Andrej Arshavin nel 2010 con la maglia dell'Arsenal (foto LaPresse)

La mia vodka per un cavallo. Arshavin torna a casa

Jack O'Malley

L'attaccante russo meglio di Nietzsche. Solskjær di nuovo a Manchester, Mou che è già il passato

Non farà commenti sulla sua cacciata, Mourinho – almeno per il momento, ma siamo certi che sta già pensando a quale gesto fare quando affronterà il Manchester da avversario. Un esonero, quello del portoghese dopo poco più di due stagioni sulla panchina dei Red Devils, arrivato atteso come una smentita dopo uno scoop di mercato di Tuttosport. Lo United punta sull’operazione nostalgia mettendo al suo posto Ole Gunnar Solskjær, idolo dei tifosi soprattutto per quel gol nel recupero che nella finale di Champions League del 1999 consegnò alla squadra di Ferguson una vittoria pazzesca dopo una rimonta che è entrata nella storia del calcio. Solskjær conosce l’ambiente, ha già fatto un po’ di gavetta, difficilmente verrà criticato dai fan e soprattutto ha la patente paracula di “caretaker”, che è tipo l’esecutore testamentario: ormai lo United per quest’anno è morto – gli hanno detto i proprietari americani – tu ricomponici la salma in modo che sia presentabile per quando a giugno arriverà un nuovo messia per farlo resuscitare.

 

 

E a proposito di messia, leggo che in Vaticano hanno il tempo per occuparsi di fondare l’Athletica Vaticana, una associazione sportiva dilettantistica che sarà presentata a gennaio. Lontani i tempi delle risse condite con imprecazioni alla Clericus Cup, con suore e preti che se le danno sugli spalti e terzi tempi di preghiera disertati per polemica. Se cercano un allenatore, il nome giusto c’è già: è Andrej Arshavin. L’attaccante russo ex Arsenal ha da poco annunciato l’addio al calcio a soli tentasette anni (dico “soli” non soltanto perché io ne ho molti di più, ma perché di solito a quell’età si va a svernare in America o negli Emirati a fare i fenomeni contro avversari che ricordano i bambini al parco). La sua nuova carriera sarà allenare i piccoli delle giovanili dello Zenit San Pietroburgo. E quale migliore modo per presentarsi di quello che qualche sera fa ha fatto nella sua città: cacciato da uno strip club perché sbronzo, Arshavin è stato viso barcollante con due avvenenti signorine per strada mentre teneva la briglia di un cavallo sul quale è poi salito partendo al galoppo. Fermato dalla polizia, all’alcol test è risultato come risulta qualunque cittadino russo dai sei-sette anni di età: positivo. E se quel nichilista di Nietzsche abbracciava cavalli per strada (era pur sempre a Torino, sfido chiunque a non impazzire), lui almeno li monta dopo averci ricordato che non è bene che l’uomo resti solo. Propongo che Putin, dopo il monumento a Solzhenitsyn inaugurato qualche giorno fa, dedichi un monumento anche al situazionista Arshavin.

 

In attesa che Open, il giornale online diretto da Mentana e con la grafica ferma a quando l’attaccante russo vinceva l’Europa League con lo Zenit, dieci anni fa, gli spieghi che adesso la sessualità è fluida e che farebbe bene a non annegare, oltre che nella vodka, negli stereotipi maschilisti dello strip club, delle belle donne e del cavallo come surrogato avete capito benissimo di cosa. Io nel dubbio brindo a lui.