Benedetto il Var da Champions

Se non ci fosse stato il Var, in semifinale di Champions league ci sarebbe finito il Manchester City

Quarantino Fox

Se non ci fosse stato il Var, in semifinale di Champions league ci sarebbe finito il Manchester City. E avremmo letto, per giorni e giorni, racconti sull’epica del calcio, il destino cinico e baro accanitosi sui ragazzi di Pochettino, il ritorno di Guardiola nell’Olimpo che gli spetta più per rendita dei tempi d’oro del Barça che per i risultati degli ultimi anni. Invece la moviola – perché il Var è una moviola, anche se non lo si vuole dire – ha cambiato la storia. Il gol di Sterling allo scadere, che avrebbe ribaltato tutto, era in fuorigioco. L’assistente arbitrale turco non se ne era accorto, ma il duo al Var (Massimiliano Irrati e Marco Guida) è intervenuto, anche se non proprio subito – c’è stato il tempo per l’urlo dell’Etihad Stadium, le lacrime degli spettatori, i salti di Guardiola, la disperazione degli Spurs. E’ una roba crudele, il Var. Però la si accetta, almeno oltre le Alpi. Non perché lassù siano più civili o educati, ma perché è il sistema a essere più chiaro e trasparente. Non si perdono otto minuti davanti al monitor piazzato a bordocampo, non si discute più di tanto sul gol di Llorente – sarà irregolare dal prossimo 1° luglio quando entreranno in vigore le nuove disposizioni assai più stringenti sui falli di mano in area – le rimostranze di allenatori sconfitti sono riconducibili alla giustificata lagnanza per aver visto sfuggire l’obiettivo sportivo. E’ una bella lezione per la nostra serie A, dove quest’anno il Var è andato male. Tante le cause (istruzioni un po’ confuse, livello dei fischietti drasticamente in ribasso rispetto al passato, scarso livello di accettazione delle decisioni da parte di giocatori, “esperti” e tifosi). Basterebbe un po’ più di trasparenza e di modernità: nessuno chiede che un Irrati, stanco e sudato, si presenti davanti alle telecamere per spiegare le decisioni prese in Torino-Cagliari. Si potrebbe però pubblicare – come fa già l’Uefa con il presidente della commissione arbitrale Roberto Rosetti – un sunto delle motivazioni che hanno portato a scegliere una strada piuttosto che un’altra. Sarebbe un bell’inizio.

Di più su questi argomenti: