Il ritorno del bianco Leeds

La serie tv Take Us Home e i sogni della squadra inglese – ma a trazione italiana – che vuole tornare a giocare sui campi della Premier League

Giorgio Coluccia

Take Us Home, riportateci a casa. Una serie tv sul Leeds United e un mix di desideri, speranze, ambizioni. Sei episodi che ripercorrono la passata stagione della formazione inglese, nobile decaduta del football che da quella casa, la Premier League, manca da quindici lunghi anni. Un viaggio che si apre per le strade della Milano di Andrea Radrizzani, businessman di Rho nonché fondatore di Eleven Sports Network. La serie tv è un prodotto della sua azienda, la si vede su Amazon Prime Video, si avvale dell’inconfondibile voce narrante di Russell Crowe, tifoso del Leeds sin da ragazzino, da quando se ne innamorò ammirando le gesta della temibile banda di Don Revie attraverso Match of the Day – programma calcistico prodotto dalla BBC – negli anni Settanta. Era il Maledetto United, per restare in tema di filmografia.

 

Su questo Leeds invece Radrizzani ha messo in gioco un patrimonio da 450 milioni di sterline, davanti alle telecamere il banchiere nonché socio in affari, Ruggero Magnoni, contesta la sua “scelta di un investimento a perdere nel calcio, perché questo mondo non ti fa di certo guadagnare”. Però Mr. Radrizzani è sempre più convinto, il giocattolo sarà pure costoso, ma riportare il calcio che conta in una delle piazze più calde d’Inghilterra non ha prezzo: “Mi piace investire in ciò che mi dà adrenalina, i soldi non contano e un giorno diventerò cenere anche io”. 

   

Il grande protagonista della serie non può che essere il tecnico del Leeds, “El Loco” Marcelo Bielsa, proprio lui che con giornalisti, occhi indiscreti e telecamere vuole avere a che fare il meno possibile. L’allenatore argentino sembra una realtà mitologica, parla sempre fuori campo e a parte le occasioni ufficiali non viene mai inquadrato. Il Ceo Angus Kinnear e il direttore sportivo Victor Orta raccontano dell’estenuante trattativa per ingaggiarlo, quella che all’inizio sembrava un’ipotesi irrealizzabile si concretizza attraverso un viaggio della speranza a Buenos Aires, dove i protagonisti trascorrono dodici ore in un albergo per discutere del contratto, della squadra e dei futuri obiettivi. Bielsa viene esaltato da tutti, anche una realtà restìa alle rivoluzioni come quella del calcio inglese finisce per esserne affascinata. E Take Us Home consente di fare un passo dentro l’argentino, di intravedere le sue ossessioni e quello che gli ruota attorno. Come accade in questi casi, molte cose vengono filtrate, ma l’impatto sul club non si può mascherare: i giocatori finiscono per trascorrere anche 9 ore all’interno del centro sportivo, si allenano con il gps addosso perché nemmeno un dato va lasciato al caso e tanti si infortunano tra dicembre e gennaio, quando il calendario s’infittisce e la stagione entra nel vivo. Il difensore Luke Ayling confessa: “Credevo di essere in forma invece mi ha chiesto di perdere quattro chili. Dopo certe sedute vorresti tornare a casa e mangiare di tutto, poi pensi che la mattina dopo verrai pesato e cambi subito idea. Ho visto tanti compagni vomitare a fine allenamento, all’inizio è stata dura convivere con certi metodi”. I risultati positivi di inizio stagione contribuiscono ad alimentare il mito di Bielsa, tutti lo adorano, come ammette il comico Micky P. Kerr: “Da quando è arrivato non passa giorno senza che io pensi a lui, anche solo per un attimo. Ha portato speranza a questa squadra ed è la speranza che alla lunga ti uccide”.

 

Musiche accattivanti, azioni salienti costruite su suspense e slow motion, l’occhio della telecamera sempre puntato addosso, ma che viene spento nei momenti più opportuni. E una drammatizzazione a tratti eccessiva nel racconto di Russell Crowe: “Sarà un cammino lungo e impervio, tutto da scoprire. Sicuramente sarà una delle stagioni più drammatiche nella storia del club”. Un po’ troppo per una realtà sì decaduta, ma pur sempre reduce dalla semifinale di Champions nel 2001, dal titolo vinto nel 1992 o dall’epoca d’oro con Billy Bremner in campo e Don Revie in panchina. La cavalcata del Leeds della passata stagione si spegne ai play off, un finale di campionato vissuto sul filo prima dell’epilogo amaro contro il Derby County. Guarda caso proprio contro il Derby di Lampard, la squadra fatta spiare da Bielsa e che darà vita a un polverone mediatico ricostruito ora per ora da Take Us Home, mostrando delle crepe anche nella stessa società. Ma non tra i tifosi, che con sarcasmo cantano: “We’re Leeds United and we spy what we want”. La serie si conclude, ma il Leeds ci sta riprovando e ancora con Bielsa in panchina guida l’attuale classifica di Championship dopo cinque giornate. Ancora i tifosi, cantano a squarciagola: “We’re Leeds United, we’re top of the league”. Stavolta però sperano di restare lassù fino alla fine.