a subire il sorpasso in vetta da parte dell'Inter.

   

Una rete in cui si è sublimato il calcio di Caputo, un attaccante vecchio stampo. Da lui non devi aspettarti la fisicità muscolare nei duelli o la potenza nelle conclusioni. È ancora, invece, uno di quei calciatori pronti a punirti al primo errore commesso nei pressi dell'area. Non lascia mai cadere per terra le opportunità regalate dagli avversari, come quella confezionatagli domenica dalla retroguardia bianconera sull'asse Cuadrado-De Ligt, con la collaborazione finale di Buffon. Un retropassaggio sballato del primo, un appoggio ancor più sballato del secondo e il venerando portiere che si incartapecorisce sulla conclusione dal limite dell'attaccante. Uomo d'area sì, ma anche uomo che sa giocare per la squadra. Uno che tiene in apprensione la difesa avversaria, che non molla mail, che fa respirare i suoi, che si muove per i compagni: quello offerto per l'1-1 di Jérémie Boga, con tanto di pallone fatto transitare tra le gambe di un confuso Alex Sandro, è stato il quarto assist dell'anno. Che, unito alle sette reti già realizzate, lo rendono uno dei giocatori dal rendimento più importante del nostro campionato.

 

Una serie A in cui Caputo è tornato tardi, dopo averla conosciuta per dieci mesi nel 2010, poco prima di passare al Siena. Vi era giunto con il Bari, centro motore della sua esistenza: la squadra per cui tifa (è nato ad Altamura, a una cinquantina di chilometri di distanza dal capoluogo), la squadra che ne segna in maniera indelebile la carriera. Capita nell'estate del 2013, quando giunge la sentenza per il calcioscommesse legato alla partita contro la Salernitana di quattro anni prima. All'epoca Caputo ha ventidue anni, si ritrova in uno spogliatoio dove i più anziani decidono su come debbano andare le partite. La giustizia sportiva lo ritiene colpevole di frode sportiva per omessa denuncia, con una condanna in primo grado di tre anni e mezzo poi ridotti a uno. Quei dodici mesi che perde completamente nella stagione 2013-14. Caputo ha la forza di non arrendersi e di ripartire. Lo fa allenandosi a Bari, sapendo che sarebbe stato un lavoro per il futuro, vista l'impossibilità di giocare. Lo fa segnando come non mai quando torna sul campo. Nel 2016 festeggia l'assoluzione piena, sancita dalla giustizia penale, realizzando 18 reti con l'Entella in B. L'anno dopo passa all'Empoli e con Alfredo Donnarumma costruisce la promozione: 27 gol lui, 23 il compagno. Un totale di 50 sugli 88 segnati dai toscani. E quando approda in serie A recupera il tempo perduto senza saltare un minuto soltanto della passata stagione, unico giocatore di movimento a registrare un simile dato. Arrivano anche 16 reti, che non bastano per la salvezza dei toscani, che sfuma nell'ultima giornata in casa dell'Inter.

  

Caputo si guadagna sul campo la conferma in serie A, con il passaggio in estate al Sassuolo. Qui aiuta Domenico Berardi a rimettere a lucido il talento del passato, qui diventa un punto di riferimento per i tanti giovani. Aveva già assaporato la felicità di una rete alla Juventus in casa con l'Empoli, era quella del vantaggio poi annullato dalla doppietta di Cristiano Ronaldo. Il gol di domenica a Torino lo tiene in linea con il passo della scorsa stagione, quando era arrivato a quota sette dopo 14 giornate. Una rete che, a gioco lungo, potrebbe rivelare un peso importante nella lotta per lo scudetto. Ancora una volta utile a Conte, pur senza indossare la maglia nerazzurra.

Di più su questi argomenti: